(Maurizio Crispi) Tra il 27 e il 28 maggio 2017 si è svolta la 45^ edizione della Cento km del Passatore, la 100 km su strada più longeva e la più amata dagli Italiani cultori delle ultradistanze.
La 100 km del Passatore che si snoda da Firenze alla faentina Piazza del Popolo è una gara cult ed anche occasione di iniziazione e banco di prova per chi - per la prima volta - vuole sperimentarsi nel cimento delle ultradistanze, e in particolare sulla distanza regina che è appunto la 100 km su strada.
Non è un caso che, ogni anno, gli esordienti alla 100 km del Passatore siano diverse centinaia, qualche volta rasentando il migliaio.
E quelli che ci si provano sono runner, ma anche camminatori (senza contare il fatto che anche tanti corridori percorrono molti tratti della lunga strada che li attende camminando).
E quest'anno, tra le diverse centinaia di esordienti, era schierato al nastro di partenza nella centrale Via de' Calzaioli a Firenze anche il siciliano Salvatore Sulsenti che, cultore di camminata sportiva e titolare di alcune imprese siciliane, tra le quali il Giro della Provincia a piedi, ha così coronato il suo sogno di partecipare alla blasonata gara, tagliando il traguardo faentino in poco più di 19 ore (19h20' e una manciata di secondi). E' stata così coronata dal successo un'avventura iniziata poco più di due anni addietro, quando egli pose al sottoscritto la domanda se fosse possibile porsi come obiettivo realizzabile quello di raggiungere il traguardo finale della 100 km del Passatore, camminando per tutta la distanza. E' un impresa che si è compiuta, ma come ogni traguardo importante della vita, l'arrivo a Piazza del Popolo di Faenza rapprsenterà per lui il punto di partenza per raggiungere molti altri importanti traguardi nella sua vita, sportivi e non.
Ogni traguardo che si raggiunge in realtà è una soglia che si pone che si pone come punto di inizio per il raggiungimento di nuove realizzazioni.
In questo senso la 100 del Passatore - come le ultramaratone in genere - rappresenta una efficace metafora della vita e assume il valore di una potente metafora e suggestiva metafora dell'esistenza e della condizione umana.
A Salvatore Sulsenti vanno i nostri più sentiti sentimenti e accogliamo qui di seguito alcune sue notazione sulla sua specialissima e ancora fresca esperienza. La sua testimonianza è una prova tangibile della possibilità di compiere un'impresa all'insegna del motto "Yes, I can!".
(Salvatore Sulsenti) Per raccontare una storia sulla vita di migliaia di uomini e donne è sufficiente raccontare la via che li ha condotti al Passatore e ciò che ha cambiato le loro esistenze, condensate in 100 capitoli di asfalto. In realtà, dovrei scrivere due storie: una fatta di numeri ed una fatta di emozioni e sensazioni. Nel mio percorso di avvicinamento alla 100 km del passatore, ho camminato per più di 8000 km, consumato 9 paia di scarpe, distrutto magliette e pantaloncini, bevuto centinaia di litri d’acqua, mangiato un quintale di frutta ed altro cibo e tutto per arrivare al fatidico appuntamento con la mia prima Cento km, il giorno 27 maggio, a Firenze, in Via de' Calzaiuoli alle 15,00 di un caldissimo sabato, per poi fermarmi dopo 19h20'59 a Faenza in piazza del Popolo.
Fermarmi? E chi ci pensa? Ecco la magia della più bella cento chilometri del mondo.
Appena ho finito ho odiato me stesso e chi ha inventato questa pazzia che si perpetua già da 45 anni.
A casa, ormai al sicuro, ho cominciato a sentire la mancanza dei gesti gentili di sconosciuti che si sono prodigati a sostenermi con un po’ d’acqua, una fontana lasciata aperta per ore ed ore per chi volesse rinfrescarsi.
Ricordo in particolare una ragazzina che mi ha porto un vassoio, con le sue mani minute, con le ultime due fette di una torta salata sotto lo sguardo vigile ed orgoglioso del padre.
Ho preso una delle fette, ho ringraziato e sono scappato via, portando tuttavia con me gli occhi sorridenti di quella piccola donna con lunghi capelli castani.
Il Passatore mi ha fatto un regalo ad ogni chilometro che lasciavo dietro di me, mi ha fatto una promessa per ogni chilometro che dovrò ancora scoprire.
Il Passatore non è fatto per placare la mia “sete”, ma tramuta le mie speranze in paure, le mie emozioni in lacrime, portandomi verso me stesso come non mai.
Mancano pochi minuti al via, sono solo in mezzo a quasi tremila sconosciuti: vorrei piangere e scappare via, ma resto ancorato a questo miraggio alla fine del quale potrò trovare un rinnovato Salvatore.
Il piglio della cronaca sportiva non mi si addice ed è meglio che io abbandoni questa idea e mi dedichi a raccontare una storia che assume sempre più i connotati d'una dichiarazione d’amore verso una donna che ti strappa la pelle e ti frantuma il cuore ma che alla fine ti regala un sogno e ti spinge, inesorabilmente, a rinnovare una promessa di fedeltà.
Camminare per 100 km non è una questione di gambe che alla fine ti abbandonano è una questione di cuore, di testa, di emozioni, di paure vinte e di rinnovate di lacrime che fanno capolino.
Che importa come sono arrivato a Faenza! Ciò che importa é come sono arrivato a casa. Ringrazio chi mi è stato vicino, chi mi ha sostenuto, chi mi vuole bene, chi mi ha sorpreso correndomi incontro, chi ha fermato il traffico per non farmi rallentare.
Viene a galla l’idea di un nuovo Passatore, di una nuova scommessa, di una nuova storia che non saranno i numeri a raccontare.
Salvatore Sulsenti festeggia, dopo il ritorno a casa, con i compagni dell'associazione di cui fa parte "Siemu a peri"
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