Se ne è andato dopo lunga malattia il mio caro amico Enzo Cordovana, anche lui medico psichiatra, ma soprattutto amico di corsa e di avventure podistiche. E' con costernazione e dolore che ho appreso della sua dipartita dalla famiglia, in modo assolutamente inatteso.
Da lasciarmi quasiincredulo, tant'è che nel corso della notte ho fatto un sogno (che ho ricordato al suo riveglio) in cui dovevo andare al suo funerale, ma dopo varie vicissitudine di ricerca del luogo, qualcuno mi diceva che no, non era di Enzo il funerale a cui cercavo di arrivare in tempo, ma di un altro collega psichiatra, mai visto né conosciuto peraltro. E questa conclusione mi ha lasciato al risveglio rasserenato, ringraziando per aver fatto un brutto sogno che aveva però un lieto fine, cioè l'annullamento della morte di un caro amico e sodale.
Ma poi la realtà mi ha colpito di nuovo duro e una valanga di ricordi mi ha sommerso, come succede quando se ne va all'improvviso una persona cara.
Fu la 100 km del Passatore a farci incontrare.
Quando io avevo al mio attivo una o forse due partecipazioni a questa gara che molti considerano la "regina" delle 100 km su strada, lui mi contattò (malgrado la professione comune che ci univa non avevamo mai avuto occasione di incontrarci prima) per chiedermi consigli in merito al suo nascente progetto di partecipare ad una 100 km.
Enzo era fatto così. Quando si appassionava di una cosa, prima ancora della cosa in sé, per lui c'era l'idea e da quell'idea sorgeva la passione per un progetto, nel quale poi si tuffava dentro per una full immersion.
Negli anni in cui ci siamo frequentati è stato così quando all'improvviso, senza avere mai avuto esperienze da centauro, si appassionò dell'idea di andare in moto o, successivamente, quando ha iniziato a coltivare il progetto di andare in canoa.
Enzo, per questo motivo, anche se sempre connesso con la realtà e con le sue esigenze (e soprattutto con il mondo dei suoi affetti familiari), era dentro di sé un sognatore e un sognatore ha sempre di bisogno di nuovi sogni da alimentare.
E, quindi, un giorno mi telefonò per chiedermi consigli su di una cosa di cui non sapeva ancora nulla, ma di cui aveva sentito parlare quel tanto che gli era servito per appassionarsene.
E da qui nacque il nostro rapporto di amicizia, di condivisione e di avventura.
Iniziammo anche a fare allenamenti di lunga durata in cui mescolavamo la camminata con la corsa, stabilendo delle mete da raggiungere, come la volta che percorremmo l'intera distanza da casa sua sul litorale di Ficarazzi a Cefalù, per fare poi ritorno in treno.
E poi, nel corso degli anni ci furono tutti i viaggi per partecipare alla 100 km del Passatore, di cui lui, finisher sin dalla sua prima partecipazione, era diventato un cultore appassionato.
Da cosa nacque cosa e, quindi, ci furono le partecipazioni ad altre tipologie di ultramaratone, le 6 ore, le 24 ore su strada e in pista, forse anche qualche 12 ore. Partecipammo assieme anche a qualche maratona (delle quali ricordo sicuramente una Maratona a Roma - cui lui mi trascinò quasi in modo terapeutico mentre ero al culmine di un momento esistenziale difficile - e sicuramente una a Palermo). E le nostre furono spesso transferte incredibile fatte di solito sul filo del rasoio del tempo che - sempre tiranno - richiedeva un ritorno immediato appena finita la gara. Solevo dirgli che finita l'ultramaratona cui eravamo andati a partecipare scattava immediatamente lo start per una seconda gara che era appunto il viaggio di ritorno, fatto di coincidenze di treni e di aeroplani che non ci avrebbero atteso se fossimo arrivati oltre il tempo massimo.
Durante i nostri lunghi allenamenti, ma anche durante le gare, parlavamo e parlavamo, i racconti di esperienze vissute dall'una e dall'altra parte si facevano fitti. Si parlava di tutto, di cose serie e di cose buffe, di esperienze lavorative, ma soprattutto si faceva galoppare la fantasia in sfrenate incursioni nel surreale.
E tutto quello che abbiamo fatto assieme ebbe sempre il sapore della scoperta e dell'avventura.
Conversare con Enzo era divertente e lieve, perchè lui aveva un forte senso dell'ironia e, quindi, sovente, le nostre chiaccherate subivano degli imprevisti deragliamenti verso direzioni esilaranti, governati dalla libera associazione di idee e dal gusto per il calembour. Tant'é che nel corso del tempo decidemmo di dar vita ad un blog comune che accogliesse alcune di queste "chicche": e il blog fu intitolato Multiversi. Conversazioni polifoniche.
