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8 giugno 2013 6 08 /06 /giugno /2013 08:30

100 km del Passatore (41^ ed.). Il racconto dell'esordiente SuperElena: SuperElena Cifali è partita da Piazza della Signoria di Firenze lo scorso 25 maggio 2013, per percorrere i 100 km da Firenze a Faenza, attraversando l'Appenino tosco-romagnolo, e, dopo 13h50' minuti ha tagliato il traguardo di Piazza del Popolo di Faenza. 
E' partita da esordiente e ha concluso la sua gara, laireandosi "finisher" di una garà diffcie e lunga che ha rappresentato il suo battessimo del fuoco nelle Ultramaratone (a parte le sue tre esperienze preparatorie di una 12 ore e di due 6 ore). Elena Cifali si è preparata scrupolosamente e con passione per affrontare nel modo migliore questa prova.
E la sua esperienza le ha dato un riscontro positivo: ha portato a termine la distanza che, nell'esordio, in fondo è la cosa più importante, perchè si conviene che partire con le esprienze nelle 100 km con un ritiro non crea affatto quei circuiti virtuosi di apprendimento e di consapevolezza della propria autoefficacia, tali da spingere a ripetere l'esprienze.
Ma se tu finisci una prima volta e finisci bene, allora sei preso dal "morbo" delle 100 e sarai fascinosamente attratto dalle successive edizioni, come ci dimostrano "quelli che ci sono stati" 5, 10, 15, 20, 25, 30, 35 volte ed ora, dall'edizione di quest'anno anche 40 volte (anche se si tratta soltanto di un gruppo ristrettissimo di due podisti).
Le 100 km sono come un viaggio, un viaggio geografico che si dipana attraverso luoghi reali, ma anche un viaggio interiore; sono come un pellegrinaggio ed anche come un percorso di iniziazione.
E' il Passatore è tutte queste cose, di più.
E il bel racconto di SuperElena Cifali alla sua prima - gratificante ed esaltante assieme - esperienza - ce lo dimostra.
Brava Elena! Hai compiuto un'impresa non da poco e si può senz'altro dire che adesso - nel tuo rapporto con la corsa - le cose saranno diverse: infatti, chi ha finito una 100 del Passatore entra a far parte di un'élite relativamente piccolo nello stuolo di runner sulle lunghe distanze che però non sono mai andati oltre a quella della maratona.

(Elena Cifali)
Quanto durano 100 chilometri?

