[MR] Da più parti si tende a riconoscere che la 100 km del Passatore, è un contenitore di storie, di storie nelle storie e fonte di ispirazione, per i molti che vi partecipano, a prescindere dal fatto che la portino a termine oppure no.
Elena Cifali, maratoneta, ultrarunner e caminatrice (anche in Nordic Walking) catanese (Nicolosi, associata all'"ASD Etna Trail") e nostra assidua collaboratrice, ha partecipato per la sua seconda volta alla 100 km del Passatore (il suo esordio avvenuto nel 2013), svoltasi - alla sua 42^ edizione - tra il 24 e il 25 maggio 2014.
Ha concluso con un netto miglioramento rispetto alla sua prima prestazione e grande è stata la sua soddisfazione alla finishing line, non tanto per il miglioramento cronometrico conseguito ma piuttosto per il fatto di aver concluso una seconda volta un'impresa che, alla 100 km del Passatore, è sempre ambiziosa, perchè non puoi sapere mai come verrà fuori.
Come sempre, per gli eventi podisitici (e non solo) per lei significativi, ci ha scritto un suo racconto che ci ha inviato con questo breve commento di accompagnamento: "Ho scritto qualcosa sula 100 del Passatore, anche se stavolta non avrei voluto scrivere nulla e tenermi tutto dentro... come una sorta di rispetto per l'impresa che ho compiuto e che stavolta ho sentito in modo particolarmente forte. La fatica che ho fatto in questa mia seconda partecipazione è stata senza dubbio minore di quella dello scorso anno, ma stavolta il Viaggio è stato molto più emozionante".
Ed è vero, indubbiamente! Qualche volta le esperienze più emozionanti e più intense devono rimanere come una pagina bianca e non scritta nel nostro diario personale.
( Elena Cifali) Il Passatore è Poesia! E’nella mia natura essere romantica, egocentrica, attenta e pur distratta. A volte penso di non meritare tutto ciò che ho: e allora scavo e scopro dentro me e la mia storia ciò che mi fa stare bene. Non mi aspetto il bello o il brutto da questa gara, 100 chilometri sono davvero tanti e non danno nessuna certezza.
Corro, semplicemente corro.
Corro per scelta, senza forzature con un passo che stranamente non è leggero.
Controllo il respiro ed immagino davanti a me una parete bianca che io e solo io posso dipingere di cento colori diversi.
Un colore per ogni chilometro corso. Ne scoprirò di fantastici, alcuni luminosi altri cupi. Prendo il volo e scrivo la mia poesia.
Sento violenti uragani di rabbia e repulsione.
Poi tempeste di gioia e di dolore, ma continuo a correre. Schiena dritta, un piede avanti all’altro e faccia al muro, quel muro bianco che prende colore ad ogni pennellata, ad ogni chilometro. Imparo a non lasciarmi trascinare dai ricordi, per quanto grande sia il pensiero e l’emozione.
Sono una grande guerriera, fiera ed orgogliosa continuo sulla mia strada. Il passo costante lascia spazio alla camminata quando la strada si impenna violentemente.
Mi risparmio, gestisco mente e corpo e mi sento più determinata che mai. L’addome si contrae, ho forti dolori, fitte violentissime che quasi mi rubano il fiato. Stringo i denti e procedo, non mollo e cerco di tenere tutto sotto controllo nel dimostrare che dentro ho qualcosa di solido e permanente, di durevole e logico.
Ma i pensieri cambiano col cambiare del paesaggio, i colori si smorzano e diventano più tenui. Inizia la sera, gli uccelli notturni si svegliano ed iniziano il loro canto d’amore.
Sto scrivendo la mia storia, una storia che durerà in eterno. Una storia fatta dei passi di tutti coloro che sono passati prima di me, oltre me. Sento ancora quel male, sento ancora quelle fitte, sono allo stomaco e anche all’anima. Muovo i miei occhi e la cerco. La trovo finalmente dentro me. Mi ha lasciata solo pochi mesi fa ed io l’avverto sempre vicina.