Nell'ambito podistico con Enzo fummo cultori della lentezza e della corsa rilassata, in un certo senso filosofica e la nostra tipologia di conversazione - prima, in corso e durante - sostanziava proprio questo concetto. Per esempio, fu Enzo a fare sua l'idea del "passo balsamico" di cui sempre bisognava andare alla ricerca per affrontare le lunghe distanze. Ciò che contava era "finire" e arrivare alla fine. E su questo punto Enzo che da allievo era divenuto maestro mi diede delle lezioni, quando la mia fermezza nel puntare al traguardo finale senza incertezze ed esistazioni vacillava.
In più, Enzo sosteneva in modo acerrimo la filosofia che, nella corsa sulla lunghissima distanza (che, in definitiva, è metafora della vita stessa) non si può mai essere pronti e che, dunque, proprio per questo motivo, in un rovesciamento paradossale, si è sempre pronti (di cui scrissi qualcosa in un mio post).
Poi, dopo anni di grande intensità - erano divenuti degli appuntamenti obbligati certe trasferte podistiche che scandivano ogni anno - con il sorgere di una nuova passione che per lui fu la pratica della canoa da diporto le cui fasi iniziali io - da ex canoista - mi ritrovai a seguire, accompagnandolo perfino dalla parti di Catania a ritirare la sua nuova canoa fiammante e odorosa di vetroresina, i nostri contatti si diradarono e poi decaddero del tutto.
Non so ancora spiegarmi il perché di ciò, e rimarrò sempre con questo interrogativo, specie ora che lui non cìè più: forse semplicemente si era concluso un ciclo della nostra vita o forse ... non saprei.
Semplicemente, abbiamo smesso di comunicare e di contattarci, come due fratelli che - dopo aver condiviso una parte importante della vita - improvvisamente smettono di parlarsi e non sanno nemmeno loro perchè, per poi - a distanza di anni - sedersi assieme su una panchina in una notte luminosa e tersa e riprendere a parlarsi, guardando le stelle e la luna.
Enzo, amico mio, mi dispiace davvero tanto che tu adesso non ci sia più e che quel momento di comunione non possa più tornare.
Dove sei tu adesso potrai correre buone corse a fare delle splendide canoate.
Caro amico, ti ricorderò sempre per la tua generosità e per la tua capacità di essere solidale e rimarrò con il rimpianto di non avere potuto condividere nulla con te in questi ultimi anni.
Io che, lupo solitario della corsa, trovai in te un amico grande, un amico dal cuore grande, capace di ascoltare e di essere confidente e depositario dei miei racconti.
Ciao Enzo! Alla moglie Erminia, ai figli Isadora e Lorenzo porgo le mie più sentite condoglianze.
Sull'impossibilità di "essere pronti" e sulla filosofia del dubbio
Siamo a poche ore dalla partenza della 37^ edizione della 100 km del Passatore, decana delle ultramaratone italiane.Nel mio dialogo con lui, cerco in molteplici di fargli dire che "è pronto"., di ...
http://maurcrispi.blogspot.it/2009/05/sullimpossibilita-di-essere-pronti-e.html
Aggiungo qui questo piccolo video, che mi è stato inoltrato da Massimo Scordato, per ricordare che ol compianto Enzo aveva anche - tra le sue multiformi passioni - quella della vela
Il documento allegato é un file audio nel quale é registrata una conversazione_intervista tra me ed Enzo - molto divertente - alla 1^ edizione della 24 ore del Sole (a Trapani, se non vado errato ai primi di dicembre del 2005), conversazione avvenuta esattamente al passaggio tra la 19^ e la 20^ ora di gara, quindi all'alba del nuovo giorno. Molto divertente. Enzo vi appare - come sempre - molto ironico, capace di cogliere i lati divertenti delle cose. Questo era uno dei motivi per cui quando andavamo a fare le gare assieme in transferta ci divertivamo tanto - io mi divertivo sicuramente, perchè nei momenti migliori si verificava un turbine di lanci e rilanci per mezzo dei quali ricamavamo su di tema che si presentava a volta casualmente alla nostra attenzione. E Enzo, in questo, era una sponda preziosa. Naturalmente, facevamo anche delle conversazioni serie, di tanto in tanto, ma la cosa bella era potere ritrovare questa sensazione di leggerezza (che traspare appunto dalla nostra conversazione-intervista).
scrivi un commento …