(Foto di Maurizio Crispi)
Il 10 gennaio 2016, si è svolta la 13^ edizione della Hybla Barocco Marathon e Salvatore Sulsenti nel suo percorso di camminatore con il progetto ambizioso di arrivare a percorrere dentro il tempo massimo la 100 km del Passatore nell'ultimo week-end di Maggio (44^ edizione).
Come suo battesimo del fuoco, indossando cioè un pettorale in una lunga distanza, Salvatore ha voluto partecipare - regolarmente iscritto - alla Maratona di Ragusa, ottenendo dagli organizzatori la possibilità di partire anticipatamente, cioè alle 5.45, anzichè alle 8.00 come tutti gli altri maratoneti non camminatori.
Salvatore ha percorso i suoi 42,195 km, arrivando al traguardo, poco dopo mezzogiorno, quindi in qualcosa di più di 6 ore il che significa un andatura camminata di circa 6' al km. Non male!
Giunto in vista del gonfiabile dell'arrivo, Salvatore - comprensibilmente - non ha potuto trattenere le sue emozioni, un misto di gioia e di commozione e il sentire il sapore della sfida compiuta, che solo chi ha corso una volta una sua prima maratona può comprendere.
Ma ecco il suo racconto che include anche come piccola appendice le impressioni del post-gara e che è, a tutti gli effetti, un ulteriore capitolo di quello che lo stesso Salvatore ha preso a chiamare "Diario di una sfida. da kg 120,2 a kg 85, camminando 2 ore al giorno"
10 gennaio 2016, domenica. Ho percorso camminando i 42,195 km della Hybla Barocco Marathon, camminando in 6h15'.
Sembra che non ci sia da aggiungere altro se non fosse per tutto quello che c’è nel mezzo fra la partenza e l’arrivo, fra il prima ed il dopo. I dolori allo stomaco che mi avevano infastidito nei giorni scorsi sono svaniti del tutto lasciando spazio alla mia serenità, vera conquista di questa giornata.
Lina ed il marito mi vengono a prendere a casa alle 5.00 come pattuito e, con buon anticipo, siamo a Ragusa.
Io e Lina siamo gli unici ad aver deciso di percorrere la maratona camminando e da soli partiamo con uno start autogestito alle 5,45.
La temperatura è pungente ma questo non ci impedisce di mantenere da subito un ritmo deciso. Ci muoviamo al buio chiacchierando e pensando a cosa ci aspetterà.
Camminiamo attenti a seguire le giuste indicazioni. A farci compagnia cani incazzati a guardia delle loro case e qualche automobilista distratto.
Mentre le prime luci dell’alba si affacciano sul nostro cammino scambio due parole con delle vacche incuriosite dal passaggio di questi maratoneti in rosso.
Lungo la campagna iblea godiamo di colori che sembrano tratti di una bacchetta magica. I cani delle masserie ci fanno compagnia e ci mantengono vigili ed attenti. Su un muro a secco cinque di questi cani, due chiari e tre scuri e di diverse taglie, sembrano aspettare solo me e Lina.
Un attimo di smarrimento, ci armiamo di due sassi ed avanziamo. Faccio un urlo, deve essere stato terrificante perché i cani sono spariti veloci come saette: gettiamo via le armi e continuiamo a camminare, mentre lasciamo le trazzere per immetterci su una provinciale.
I chilometri scorrono ed i nostri sorrisi li sigillano.
Una bottiglietta d’acqua, dell’arancia e un biscotto ad ogni ristoro ci portano ad un altro chilometro. La temperatura addolcisce l’anima ed il corpo, vado avanti. Ho con me del fruttosio, dello zucchero d’uva ed una tavoletta di cioccolato fondente, centellino tutto fino agli ultimi chilometri.
Cominciano a superarci i maratoneti, alcuni sono accompagnati da un amico in bici, mentre altri fanno tutto da soli, altri ancora non sanno quello che fanno ed altri non si curano affatto di noi.
Il passo è sempre sostenuto, fra alti e bassi di ritmo camminiamo con una velocità vicina ai 7km/h. Ad ogni cartello che segnala il chilometro Lina ha il tempo e siamo soddisfatti.
