E' stata un'esperienza esaltante sia per la bellezza del panorama, per la simpatia degli ultra-maratoneti che - ho capito - rappresentano un mondo a parte, un po' come chi corre trail.
Di questa gara mi sono goduta ogni singolo chilometro e, anche se mi ero imposta di non pormi obiettivi cronometrici, alla fine come leggerete ci sono cascata... è più forte di me, l'asfalto cancella sempre i miei buoni propositi da Forrest Gump!
(Lara La Pera) Sognavo di correre la 50 km di Romagna da tre anni, ma ogni anno sia per insicurezza sia per troppa fatica accumulata per la maratona primaverile o per infortunio…ci ho rinunciato.
50 km di trail non mi spaventano…
50 km di asfalto possono diventare inquietanti se non ci si prepara bene mentalmente e fisicamente.
Ho preparato una maratona a marzo in maniera tranquilla, l’ho metabolizzata benissimo e il giorno dopo, fortemente incoraggiata dall’inseparabile amico Pippo Ruggeri, mi sono iscritta alla 50 km di Romagna.
La 50 km di Romagna, come la maggior parte delle ultramaratone, è una gara con un percorso molto muscolare. I primi 25 km sono in leggera salita, poi dal 25° km al 30° km la salita diventa molto ripida (270 m di dislivello), quindi seguono 5 km di discesa liberatoria: ma la salita non è ancora finita, poiché dal 35° km all’arrivo ci si deve confrontare con un continuo saliscendi che mette seriamente alla prova anche le gambe più allenate.
Dopo l’iscrizione, Roberto, mio marito, mi ha comunicato che mi avrebbe fatto da “lepre” e che avrebbe deciso lui gli allenamenti da fare nelle nove settimane che ci separavano dalla gara. Abbiamo puntato molto sui lunghi muscolari (anche fino a 40 km), con qualche lavoro di ripetute sui 1000 o 2000, e medi sali-scendi di 20 km.
Mi sto soffermando sui dettagli più o meno tecnici perché magari c’è qualche maratoneta che legge questo racconto e si chiederà come si passa dai 42 km ai 50 km.
La prima cosa che ho capito che non è affatto vero che “come se ne fanno 42 se ne fanno 50”. Ho visto esperti maratoneti camminare dopo il 40° km poiché l’altimetria, se non si gestisce bene l’andatura, può mettere seriamente in difficoltà.
Ho parlato con tante persone che avevano corso questa gara e chiunque mi aveva consigliato di aggiungere non meno di 30’’ a km (visto che era la mia prima ultra) rispetto al ritmo delle ultime maratone corse.
Così avevo pensato a un passo tra 5.25-5.30 min/km per chiudere un po’ sotto le 4h40’.
Siamo partiti in quattro, io, Roberto, Pippo Ruggeri e il grande Alfonso Sciarratta che, con la sua esperienza di ultramaratoneta, è riuscito a infondermi una certa tranquillità. Per sconfiggere la classica ansia che mi viene prima delle maratone su strada, ho immaginato di dover correre un lungo trail senza difficoltà tecniche (e che trail è?)….ma nei momenti di disperazione atletica la nostra mente è capace di partorire qualunque fantasia…
Alla partenza eravamo quasi 800 e mi ha fatto piacere vedere tante donne.
Ho capito subito che il mondo degli ultramaratoneti è un mondo di simpaticissimi folli… “Perché, non vieni te domani a correre la maratona di Rimini in vista del Passatore???” - mi ha detto un simpatico ragazzo romagnolo mentre affrontavamo una delle tante rampe della prima parte di gara. Ho risposto che l’indomani probabilmente avrei fatto un lunghissimo sul divano.
Mi ha guardata come noi sportivi “normali” guardiamo una persona sedentaria.
Molto male... quasi con compassione!
Così per la prossima persona che mi ha posto la stessa identica domanda, mi sono attrezzata “Cavolo…verrei volentieri ma purtroppo devo rientrare in Sicilia…così farò un lunghetto dalle mie parti".
Un altro simpaticone mi ha chiesto “Do you want some water?” porgendomi una bottiglietta….io rispondo semplicemente con due parole “No, grazie”….E lui ridendo “Miiiii….sei di Palemmoooo”. Ma ho un accento così pronunciato?
