Elena Cifali ha partecipato alla 5^ edizione dell'Etnatrail Linguaglossa, andato in scena - con partenza/arrivo a Piano Provenzana (versante Etna Nord) sabato 25 luglio 2015.
Ecco le sue impressioni, ancora a caldo, buttate giù nell'immediato dopogara, in un post FB, canale privilegiato per le esternazioni della nostra SuperElena.
Sai che c’e?
C’è che dell’Etna non se ne ha mai abbastanza.
Io credo che questo vulcano riesca a diventare una dipendenza, un punto di partenza e mai d’arrivo, da salire, scendere, scavalcare ogni volta che si può. E non importa in che mese dell’anno si è, quando l’Etna chiama in molti rispondono.
E così, oggi eravamo davvero in tanti, anzi tantissimi, sulle sue croste.
Giovani e vecchi, uomini e donne, tutti pronti a sfidare e sfidarsi, tutti in fila indiana come piccole formiche laboriose intenzionate a portare a casa il risultato.
Che magia quest’Etna: sembra incantata, fatata e d’incanto appare la favola.
La favola siciliana!
Principi e Principesse che lasciano a casa la corona e lo scettro e al loro posto indossano cappellini e tengono in mano bastoncini.
Uomini e donne che, correndo, vivono emozioni forti, uniche e irripetibili che solo sul Vulcano posso prendere vita.
E quanta fantasia, quanto sudore, quanta allegria, quanta vita tra quelle pietre laviche, su quella sabbia, tra quelle spine.
Anche oggi ciò che ho visto ha riempito gli occhi e la mente.
Ha colmato il cuore facendolo traboccare di tutti quei sentimenti che spesso precipitano nel fondo, schiacciati dalla quotidianità, dalla fretta, dallo stress.
Sono felice, sono fiera, orgogliosa di me e non perché sto correndo una gara che non dovevo fare, ma perché dopo 4 edizioni di Etna Trail ho trovato dentro quei chilometri la stessa ragazza di quattro anni fa, sicuramente più matura, con altre aspettative, ma con la stessa testardaggine e la stessa determinazione.
Qui, su queste pietre instabili, quando il passo si fa incerto e le gambe traballano come fiamme di candela mi cerco e mi ritrovo.
Parlo, discuto, mi animo e mi agito.
Continuo a chiedermi perché e mai trovo risposta, continuo a sbuffare e sfiatare come una vecchia locomotiva.
Oh sapesse, chi sta fuori di me, come mi sento, ciò che provo, ciò che cerco tra questi boschi e tra queste lave!
Come si fa a trovare le parole, come si fa a trasferire agli altri la capacità, la portata dei propri sentimenti e delle proprie emozioni?
E’ per questo che ho scelto l’Etna, mai contenitore fu più capiente.
L’Etna come casa, come palestra, come tana e nascondiglio.
L’Etna come sfida, come punizione e ricompensa.
L’Etna come madre e padre.
L’Etna come coraggio e paura. La terra, il fuoco, il cielo e l’acqua, qui a tremila metri posso trovare tutto, posso essere me stessa, nuda d’ogni avere, trascino solo la mia stanchezza, mi lavo col mio sudore, mi nutro dei miei sogni e offro a chi sa comprenderlo il mio puro sacrificio.
Taglio il traguardo, fermo il tempo che non è mai partito, abbraccio un amico e dritta finisco la mia corsa, con lo sguardo in alto, pulita come l’aria che respiro, limpida come l’acqua che sgorga dalla fonte, calda come la lava che calpesto.
Arrivederci al prossimo anno mia cara e dolce Favola Siciliana!
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