[MC] Quella che segue é una riflessione sullo Sport e sull''Antisport, cioè su tutto ciò che vi è di antitetico allo spirito puro dello sport che dovrebbe animare tutti coloro che vi si accostano. Partendo dalla sua recente esperienza alla 100 km del Passatore, la cui 42^ edizione si è svolta dal 24 al 25 maggio 2014, la siciliana Elena Cifali - quest'anno finisher per la seconda volta; gara corsa senza "assistenza" esterna solo con il supporto dell'organizzazione; esordio nell'edizone 2013, crono finale circa 13 ore - fa le sue considerazioni, illustrando i due diversi - ed antitetici - atteggiamenti nei confronti delle sfide sportive, di cui la gara cui ha appena finito di partecipare è la massima esemplicazione.
C'è lo sport - ci dice Elena - con la sua Luce e, poi, c'è l'antisport con le sue ombre e i suoi malefici.
Si vorrebbe uno sport sempre puro ed esente da ombre. Ma anche la pratica sportiva, per quanto idealizzabile, essendo praticata da Uomini presenterà sempre un doppio volto: quello dei "puri" che vi si accostano con purezza d'anima, con nobiltà d'intenti e senza pratiche fraudolente e quello dei "trickster" che cercano di raggiungere i loro obiettivi con l'inganno. In mezzo c'è sempre la schiera degli invidiosi e dei detrattori, la schiera di coloro che si augurano il fallimento dei "puri" e che gioiscono degli inganni perpetrati dai trickster.
Sarà mai possibile avere uno sport pro ed incontaminato? Forse no, purtroppo. Ma sta a noi, ogni volta che ne abbiamo motivo, di denunciare qualsiasi pratica fraudolenta e tenere alti - nello stesso tempo - i valori dello sport pulito.
(Elena Cifali) Le gare impegnative e quasi impossibili come è la 100 km del Passatore aprono scenari sempre nuovi nel chiacchiericcio delle menti povere di tanti podisti.
La partecipazione ad un evento di questa portata non si inventa dall’oggi al domani, ci vuole allenamento, spirito di sacrificio, elevata sopportazione del dolore e abitudine alla fatica fisica.
Ma anche questi ingredienti spesso non sono abbastanza per portare a termine una 100 km.
Prova ne è che tantissimi atleti si ritirano lungo il percorso, e le motivazioni possono essere sia fisiche che mentali.
Fatto sta che l'essere stati capaci di portare a termine una gara così complicata ed impegnativa riempie di orgoglio ogni partecipante, indipendentemente dal tempo impiegato.
E fin qui si parla di sport, quello sport onesto e pulito accompagnato da senso di solidarietà, da senso di fratellanza e tanta amicizia, dal piacere dello stare insieme per condividere una passione, dal gioire per le conquiste altrui, dal tifo, dal supporto e dalle manifesstazioni di solidarietà che vengono da gente anche sconosciuta.
Poi, ahimè, dietro l'angolo c’è l’anti-sport che allunga il suo zampino!
Si, l’antisport fatto di inganni, di imbrogli, di doping, di invidia e di gelosia, fatto di gesti di stizza nei confronti di chi arriva prima, fatto di maldicenze e falsità.
100 km sono davvero tanti. Infiniti, interminabili, lunghissimi.
100 km possono essere una distanza infinita dentro alla quale guardare dentro e fuori di noi, sperando di scorgere ancora un velo di umanità anche nelle anime più aride.
Ne ho viste tante durante questa edizione, e sì, perché in 13 ore si ha il tempo di guardare il cielo, le stelle, le lucciole e il paesaggio, ma si ha anche il tempo di guardare chi si infila dentro le automobili per riuscirne dopo parecchi chilometri.
Si ha il tempo di guardare gente che ingurgita intrugli di infiniti colori.
E si ha il tempo di osservare con infinito rammarico gente che non mantiene le promesse.
Io passo sopra queste cattiverie e me le lascio alle spalle come l’asfalto che divoro chilometro dopo chilometro.
Da sempre corro in sfida con me stessa, per dimostrarmi che so vivere e soprattutto che lo so fare bene. Ma corro anche sfidando chi - volta dopo volta - scommette sul mio ritiro, sul mio flop.
Eppure ad avere successo sono sempre io, sempre a testa alta. Senza nessun aiuto, senza nessun artificio.
Sono amica di molti ma diffido di tanti, leggo negli occhi di tanta gente la stima e l’ammirazione, ma so scorgere anche gli sguardi che arrivano di traverso, che come lame vorrebbero tagliare e ferire.
Le miei vittorie, le miei conquiste sono dedicate a chi mi sostiene con ogni mezzo, ma sono anche il frutto delle sfide che gente inutile e mediocre mi pone davanti.
Il mio unico rammarico è che non tutti i campioni, quelli con la "C" maiuscola, quelli che arrivano con onestà al traguardo, hanno la forza di sostenere e contrastare gli uomini inutili e vuoti che cercano le apparenze e che, per ottenerle, non esitano a ricorrere a metodi fradolenti o che mettono in campo passioni e sentimenti non "onorevoli" e antitetici ai valori dello sport puro.
La gelosia, l’invidia a volte sono terreno feritile per l’odio e il rancore.
Il compito di tutti noi sportivi è, e deve rimanere, quello di contrastare l’anti-sportivo, facendo scudo a affinché quest’ombra non arrivi mai ad oscurare la luce che ognuno di noi ha dentro.
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