I primi 20km di gara tra una battuta e l’altra sono volati: ogni tanto guardavo il GPS e vedevo che la nostra media era poco sopra 5.0 min/km ma sapevo che il salitone ci avrebbe frenati tanto.
Alfonso era dietro di noi, mentre il mitico Ruggeri era avanti perché era partito con i keniani!
Inoltre il meraviglioso panorama intorno a noi fatto di frutteti e campi fioriti mi faceva godere pienamente questa corsa primaverile... persino il sole caldo in fronte e la temperatura che superava i 20°C non mi davano fastidio.
Ovviamente si beveva ad ogni ristoro. Il mio severissimo leprotto mi allungava due bicchieri, uno di acqua e l’altro... ancora non l’ho capito. Forse Pepsi tiepida o the super-zuccherato: comunque sia, era buonissima. Più i chilometri scorrevano un passo dopo l’altro, più ripensavo alla gara più bella e faticosa che abbia mai corso su strada, la 0-3000.
Quando corri la 0-3000 sai che la salita finirà solo quando avrai tagliato il traguardo e che le tue gambe e la tua mente non avranno tregua fino ad allora.
Devo dire che questa esperienza mi ha dato tanta forza mentale e mi ha fatto percepire meno la fatica, o meglio il pensiero della fatica che ancora dovevo fare per completare i 50 km.
Al 25° km sembra di stare davanti alla porta dell’inferno dantesco “Lasciate ogni speranza voi che entrate!”. La minacciosa esortazione era sostituita da un cartello che diceva “Scalata di Monte Albano Km 5- Salita Coppi”. E qualcuno si é fatto il segno della croce!
Dico a Robi di rallentare e di affrontare la salita piano, ma i nostri buoni propositi vengono meno quando vediamo davanti a noi l’amico Pippo Ruggeri….
Lo puntiamo come un barracuda punta la sua preda e, dopo un po’, lo raggiungiamo e completiamo il salitone insieme.
Arrivati in cima, mi rendo conto che stavo veramente bene e la maratoneta ha preso il sopravvento: media mantenuta sino a quel punto 5.10 min/km.
Mi faccio qualche conto e mi prefiggo di tagliare il traguardo sotto 4h30’.
La discesa ovviamente ci ha fatto guadagnare un bel po’, ma come mi aveva detto un ragazzo che aveva già corso 11 volte questa gara…il brutto inizia al 35° km.
Ma io e Robi non ci scoraggiamo…I nostri muscoli e le nostre energie erano pienamente sotto controllo.
Ciò nonostante aspettavo la crisi dell’ultramaratoneta dopo il 42° km….ma nulla. Correre era ancora un piacere e non una tortura. Superata la distanza di maratona mi sono un po’ emozionata. Comunque andasse avevamo ormai superato la maratona!!!
Al 45° km una bellissima lunga salita pensava di intimorirci, ma più il percorso degli ultimi km diventava tosto…più la mia ambizione cresceva, la media era sempre 5.10 che su 50 km vuol dire 4h20’. Purtroppo quando corro sull’asfalto non riesco a non pensare al tempo, soprattutto se sto bene….ma forse è anche questo il meraviglioso fascino della maratona….rincorrere l’unica cosa che non si può fermare…il tempo. Forse è un modo per sentirci più forti di lui!
Gli ultimi quattro chilometri hanno richiesto tutta l’esperienza delle mie 19 maratone…gestire il mio corpo in equilibrio su un filo di nylon, se sbagli anche di pochi secondi gli ultimi chilometri possono diventare un’agonia….-3 km, -2 km, -1 km e si rientra a Castel Bolognese: senza alcun timore mi lancio nell’ultimo chilometro che mi separa da uno dei miei più grandi obiettivi….
Diventare un’ultra-maratoneta. 4h20’20’’ e una gestione perfetta della gara.
Questo mi ha reso felice più di qualsiasi altra cosa.
Ho dovuto correre 19 maratone su strada, due ecomaratone, quattro ultra trail, due volte la 0-3000, ho dovuto distruggere i miei muscoli e impedirgli di correre per otto eterni mesi prima di imparare a conoscere così bene il mio corpo, tanto da capire che c’è un limite, anche quando si sta benissimo…ed è proprio la conoscenza di quel limite che ci porta a centrare l’obiettivo.
Ringrazio i miei meravigliosi compagni di viaggio Alfonso, Pippo e ovviamente mio marito coi quali sono certa condividerò altre avventure chilometriche!
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