L'augustano (Siracusa) Nino Ermes Vacante ha partecipato, tra il 26 e il 27 maggio 2012, alla 100 km del Passatore (edizione del Quarantennale), concludendo la sua fatica nella manfreda Piazza del Popolo di Faenza in 14h58'12. Sono partiti in tre amici, ma uno dei tre "moschettieri" si è ritirato al 75° km (Marradi). Tutti e tre erano al loro esordio nella distanza e hanno scelto la "regina" delle Cento per cimentarsi. La loro decisione di partecipare è nata da lontano e si è sviluppata (e si è andata costruendo) con una scrupolosa preparazione che ha incluso anche dei sopraluoghi e degli allenamenti nei luoghi della gara, proprio per confrontarsi con alcune specifiche difficoltà del percorso della 100 km del Passatore.
Ecco di seguito il suo racconto.
(Nino Ermes Vacante. Fonte: "Daniela e Dintorni") Trasmettere le emozioni con le parole non è una cosa semplice, perché questa gara non è una semplice competizione podistica come tutte le altre a cui abbiamo partecipato ma ha un suo fascino particolare che per noi è unico: correre per così tanto tempo e in particolare di notte al buio.
Per la cronaca abbiamo impiegato: 14 ore 58 minuti 12 secondi, siamo partiti da Via dei Calzaioli di Firenze alle ore 15 di giorno 26 e siamo arrivati in Piazza del Popolo di Faenza poco prima delle ore 6 del mattino del 27 maggio.
Siamo partiti in tre compagni di avventura: Piero Veca, Luca Lorenzon e io, Luca al 75 km si è ritirato, per problemi di gambe e di stomaco, Piero e io, nonostante i dolori alle gambe, siamo giunti all’ambìto traguardo dei 100 km di Faenza.
Un’altra caratteristica peculiare di questa gara è che la prima metà è quasi tutta in salita, dal 5°km al 16°km si passa da 65mt l’uscita di Firenze verso Fiesole fino a Vetta le Croci a 518mt, poi una discesa di 16km fino a Borgo San Lorenzo a 193 mt e siamo al 32°km, poi la salita più ripida che con altri 16 km porta al Passo della Colla a 913 mt e quindi con un dislivello positivo di 720 mt si arriva al 48°km.
Da lì in poi sarà tutto un susseguirsi di discese e tratti pianeggianti con saliscendi per altri 52 km fino al 100°km di Faenza a 35 mt slm, attraversando paesini e frazioni dove sono posizionati i ristori ogni 5 km circa.
Se già correre 5 o 10 km può essere una cosa alla portata di molti podisti, correre per 15 o 20 km diventa piuttosto impegnativo, sempre per podisti allenati da anni, mentre arrivare a correre 25 o 30 km lo si fa soltanto in vista di una preparazione specifica per una maratona di 42,195 km; figurarsi poi superare i 40 o 50 km, cosa che è altresì impensabile. Che dire allora se si raggiungono i 60 km e poi i 70 km e poi gli 80 km e poi ancora i 90 km fino alla fine i 100 km ? Cose da pazzi! [Roba da non crederci, eppure poi alla fine con coraggio e determinazione ci si riesce! ndr]
Classica è l’ora di corsa che molti podisti effettuano durante il giorno di allenamento, quando poi si decide di correre per 2 o 3 ore significa che si è un periodo particolare in cui si sta preparando sicuramente una maratona e, quindi, qualcosa di più impegnativo, impensabile ai più di arrivare a correre per 4 o 5 ore in allenamento e questo noi lo abbiamo fatto per molte volte.
Alla 100 km del Passatore abbiamo corso e camminato per quasi 15 ore, inimmaginabile per i “comuni mortali”, tutte le salite le abbiamo camminato con un passo piuttosto spedito mentre appena la strada spianava o scendeva subito correvamo con una corsa piuttosto contenuta in modo da conservare le forze per raggiungere il traguardo tanto agognato.
Qualcuno ha detto che la 100 km del Passatore non è una classica 100km in quanto è una corsa a sé stante, molto particolare con molte salite e discese e in più si corre di notte al buio che può avere il suo fascino, ma personalmente a me ha dato noia per il fatto che non si vede alcun panorama, non si vede bene la strada che si percorre e anzi bisogna stare molto attenti al ciglio della strada per il rischio che con l’aumento della fatica si abbassa la soglia di attenzione, comunque nonostante la fatica immane siamo rimasti sempre molto lucidi e svegli, ce lo siamo imposti fin dall’inizio di questa avventura.
Chi ha corso almeno una maratona sa bene cosa significhi arrivare al 30° o 35° km durante la gara e trovare il cosiddetto “muro”, cioè le gambe non ne vogliono sapere più di correre e a volte neanche di camminare, bene, noi abbiamo avuto la stessa sensazione tra il 70° e il 75° km, solo che nella maratona restano soltanto 12 o 7 km all’arrivo mentre nella 100 se ne devono percorrere ancora 30 o 25 km e sembrano un'eternità: vi assicuro che abbiamo corso soltanto con la testa perché le gambe non c’erano più e non so proprio come abbiamo fatto a correre per altri 30 km senza gambe. Semplicemente, lo abbiamo fortemente voluto.
Un’altra considerazione ci tengo a farla, in quanto lo considero un messaggio da far arrivare a chi volesse intraprendere un’avventura del genere, Piero ed io ci siamo preparati per affrontare questa 100 km in particolare negli ultimi tre mesi percorrendo quasi 1000 km; alla fine, abbiamo raccolto il frutto del nostro lungo e faticoso lavoro.
Non è stata una gara improvvisata all’ultimo momento, ma studiata anche a tavolino nei minimi particolari: siamo andati ad allenarci anche lungo il percorso per saggiare le salite più ripide e simulare i momenti di forte stanchezza, sapevamo dove dovevamo cambiarci le magliette e i calzini, grazie anche al supporto del nostro amico Marco che è venuto con la sua macchina fin su al Passo della Colla, ci siamo attrezzati con le luci bianche davanti nelle mani e rosse dietro la schiena fissate alle cinture dei marsupi, i cerotti particolari per le vesciche, il cellulare e gli "euri" per le emergenze, il K-Way alla cintura per il freddo della notte, e tanti altri piccoli particolari che contribuiscono alla buona riuscita dell’impresa.
Un’ultima considerazione che si riallaccia alla precedente riguarda il notevole numero di ritirati (circa 400 su 1600 arrivati) che abbiamo visto nei vari punti di ritrovo dislocati lungo il percorso, in previsione di questo gli organizzatori hanno approntato in ogni punto di ristoro delle vere e proprie tendopoli come degli ospedali da campo dove i ritirati nell’attesa della fine della gara e dell’autobus che li porti all’arrivo li abbiamo visti a decine e decine dormire nelle brande da campo con le coperte fin sopra le teste, una scena spettrale mai vista prima, sicuramente con un forte impatto visivo fotografato dalla mente, vedere tutte queste persone totalmente coperte nel silenzio della notte che dormivano non è uno spettacolo che lascia indifferenti, non ultimo l’incontro nei vari sorpassi degli irriducibili e imperterriti che con passi da formica si ostinavano a raggiungere il traguardo tanto sognato, chi con le mani giunte a guardare il cielo, chi avanzava a zig zag e quindi facendo anche più strada, ma in quel momento era come ubriaco, altri con lo sguardo allucinato fisso nel vuoto.
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