Marinella Barbagallo ha partecipato l'8 agosto 2015 alla Maratona alla Fifdippide. Quello che segue è il racconto della sua intensa esperienza di finisher.
Doppia emozione perchè questa è stata la sua prima maratona in assoluto!
Brava, Marinella!
Erano le 2:20 del 08/08/2015, quando i miei occhi si sono aperti in preda al panico: stavo sognando di non essermi svegliata e che la maratona alla Filippide era già iniziata.
Capisco che era un sogno e mi rilasso. "Fra due ore correrò la mia prima maratona - mi sono detta -: la maratona alla Filippide!".
Quanta paura..... quanta emozione....
Mi alzo mi preparo ed esco a fare colazione. Ci sono tutti li i miei amici runner che insieme a me nel buio della notte correranno verso il mare.
Siamo alla partenza. Sono infreddolita e pensierosa. Ce la farò? Devo farcela!
Tre... due... uno....Via!
Siamo partiti... adesso devo solo correre correre correre.
Ed è quelli che faccio, seguo i miei compagni. Sono troppo veloci x me, ma vado, perché è buio e non voglio restare sola.
Inizia ad albeggiare, mi giro e vedo il cielo di un rosso infuocato. Che meraviglia! Sarà un bel giorno di sole.
Continuo a correre e ascolto i miei passi sull'asfalto; ascolto il mio respiro e corro.
Fa giorno, adesso c'è caldo, avverto sete e stanchezza, ma corro e non mi fermo... il mare mi aspetta.
L'ingresso al Castello di Donnafugata é molto suggestivo...
Mi guardo attorno, non voglio perdermi nulla di tutto questo.
Vado avanti, incontro le difficoltà del terreno, ma le supero....
Corro... devo arrivare al mare!
Conosco Paolo, parliamo un po, ridiamo insieme, ma lui è più veloce e va avanti.
Ci rivedremo all'arrivo, ormai ne sono certa.
Ultimi chilometri.
Vedo il Faro... Mi hanno detto: Quando vedi il Faro sei arrivata!, ma non è proprio così, manca ancora un po', anche se il peggio è passato.
Le gambe mi abbandonano, ho troppo dolore ovunque.... Cammino per due minuti, ma le mosche non aspettano altro e mi si attaccano addosso.
Provo un fastidio più forte del dolore alle gambe e quindi ricomincio a correre. Uno, due, tre, quattro: la distanza si accorcia e il mare è sempre più vicino.
Eccolo lo vedo... Lle lacrime scendono giù senza freno... Tocco la sabbia e mi sento chiamare, è lui Santo che mi incita: e allora corro verso quel traguardo che non vedo.
Ma che so di aver tagliato...
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