Giancarla Agostini ha partecipato il 1° marzo 2015 alla 6 ore di Torino (alla sua seconda edzione), abbinata a Recordando, la gara torinese sulla distanza di 10 km sul "circuito dei record" all'interno del Parco Ruffini di Torino, inaugurato da Enzo Caporaso con la sua prestazione da Guinness.
Giancarla Agostini è un'ultrarunner di valore che ha al suo attivo numerose buone prestazioni nella fascia medio-alta, con qualche primo posto conquistato in eventi passati di ultramaratona, ma è anche una persona che vuole trarre piacere dalla corsa.
Qui di seguito il suo sfogo (captato attraverso il social network) in cui espone il suo disappunto e il suo rammarico per un atteggiamento troppo rigoroso, a suo avviso, e inutilmente burbero da parte e i Giudici di Gara preposti alla manifestazione.
(Giancarla Agostini) Ieri la 6 ore di Torino, mah...
Sulla prestazione non mi aspettavo granché, vista la vita e lo stato di forma attuale: poco meno di 52 km e mi berlicco i baffi.
Tra l'altro, sono partita troppo forte; sono scoppiata com'era prevedibile; ho camminato per più di un'ora e sono risuscitata nell'ultima ora riprendendo a correre grazie ad una Beck's doppio malto.
Però, direi che questa per me è l'ultima gara FIDAL in assoluto; non voglio più neanche sentir parlare di nulla che abbia a che fare con la FIDAL, siano circuiti, maratone, 100 km, compagnia cantante.
Mi spiace avere appena rinnovato il tesseramento (e mi spiace per la squadra podistica di cui faccio parte, che non ne può nulla), ma d'ora in poi non avranno più né i miei soldi né la mia presenza (cosa di cui credo possa non consolarsi senza problemi). Se io la domenica, unico giorno libero, con la voglia di partecipare ad una bella giornata di sport e divertirmi, devo trovarmi davanti ad un borioso pallone gonfiato con la divisa del giudice, che pretende di dirmi cosa posso e non posso fare, nel caso specifico mi sbatte in faccia un c**** di cartellino giallo perché sto ascoltando la chitarra di Mark Knopfler in cuffia, e per tutto questo ho anche PAGATO... Beh, allora fanc*** la FIDAL, i suoi regolamenti idioti, i suoi giudici con delle pance e dei doppi menti tali che credo una scarpa da corsa non l'abbiano mai vista neanche in vetrina.
D'ora in poi correrò per le colline ascoltando tutta la musica che mi pare e piace, o tutt'al più correrò le non competitive della FIASP dove non rischio di trovare esaltati che si credono arbitri alle Olimpiadi.
(Il commento di Ultramaratone maratone Dintorni) Per alcuni versi, Giancarla Agostini ha ragione: molti dei praticanti della corsa amatoriale, benché dotati e appassionati, vogliono anche divertirsi, non sono soltanto alla ricerca del risultato a tutti i costi. E, quindi, preferirebbero una maggiore rilassatezza (badiamo bene: non lassismo) tale da ricreare quell'atmosfera delle ultramaratone degli anni Novanta, quando il movimento della corsa sulle ultradistanze si stava sviluppando e conquistando una base di popolarità mai vista prima e in cui, nel corso di una gara, accanto ai top runner, si poteva vedere di tutto, anche le piccole esibizioni (divertenti) di chi praticava il verbo dell'anti-corsa. E' anche vero che tutto ciò ha alimentato per alcuni anni l'idea che le ultramaratone fossero una specie di circo frequentato da eccentrici e pazzerelloni e, pertanto, da non prendere sul serio, rispetto alla "purezza" e all'idealità dei praticanti della Maratona (disciplina ritenuta "nobile" ed eccelsa).
Da allora, molte cose sono cambiate: le ultramaratone non sono più cosa da "quei temerari sulle macchine volanti" e ci si muove in direttive sovrapponibili perfettamente ad altre specialità dell'Atletica leggera. E tutto ciò richiede rigore applicativo, disciplina, regolamenti: non bisogna mai dimenticare che una disciplina sportiva è definita dai suoi regolamenti e che chi la pratica deve poterli (e volerli accettare) ed uniformarcisi.
E' in corso un movimento che sta riportando le ultramaratone nell'ambito delle discipline sportive di alto livello, dopo che a lungo erano stato screditate per motivi che sarebbe troppo lungo dire qui in poche parole, ma che sono comunque legati all'entrata in gioco della distanza della Maratone (prima - sino all'idea di De Coubertin) del tutto ignorata in quanto tale e allo svilupparsi di norme e di regolamenti specifici per la maratona e per le altre discipline olimpiche dell'Atletica, e - nello stesso tempo - all'improvvisa - abissale - separazione che venne a crearsi tra atleti "amatori" e atleti "professionisti" - laddove prima dell'avvento del CIO e delle regole olimpiche tale distinzione non sussisteva.
Quindi, direi che lo sfogo di Giancarla Agostini, per quanto motivato sulla base di un assunto soggettivo, è antistorico e - direi - nostalgico - di un modo di prendere parte alle ultramaratone che non è più quello attuale, con l'elevarsi del livello e degli standard organizzativi e delle capacità tecniche degli atleti.
Il particolare rigore riscontrato nei Giudici da Giancarlo Agostini potrebbe essere stato semplicemente il "normale" rigore di un Giudice di Gara in un competizione agonistica che vuole essere di alto livello tecnico: e, come annunciato nei comunicati stampa, la 6 ore di Torino era stata annunciata come un "test-event" del prossimo Campionato del Mondo 24 ore su strada che andrà in scena a Torino sullo stesso circuito di gara.
Ma in fondo. guardando alle conclusioni che trae Giancarla Agostini da questa sua esperienza, è vero: rimane la libertà di scelta di optare per eventi che non siano sotto l'egida FIDAL e che afferiscano ad organizzazione che danno vita ad eventi non competitivi, in qualche misura per tutti e dove, nel rispetto di alcune regole di base, ci possa essere una libertà molto maggiore. Come anche si può decidere d icorrere liberi rispetto a qualsiasi cornice o organizzazione, anche se un podista che corre e che si allena quotidianamente desidera sempre il momento dello scontro/confronto con altri che aggiunge un po' di sale e pepe in più alla sua passione quotidiana.
Ma esiste pur sempre la terza via che è quella di imparare a divertirisi negli eventi di ultramaratone "rigorosi" sotto il profilo dell'applicazione di norme e di regolamenti e, nello stesso, continuare a divertirisi e a provare gioia e felicità.
scrivi un commento …