24^ tappa da Astorga a Foncebadon (17 agosto 2015). Astorga resta alle spalle, mentre le montagne si avvicinano.
Finalmente il paesaggio inizia a cambiare: la strada parallela alla statale lascia posto a un sentiero in salita.
È incredibile, ma più mi avvicino a Santiago, più mi sento forte, fisicamente e mentalmente.
Inizio la salita pensando ai giovani. Troppe volte vengono accusati di non aver determinazione e volontà. La colpa è di chi li addita in tale modo. Se gli adulti non danno l'esempio, quale riferimento possono avere i ragazzi? Bisogna insegnare loro a sognare, a decidere un obiettivo e cercare di raggiungerlo con tutta la forza a disposizione. Senza mollare. La vita è piena di salite, ma non per questo non si deve percorrerla.
Questo sentiero di montagna mi piace e mi diverte.
L'arrivo è un ex-convento in un pueblo che consiste di quattro case in pietra e una strada polverosa in salita.
Vestiti colorati danzano appesi ad un filo.
Le stelle sono un soffitto vicino stanotte.
Santiago dorme a poco più di 200 km.
25^ tappa da Foncebadon a Ponferrada (18 agosto 2015). L'alba è di quelle piene di speranza e magiche. Il sole appare all'improvviso, un disco che si riempie, rosso, galleggiando tra le nuvole.
L'aria è frizzante. Si respira bene a questa altitudine. La salita del giorno prima prosegue fino alla Cruz de Hierro. Un palo fermato alla base da molteplici sassi. Rappresentano i fardelli dei pellegrini. Li abbandonano qui, con una preghiera, per proseguire più leggeri.
I miei li ho già lasciati a casa. Non volevo appesantirmi psicologicamente per oltre 500 km. Mentre salgo ci penso. Lascio ai piedi del palo delle parole più pesanti dei sassi.
Ora neanche il ricordo del passato mi accompagna. Scivolo attenta e leggera verso la pianura. Ogni tanto mi fermo e contemplo. Tra le montagne mi sento libera. La mia ombra non conosce legami. È felice. Io con lei.
Non nascondo di essere un po' infastidita dai pellegrini degli ultimi chilometri. Riempiono la strada belli arzilli, la maggior parte senza mochila. Fanno dei tratti a piedi e poi salgono meno atleticamente su un autobus.
Anche il cammino è business. Turismo mordi e fuggi. Figlio dell'odierna società: non c'è mai tempo sufficiente. Si arraffa qualcosa considerandolo meglio di niente. Un boccone non fa un pasto. Non alimenta lo stomaco e neppure l'anima.
Chiedo permesso e me li lascio alle spalle.
Santiago è un affare serio.
Ponferrada vive sulla nomea dei cavalieri templari. Il castello è stato restaurato. Costituisce un'ottima attrazione turistica. Mangiare in piazza i piatti locali è un tocco di vita.
26^ tappa da Ponferrada a Villafranca del Bierzo (19 agosto 2015). Ponferrada se ne va dopo un labirinto di vie. Appaiono i vigneti. Bassi, rigogliosi di foglie e carichi di uva.
Chilometri di asfalto dove i miei piedi trovano il ritmo. Una marcia serrata. Non riesco a trattenere la frequenza. Ho bisogno di correre. Ho promesso alle gambe di trovare ali sull'oceano. Alla fine del mondo. Alla conclusione del cammino. Correro' lungo il confine che separa la terra dall'acqua, la frontiera di una nuova vita.
Respiro al presente. Saluto qualcuno che conosco. Sorrido. Qualche parola veloce.
Non riesco a fermarmi. Dopo ventisei giorni di cammino mi piace percorrere la tappa tutta in un fiato. A volte anche troppo veloce. Si attraversano paesi caratteristici che necessitano più di una foto.
Villafranca del Bierzio trova spazio lungo un fiume. La sua collegiata è magnifica. Un castello ricorda le sue antiche origini.
Nuoto nella piscina municipale, spaziosa ma non molto pulita. Famiglie in cerca di refrigerio. La giornata è veramente calda. Lungo la ciclabile hanno allestito una palestra a cielo aperto. Arzilli vecchietti si sfidano a pétanque. Vita di paese. Vera, semplice.
Scende la sera. La luna sferza il cielo con un sorriso messo un po' di traverso. Il polpo alla galiziana è un piacere che cura ogni affaticamento muscolare.
La sangria serve a brindare ai meno 180 km da Santiago.
Sempre più vicina. Un brivido intenso nell'anima e nel corpo.
La Cruz de Hierro (croce di ferro) è uno dei luoghi più importanti del Cammino di Santiago
Si trova nei Montes de Leon, a pochi chilometri da Foncebadón e a quasi 250 km da Santiago de Compostela. È uno dei punti più significativi del Camino de Santiago per la sua importanza simbolica.
Vi è una forte tradizione che include un rituale che molti pellegrini sono soliti compiere, che consiste nel trasporto di una pietra, di una dimensione proporzionata ai peccati di cui ci si vuole liberare, dal punto di partenza del Cammino fino alla Cruz de Hierro, e una volta lì, viene posta nel mucchio di pietre che sostiene la croce.
Questo simboleggia liberarsi da quei peccati mediante il sacrificio. Altre persone, in aggiunta o in sostituzione della pietra, depositano oggetti personali, ai piedi della croce, che gli conferisce un aspetto tra pittoresco e mistica. Anticamente al posto della Cruz sorgeva un tempio pagano dedicato a Mercurio che era anche il protettore dei cammini.
Caratteristiche. È costituita da un palo di legno di circa cinque metri di altezza, sormontato da una croce di ferro, una replica dell'originale è conservato nel Museo dei modi di Astorga.
Alla sua base, nel corso degli anni, si è andata formando una collinetta. La leggenda narra che quando hanno costruito la Cattedrale di Santiago de Compostela, i pellegrini sono stati invitati a contribuire portando una pietra.
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