Non mi rassegno, la sento quando mi parla e quando poi mi ascolta. Sento quando ride con quel suo modo speciale e sento la sua mano sulla mia. “Prendimi per mano, non mi lasciare, non ti allontanare, resta qui con me” - mi ripeto insistentemente.
Lo sappiamo entrambe che questo è l’unico modo per incontrarci veramente e forse adesso questo è l’unico motivo per cui corro. Mi regalo ogni momento, la notte scende veloce mentre mi cambio, mentre indosso la lampada frontale che sarà un faro nella mia notte.
L’intero universo è con me, dentro e fuori me. Forza di volontà e determinazione si sposano con l’intero universo, con gli uccelli, con gli alberi, con il cielo, la luna e le dieci direzioni.
Sento il passo dei miei compagni, la notte è così buia adesso che devo puntare la luce sui loro volti per riconoscerli. Mi sono da esempio e cerco i sentimenti del mio primo Passatore.
Il mio libro sono io e so come leggermi. Emano calore, sono viva, vado oltre ogni segnale del mio corpo e mi scopro a stare meglio.
Mi chiedo come faccio a restare in silenzio, come faccio a soffocare così tanta gioia e così tanto dolore? Mi ripeto le cose che ho dentro mentre scorgo il cartello dei 60 chilometri.
Mando un messaggio a Ezio, deve sapere che sto bene e che sono una forza. Spero che lui legga in quelle cifre le cose che ho dentro, anche quelle che non gli dico, anche quelle che non ho il coraggio di affrontare, anche quelle che gli tengo nascoste.
Penso a lui, a noi e ai nostri 18 anni di vita insieme.
Riscoprirsi ancora innamorati, scegliere ancora l’amore e la stessa persona dopo tutti questi anni, dopo tutti questi chilometri.
Sento il suo odore su di me, mescolato al mio sudore, sento la sua voce che mi aiuta a superare i momenti più difficili.
Resto in silenzio, sempre in silenzio. Al mio fianco l’amico Gennaro è più silenzioso di me, poco più avanti Salvo che dà il ritmo giusto ad entrambi. E’ il coraggio che fa la differenza tra una vita ed un’altra. Corro ancora e mi dico “Devo essere pazza per fare questo!”.
La mia mente e la mia vita sono tutto ciò che posseggo lungo questi interminabili 100 chilometri. Affronto violenze inaudite sul mio corpo. Le giunture iniziano a strillare mentre inizio ad avere paura delle voci che sempre più forti mi urlano da dentro.
Devo resistere e non avere timore neppure delle critiche più spietate, devo andare avanti e lo faccio a testa alta!
Inizio a pensare di essere stata un po’ troppo indulgente con me stessa, forse avrei dovuto osare un po’ più, essere più severa.
“Basta, devo smetterla di girovagare nei meandri del mio pensiero”.
Rimango concentrata a tal punto da stentare a riconoscere i miei amici Giuseppe e Marilisa che raggiungo dopo molte ore.
Loro erano volati via poco dopo il controllo dei 31 chilometri. Io e Salvo li raggiungiamo e da questo momento in poi il nostro Passatore sarà un passo a otto gambe.
Mi lancio all’inseguimento dei miei compagni, mi lancio all’inseguimento di quel gonfiabile che significa trionfo.
I passi costanti, i respiri regolari, i pensieri ordinati.
I nostri occhi brillano quando scorgiamo il cartello del 90° chilometro, poi 91, 92 fino al 99. Adesso ognuno segue il suo istinto, segue il suo destino. Il traguardo è vicino e tanta commozione arriva alla vista dell’arco rosso.
Allunghiamo il passo e, tra gioia e stupore, tagliamo ancora una volta il traguardo, ancora una volta mano nella mano io e Salvo, proprio come i vecchi tempi.
Anche questa volta ce l’ho fatta, anche questa volta sono stata più forte di tutti, anche questa volta la sfida mi ha appassionata e mi ha resa migliore.
La 100 km del Passatore è un viaggio nel vero senso del termine.
Un viaggio che si fa da soli con se stessi anche quando accanto a noi ci sono decide di persone.
Il Passatore è colorare di mille colori ogni passo e desiderare di rifarlo ancora cento volte!
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