Me lo sono chiesta tante e tante volte prima di poter partecipare alla “Gara”. 
Una gara che desideravo fare già da un anno e che ho coscientemente rimandato sapendo che per poterla portare a termine servivano buone gambe e tanta testa.
Che sarebbe stata una delle più belle avventure della mia vita lo sapevo già prima della partenza, ma tutta sotto il diluvio proprio non me lo aspettavo.
E’ sabato pomeriggio: a Firenze piove come non faceva da decenni in questo periodo. Tutti sotto i portici per ripararci come meglio possiamo. Ma la pioggia non si placa, non ha pietà di questa infinità di uomini e donne che vogliono onorare lo sport correndo la famosissima 100 km del Passator Cortese. 
Vabbè, inutile stare troppo a pensarci, mi bagnerò e lo farò con dignità. Mi dirigo insieme ai miei amici su Piazza della Signoria aspettando pazientemente il via. L’inno di Mameli risveglia il mio spirito patriottico e con la mano sul cuore a gran voce canto come meglio non avrei potuto fare.
Ho i brividi: non è solo colpa del freddo; sono molto emozionata ed un nodo stringe forte la mia gola come quando ero bambina ed aspettavo di rivedere i nonni il primo giorno delle vacanze estive.
I primi passi dopo il via sono molto lenti, attentissima a non inzuppare le scarpe in qualche pozzanghera, tengo gli occhi bassi e cerco la concentrazione.
Un runner mi affianca, è un ragazzone bruno e simpatico che sorride e parla felice, scambiamo qualche parola, lui è al suo secondo Passatore e quest’anno vuole fare meglio, chissà se con questo tempaccio ci riuscirà. Lo lascio andare, è solo una delle decine di incontri che farò lungo questa avventura.
Il lungo serpentone di uomini e donne che si dirigono a Faenza è ancora pieno di entusiasmo, tutti allegri e sorridenti, fermi già al primo ristoro. 
Aspetto un raggio di sole che in realtà non arriverà mai, inutile, oggi nessuno lassù sembra volerci bene.
Intanto i km scorrono e sono già al decimo. “Ottimo! se continuo così in 12 ore sono a Faenza”, ma è ancora troppo presto per fare pronostici.
Questa Gara merita tutto il mio rispetto, tutta la mia concentrazione, tutta la mia dedizione.
Decido di non ascoltare la musica, correrò sola, devo bastarmi da me stessa oggi … la sfida è anche questa, nessun ritmo se non quello del rumore dei miei passi e della pioggia che cade copiosa su di me bagnando ogni centimetro del mio corpo.
Con me alcuni amici: Inge, Salvo, Enzo, Piccione, Michele ed il buon Pietro. Siamo una bella squadra tutti carichi di energia ed entusiasmo.
Il GPS segna 20 km e la media è ancora ottima! La strada è come me l’aspettavo, come l’avevo letta in tutti quei racconti che ho studiato quasi a memoria in questi 5 lunghissimi mesi di preparazione.
E’ bellissimo essere qui, mi consola il fatto che non avverto nessuna stanchezza, il tempo vola e con esso i km che mi separano da Faenza, la testa viaggia leggera e non riesco a smettere di sorridere.
Mi fermo ad ogni ristoro, non ne salto neppure uno seppure non avverto ancora la necessità di nutrirmi o di bere.
La pioggia non mi da tregua, sono bagnata fradicia ma la cosa non mi preoccupa, felice come una bambina noto che “il muro” che solitamente arriva in maratona oggi non si presenta. Tra poco sarò a Borgo S. Lorenzo ed allora io ed i miei amici ci saluteremo perché loro hanno scelto di cambiare gli abiti, mentre io ho previsto il cambio a Colla.
42,195 km ecco, ho superato la distanza della maratona, la strada si impenna sulla via per la Colla, adesso tutto qui mi ricorda i miei allenamenti invernali sull’Etna, dove supero di corsa tornanti su tornanti. Fa freddo, tanto freddo, i miei passi si fanno sempre più piccoli fino a non correre più su questa salita –seppure sarei in grado di farlo- non voglio sprecare energie che potrebbero tornarmi utili più in la nel tempo.

