(Maurizio Crispi) Presto sapremo il numero esatto degli esordienti - o potremmo anche chiamarle "matricole" - nella 100 km nell'edizione n°42 della Cento chilometri del Passatore che andrà in scena tra il 24 e il 25 maggio 2014: Elio Pezzi, addetto stampa dell'importante manifestazione, presto - sicuramente nel prossimo comunicato - renderà noto il dato che, di norma, è particolarmente significativo e che ha una sua importanza. Le centinaia di podisti che ogni anno partecipano per la prima volta ad una Cento, qui al Passatore, conferma come - da sempre - essa sia il trampolino di lancio per coloro che intendono cimentarsi per la prima volta nella distanza dei 100 km, specialità regina tra le Ultramaratone.
L'anno scorso furono in più di 800 gli esordienti che si schierarono allo start della "Cento più bella del Mondo": e, naturalmente, tra loro ci sono podisti di tutti i tipi, dagli stradaioli veloci che sino a quest'esordio si sono cimentati solo su distanze più brevi, ai podisti lenti, ai camminatori veloci e ai fitwalker.
Paradossalmente, sono proprio gli "stradaioli" veloci che hanno più probabilità di rimanere "un-finisher", cioè di essere relegati al limbo che accoglie tutti coloro che non hanno completato la distanza a causa di una crisi subentrata e mal gestita.
E ciò perchè accade? Probabilmente per un eccesso di sicurezza, soprattutto quando è ancora del tutto ignoto il percorso e le sue difficoltà.
Molti dei podisti con prestazioni medio-alte in maratona pensano che si possa affrontare la 100 ideando una strategia a tavolino, con una linea di condotta di gara del tutto teorica, facendo il semplice ragionamento che se sono capaci di correre una maratona, tanto per fare un esempio con un andatura di 4'30/km, per una semplice estrapolazione possano correre 100 km rallentando il ritmo di base, mettiamo di 30" secondi al km.
E, con questo ragionamento, si schierano allo start con l'idea tutta teorica di poter sviluppare un'andatura di 5' al km, mantenendola con costanza sino al traguardo finale, per non parlare di quelli che predispongono più elaborate tabelle di marcia e cercano di conformarvisi.
Io stesso ho avuto modo di conoscere delle alcuni che, malgrado esortazioni ad una maggiore prudenza, hanno affrontato la gara con questo spirito e che al Passo della Colla hanno dovuto gettare la spugna.
A meno di essere un fuori-fuoriclasse, occorre una condotta di gara più prudente: la prima volta dovrebbe servire a tastare il terreno, a capire quali sono le difficoltà specifiche, quali gli imprevisti e le possibili variabili, studiare come reagisce il proprio corpo nell'affrontare un chilometraggio mai sperimentato prima.
E forse se si procede così, fondamentalmente con prudenza, e si riesce ad arrivare al 65° km (Marradi), forse allora, solo se c'è un margine di energia sufficiente, si potrà tenere un'andatura che consenta una risalita nella media oraria.
E consideriamo che quando si arriva a Marradi, c'è ancora quasi una buona maratona da correre e che quando si è all'80°km, rimane ancora la distanza di una Mezza da coprire.
Qualcuno potrebbe dire: "E cos'è una Mezza? Niente se di Mezza ne ho già coorse quattro di seguito"
Niente di più sbagliato: all'80° km si annida l'incontro fatidico con il muro del centista, che non è l'unico, del resto. L'altro, forse più temibile è quello con cui ci si deve confrontare attorno al 45°-50° km, quando si è già superata la distanza della maratona e si percepisce che c'è un surplus di affaticamento mentale a cui la pratica della maratona non ci aveva preparato.
Solo avendo una prima esperienza alle spalle, solo allora in occasione di una partecipazione successiva si potrà pianificare una condotta di gara e si potrà pensare di migliorare il proprio primo limite, avendo alle spalle una propria personaleesperienzacheè allo stesso tempo tecnica, ma anche psico-somatica.
Rinunciando, in altri termini, a voler afferrare la luna, quando la luna è ancora troppo distante.
I podisti lenti, quelli che partono ad andatura circospetta e il cui unico scopo è arrivare al traguardo di Piazza del Popolo di Faenza, come pure i camminatori e i NordicWalker hanno più chance di concludere la loro fatica.
Non commettono errori epistemoligici o di eccesso di presunzione e di spavalderia.
Compiono la loro strada dignitosamente: in seguito, se vorranno migliorarsi, si vedrà.
Prima di tutto occorre conoscere la strada e soltando dopo la si potrà percorrere più velocemente.
Tragli esordienti,insomma, ci sono quelli che credono di sapere, ma in realtà non sanno nulla e quelli che non sanno ancora, tuttavia essendo consapevoli di non sapere:i primi spesso falliscono, i secondi hanno successo.
Tutto qua, non ci sono altre regole, da seguire, se non quella di rinunciare all'idea del traguardo finale, gustandosi - almeno la prima volta - il viaggio e spezzettandolo in tanti segmenti: è meno fatigante pensare esclusivamente ai prossimi 5 km e al prossimo posto di ristoro. La fatica mentale sarà minoree non si avrà la sensazione di essere sperduti in un mare ignoto la cui traversata pare una cosa cosìimmensa che è quasi inconcepibile.
Di 5 km in 5 km, passo dopo passo. E alla fine si arriva, senza avere anteposto il traguardo alla distanza dapercorrere.
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