La stanchezza non tarda ad arrivare ma ormai non si molla. Scorrono in tanti al nostro fianco. Chi saluta, chi fa una battuta, chi ci chiede dell’acqua, chi ci regala un sorriso e chi non ci regala nulla. Chi è in forma e chi una forma se la farà, chi è concentrato. I chilometri sono sempre meno. Mi affianca una ragazza dai lunghi capelli castani, le chiedo il nome: Nadine. 40, mancano due chilometri e 195 metri all’arrivo. Ormai ci siamo veramente, mi viene da piangere. I passi si fanno pesanti, le gambe sembrano muoversi in totale autonomia, l’ultima salita è tutta la Maratona.
Mattone dopo mattone aumento la velocità. Riconosco di spalle SuperElena che mi supera concentrata, sento le campane della chiesa e per un attimo immagino stiano suonando per me. Lina è al mio fianco, quando mi vede in affanno non lesina incoraggiamenti e rallenta il suo passo per permettermi di raggiungerla.
Ormai è veramente fatta. Fra centinaia di persone, a pochi metri dalla linea di arrivo ufficiale, riconosco immediatamente Maurizio. Mi fotografa e sorridendomi mi accoglie con una forte stretta di mano, due occhi stanchi ma vivaci e poche parole: Ce l’hai fatta!
Si Maurizio ce l’ho fatta, la mia prima maratona!
Vengo accolto al traguardo dagli applausi dei miei compagni, ci abbracciamo con Lina e frastornati dallo confusione e dallo speaker realizziamo che, adesso, la maratona è veramente finita.
Incrocio Inge, ci salutiamo, abbracciandoci, entusiasti per la giornata.
Cerco Maurizio, ho voglia di parlare con lui e lo trovo. Spinge un passeggino al quale è legata Frida, il cane di famiglia. È assetata e la faccio bere da un bicchiere di plastica trovato per terra. Conosco Maureen, la moglie di Maurizio, donna gentile, e anche lei ha corso la maratona. Prende in braccio il figlio e così dismette i panni di atleta per vestire quelli di mamma.
Cosa potrei chiedere di più a questa giornata?
Una medaglia? Ho avuto anche questa.
11 gennaio 2016, lunedì. Domenica mi sembra già molto lontana. Ma so che non è affatto così. Ogni fotogramma di ieri è ancora vivido dentro me, sento ancora i brividi per il freddo alla partenza e tutte le voci di chi ho incontrato. Dei Poliziotti e dei Carabinieri che hanno fermato il traffico, di chi fa battute stupide per strada, sento ancora la voce di quel marito che spinge la moglie a non mollare, ho ancora l’immagine di chi si tiene per mano correndo, anche se per pochi metri. Sento ancora l’erba che mi bagna le scarpe, i profumi della campagna e la voce di Lina impaurita da un cane randagio. Oggi non cammino.
Ma, secondo una consuetudine ormai inveterata, Salvatore ci ha anche inviato le sue note di diario relative agli stessi giorni di un anno fa. Vediamole.
10 gennaio 2015, sabato. Alle 4:50 prendo il caffè con mio padre che abita al piano di sopra. Scende dalle scale, che separano casa mia dalla sua, con una banana.
Prima del caffè sgranocchia della muesli alla nocciola. Va su, mio padre, e mi dice che se può torna a dormire. Non comincio neanche a camminare e questo sabato ha già la sua storia da raccontare. 5:18 comincio tardi, ma sono giustificato. Finisco alle 7:18 camminando bene e cambiando block notes.
11 gennaio 2015, domenica. Ieri a letto molto presto ed alle 23:57 mi sembrava già l’alba. Resto sveglio quasi tutta la notte ma alle 4:58 sono già per strada, dopo aver preso un caffè a casa.
Alle 6:50 finisco la mia domenica da walker alla grande e, anche se doloranti, le mie gambe vorrebbero andare ancora avanti. Dimagrire è cosa improba ma è anche cosa mia. Scambio due chiacchiere con la mia bilancia: kg.104,5. Solo kg.19,5 dal mio obiettivo di kg.85, mio peso forma e traguardo da raggiungere.
Ho già perso kg.15,7 dal 25 luglio 2014.
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