Questa è la mia prima 100 km e non immagino minimamente come potrà comportarsi il mio corpo superata una certa distanza. Il viaggio interiore è appena iniziato, le emozioni si fanno vive e prepotentemente si impadroniscono di me. 
Cammino a passo svelto, le mani sono gelate, nonostante i guanti. Il mio corpo sta perdendo calore e si raffredda molto velocemente. Forti brividi mi scuotono, bagnata dalla testa ai piedi non potrebbe essere che così. Ripeto a me stessa che anche questo è il “gusto della Cento”, il gusto della fatica, il corpo si tormenta soffrendo minuto dopo minuto eppure sono sicura che non sto sbagliando nulla oggi. 
Ancora pochi passi e vedo il tendone col mio cambio. 
Tutto come da programma, prima del tramonto devo essere di nuovo in strada.
Entro nella speranza di potermi cambiare completamente e ripartire nel più breve tempo possibile ed invece dentro la tenda trovo una situazione assurda.
Per terra è tutto bagnato, centinaia di zaini dappertutto. Un volontario mi aiuta nella ricerca del mio che per fortuna porta una targa con la scritta “superElena” e diventa subito riconoscibile tra gli altri.
Impiego un’eternità per sfilarmi gli abiti di dosso, ma con gran fatica e perdendo anche un po’ di calma riesco ad uscire dalla quella calca.
Maglia termica asciutta, pantalone lungo, giacca anti pioggia, guanti, bandana, lampada frontale e tanto tanto coraggio, ecco sono di nuovo pronta a ripartire. I primi metri sono terribili, le gambe inchiodate al suolo, tremo come una foglia scossa da forti raffiche di vento. Ci sono solo 2 gradi e la pioggia non da tregua.
Non sento più le dita delle mani nonostante i guanti che però sono zuppi d’acqua.
Devo riprendere a correre subito altrimenti il rischio di non farlo più diventa sempre più elevato.
Elena-Cifali-taglia-il-traguardo-della-sua-prima-100-del-Pa.jpgIl cielo si è fatto scuro e la notte cala giù su di me.
“Forza Elena, adesso è tutta discesa, puoi farcela” mi ripeto mentre inizio a mettere un piede avanti all’altro cercando di mantenere un ritmo regolare e non troppo veloce.
La discesa mi piace, mi sento di nuovo bene mentre è quasi mezzanotte.
Ho già corso ben 70 km e mi tornano in mente le parole dell’amico ultramaratoneta Alfonso Sciarratta. “Elena, non stare dietro nessuno, corri solo con te stessa, la gara inizia al settantesimo chilometro”. Aveva ragione Alfonso, la gara inizia qui e con essa la mia stanchezza.
Dal 75° km in poi decido di riposare 5 minuti stando seduta ai posti di ristoro, poco importa se perderò tempo prezioso, il mio obiettivo oggi è arrivare a Faenza indipendentemente dal tempo che devo impiegarci.
Quanto durano 100 km ? Me lo chiedo ancora e sempre più spesso !
Sono stanca ma non ancora sfinita e vado dritta come un treno. Le tenebre mi regalano emozioni nuove e bellissime in un turbinio di sensazioni strane ed appaganti. Ascolto il canto degli uccelli notturni e sento la notte sulla pelle, il rumore dell’acqua che precipita con forza e fragore dal fiume in piena, riconosco le numerose piccole cascate che si sono formate lungo il percorso, getti d’acqua impetuosi che ricordano ad ognuno di noi che la vita esiste anche oltre la luce, oltre il giorno, oltre noi stessi. E’ strano e bellissimo correre con un faro in fronte. La mia lampada illumina fino a 6 metri dai miei piedi, ho deciso di non direzionarla più in là, non mi serve sapere cosa c’è oltre, voglio solo vedere dove poggerò i piedi e stare sola.
Già sola, di tanto in tanto raggiungo qualche podista o vengo raggiunta da qualche altro, mai rivolgo la parola a nessuno di loro e neppure loro lo fanno con me. Siamo assorti in una dimensione che oscilla tra la veglia ed il sonno. E’ come se stessimo vivendo un’altra realtà, diversa da quella diurna: il nostro personalissimo sogno. 
La pioggia si è fatta più abbondante e prepotentemente entra dentro di me, dentro i miei abiti, dentro le mie scarpe, dentro la mia testa, dentro i miei pensieri, annega tutto il mio essere e mi costringe alla meditazione.
Ricomincio ad avere freddo e temo di stancarmi proprio adesso che mancano solo 20 km a Faenza.
Mi fanno male le caviglie e prego il mio angelo custode di starmi vicino, di non abbandonarmi adesso.
Ho sempre sostenuto che per correre le ultramaratone servono dapprima le gambe, poi le gambe e la testa e per finire basta solo la testa. 
