(Elena Cifali) Entrai dentro al tendone che era ancora giorno, il tempo di cambiarmi i vestiti zuppi di pioggia e dovevo riuscirne.
Faceva freddo, tanto freddo a tal punto che le miei mani erano livide e le labbra viola.
Fu un'impresa trovare lo zaino.
Indossai la lampada, una maglia di lana e mi catapultai fuori.
Era scesa la notte!
Con la notte tutto assume sembianze spettrali ...
Si, lo confesso, ne avevo un pò paura (in fondo, era la mia prima volta che mi trovavo ad affrontare il bosco e la montagna in piena notte...).
Sola, assolutamente sola con me stessa iniziai a vedere ciò che non c'era... e proseguii in compagnia dei miei fantasmi...
Solo le lampade dei compagni che oscillavano avanti a me - lucine rosse e bianche, tremolanti o lampeggianti) mi ricordavano che non ero ancora all'Inferno, ma ero consapevole che stavo entrando nel cuore di un vero ed autentico viaggio, di quelli che, al loro compimento, ti hanno trasformato dentro .... "
Ecco cos'ho trovato, scavando nei miei ricordi relativi alla mia prima partecipazione alla 100 km del passatore, mio esordio assoluto in una Cento su strada, oggi ho trovato questo!
[MR] - Della prima partecipazione alla 100 km del Passatore che, specie per chi non ha mai corso prima una 100 km, è sempre un n battesimo e un'iniziazione alle corse di lunghissima distanza, rimangono sempre dei ricordi topici, fortemente intrisi di emozioni.
La prima 100 non si scorderà mai (é come la mamma o come ilprimo amore), specie se è stata la prima 100 che ci è capitato di correre.
E ciò che si ricorda, impresso indelebilmente nella nostra memoria, non è quasi mai la fatica o la sofferenza, la lotta interiore per tenere negli ultimi 20 km e arrivare al traguardo, forgiando con un'esperienza limite la nostra resilienza, o i musscoli contratti e dolenti assieme alle vesciche ai piedi (tutto ciò che è fisico si dimentica velocemente e ilcorpo apprende rapidamente ad essere più resistente) è legato ad altre impressioni, quelle che attengono al "viaggio" che si stava compiendo, allo scorrere del paesaggio attorno a noi che ha potuto essere fonte di meraviglia per la sua bellezza o che ha potuto incutere timore (ma sempre mescolato alla meraviglia), quando si giunge alla lunga salita che conduce da Ronta al Passo della Colla e, poi, si imbocca la strada che, a rotta di collo, scende in direzione di Marradi, attraverso il bosco fitto, mentre gli animali notturni lanciano il loro richiamo e le acque che poi confluiranno nel fiume Lamone ruscellano con suoni cristallini; oppure il Passatore si condensa in quelle emozioni che attengono al confronto con i nostri fantasmi interiori e con l'esperienza di una profonda solitudine.
In ogni caso, alcune delle emozioni provate rimangono come ricordi topici che possono caratterizzare l'intera esperienza, oppure - in altri casi - possono riemergere all'improvviso in modo quasi fisico e palapabile, con una loro forza immanente.
Chi ha corso la 100 km del Passatore è entratopersempre in una speciale categoria di runner: citando Jannaci e il suo geniosono "Quelli che il Passatore è dentro di noi".
scrivi un commento …