"Voglio provare una Cento? Quale vado a fare? Ma non c'è dubbio! Mi iscrivo alla 100 km del Passatore!"
Ma, nel mito e nella leggenda della Cento del Passatore, c'è una piccola imperfezione che anno dopo anno non si riesce ad eliminare.
Ed è la piaga di coloro che partecipano alla 100 km, facendosi accompagnare.
Di mala grazia siamo costretti ad accettare uomini politici e magistrati con scorte ridondanti e - diciamocelo francamente - spesso superflue: e alla 100 del Passatore ecco che, da un'edizione all'altra, si devono "sopportare" coloro che fanno la gara con la loro "scorta" personale. Amici e parenti su auto, su camper, su pulmini, in alcuni casi anche su moto che affollano la strada da Firenze a Faenza, la intasavano, la ammorbano con i loro fumi di scarico, assicurando un'assistenza tanto capillare quanto fastidiosa, chilometro per chilometro, metro per metro, quasi.
Naturalmente, tutto ciò in aperta violazione del regolamento (dove sono date forti limitazioni all'assistenza personalizzata da parte di un auto al singolo podista) che però nessuno si perita di far rispettare (per motivi di opportunità, probabilmente). E così il problema si ripropone in copia carbone, puntualmente ogni anno, forse anche un po' maggiorato ogni volta.
Quella che fanno i podisti con assistenza personalizzata al seguito è un'altra gara, non c'è bisogno di dirlo: il vero centista è colui che affronta la 100 km del Passatore da solo, non solo per quanto concerne la distanza in sè, ma anche per tutte le difficoltà correlate: le crisi, la stanchezza, il desiderio di mollare che, a tratti, può farsi impellente, la solitudine, il buio della notte.
Chi si fa accompagnare, anche se certamente non avrebbe mai la sincerità di ammetterlo apertamente, è un codardo: vuole affrontare una prova "estrema", ma - nello stesso tempo lo fa con tutte le comodità, cercando di trovare delle pie persone che lo coccolano e lo vezzeggiano e lo viziano per tutta la distanza.
Quindi, secondo me, chi opta per questa scelta, innanzitutto, si priva della possibil -ità di fare l'esperienza della cento in tutta la sua integrità, ma nello stesso tempo è causa di fastidio e di nocumento (è capitato qualche volta che dei podisti fossero investiti proprio da auto al seguito) nei confronti di coloro che il passatore se lo fanno da soli.
E dunque quale è il punto? Qual'è la necessità di farsi accompagnare da ingombranti ed inquinanti auto al seguito?
Nessuna necessità oggettiva, soltanto il desiderio di comodità e la codardia.
Alcuni dicono, a mo' di giustificazione: "Se non sono accompagnato e assistito, a casa non me lo lasciano fare".
E, quindi, pur essendo adulti e vaccinati, si fanno tenere a balia: "Caro, hai bisogno di un pannolino asciutto?", "Vuoi una pappina calda, visto che lì fuori fa freddo e che c'è buio?, "Poverino, sei proprio sfinito! Vieni qui a sederti in auto al caldo che ti conforto un po'!".
Per non parlare poi del fatto che, con tutte queste auto di parenti, amici e fiancheggiatori che intasano una strada abbastanza stretta e tortuosa e , le tentazioni di smarrire la retta via e di rispiarmarsi un po' di chilometri si fa molto forte, se non addirittura irresistibile.
E, in ogni caso, hanno ingannato se stessi, in quanto si proclamano finisher di una gara edulcorata, in cui sì i chilometri percorsi sono stati gli stessi, ma tutto il contesto e l'esperienza che se ne è tratta sono cambiati.
La 100 del Passatore - qualsiasi 100 e qualsiasi ultra - a meno che il regolamento non dica diversamente, si deve affrontare da soli con le proprie forze e con ciò che offre l'organizzazione!
Una soluzione possibile è quella che ho visto adottata alla 100 km di Belves (in Francia): una rinomata Cento che per i Francesi ha la stessa importanza che la Cento km del Passatore pha per gli Italiani.
Là il regolamento prevede l'assistenza personalizzata, in corso di gara, ma deve essere un'assistenza sportiva. Quindi, niente auto al seguito, ma solo biciclette.
Niente inutili e pericolosi affollamenti allo start: le bici partono prima e si portano al 20° km dove, dove lungo un tratto di strada ampia e spaziosa, rimangono a bordo strada, perfettamente allineati, in attesa del passaggio dei podisti: e, quando i runner arrivano, ciascuno si aggrega al suo assistito e lo segue per tutta la durata della gara.
Cibo e bevande, però secondo regolamento, possono essere erogati soltanto in zona ristori.
Ecco, questa potrebbe essere una soluzione valida, perchè si eliminerebbe il problema della auto al seguito e di eventuali trasporti clandestini, ma - a mio parere - la 100 fatta con un'assistenza - anche sportiva, ciclomontata come in questo caso - assume indubbiamente delle caratteristiche diverse e il podista assistito - da finisher - dovrebbe rientrare , in realtà, in una classifica a parte.
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