Questo è il momento in cui decido di non ascoltare il mio corpo che mi supplica e mi implora di fermarmi, di arrestare la mia corsa, di andare a dormire. No! Non posso ascoltarlo, lo ignoro e cerco di spiegargli che deve obbedire al mio volere ed io voglio arrivare a Faenza.
Corro! Corro e parlo col mio angelo che mi sussurra parole di incoraggiamento:“So che ce la farai, ricordati sempre chi sei e quanto vali”.
Questa è una sfida per me, sto sfidando me stessa e devo farcela anche per le decine di persone che stanno tifando per me e che da sempre credono nelle mie capacità. 
Cerco di stare entro gli 8 minuti al km, questo è il momento più difficile ma proprio per affrontare questo momento mi sono preparata molto bene lungo questi mesi invernali sull’Etna.
La solitudine non mi spaventa, il mio conforto arriva presto ed assume la voce di un uomo che al ristoro di Brisighella mi guarda dritto negli occhi e mi dice con –voce calma e rilassata- “forza Elena stai andando benissimo, ti mancano solo 11 km ed i tuoi occhi guarderanno la meta”.
Le sue parole mi danno coraggio e nuovo vigore, sorseggio una tazza di brodo caldo dentro la quale cadono fredde gocce di pioggia. Ringrazio e volo via, come se stessi cominciando adesso il mio allenamento quotidiano.
Le mie mani sono calde ora nonostante tutto il mio corpo si ribelli a cotanta stanchezza e sofferenza.
Come direbbe una famosa canzone della catanese Consoli mi sento confusa e felice: “Sto per arrivare Faenza”.
Vedo il cartello del 90° km, alzo le ginocchia, le gambe si muovono più velocemente allungando la falcata e corro ininterrottamente per 5 km nella speranza di ridurre il tempo che mi separa dalla fine. 
No, non sono solo felice, sono felicissima, ormai la meta è vicina e con essa il trionfo. Quasi non ci credo, stento a ricordare tutto ciò che ho fatto e pensato in questa lunga notte di corsa. E’ una sensazione bellissima che provoca godimento e piacere al mio corpo. Quanti allenamenti, quante rinunce, quanti sogni, quante speranze, quante paure e quanta gioia provata tutta insieme. Si, ne è valsa davvero la pena.
Supero tantissima gente, uomini e donne che si trascinano come zombie nella notte. Spreco tante energie e sono costretta a camminare ancora una volta. 
Guardo i cartelli scorrere davanti ai miei occhi: 95 km, 96 km, 97 km, che gioia, mi sembra di sognarli questi numeri così importanti.
Al 98° km subisco l’unica vera crisi di questa lunga notte. “Com’è possibile ! -mi domando con sorpresa- ormai che sono quasi arrivata non posso crollare proprio adesso” Eppure sento che la testa non vuole più andare avanti, forse vuole dare retta al corpo, forse vuole assecondarlo. Il mio corpo la sta seducendo lascivo: “Fermati, fermati, riposati, - mi dice una vocina - sei stanca, non ce la fai, no che non ce la fai!” Ed invece no! “Io sono SuperElena e nessuno, neppure un corpo bagnato, stanco, sofferente e affamato di riposo potrà fermarmi stanotte”.
99° km: mi riscopro ancora viva e determinata “Ho deciso: corro ancora”. 
E corro come so correre quando voglio raggiungere una meta a me cara ed importante. La forza di volontà, la determinazione, la stima per me stessa non mi mancano. Questa segretaria oggi conquisterà Faenza a testa alta e orgogliosa di se stessa. Alzo le gambe e corro l’ultimo km in onore di tutti i 99 che mi sono lasciata alle spalle. Adesso volo: “Arrivo mio dolce angelo, lo so che mi stai aspettando!”.
Lo vedo: è il gonfiabile: rosso come la passione, rosso come l’amore, rosso come il sangue che scorre dentro le mie vene.
Alzo le braccia al cielo e passo, sento il bip del chip e sullo schermo il mio nome: Elena Cifali. 
Sono partita da Firenze in un pomeriggio di pioggia e freddo arrivando a Faenza la mattina successiva impiegando 13 ore e 50 minuti.
Oggi ho aggiunto alla mia storia una nuova ed incredibile vittoria che solo le donne forti e determinate come me possono realizzare.
Sono fiera di me: “profumo” di sudore, di fatica, di stanchezza, di sporco, di notte, di Toscana, di Romagna e di miracolo, adesso che so cosa vuol dire correre 100 km tutti d’un fiato sono pronta a raddoppiare.

 

La foto è stata resa disponibile da Francesco Michelacci (Studio 5) che qui si ringrazia sentitamente.

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  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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