Nel corso della 24 ore del Sole (che, alla sua 7^ edizione, si è svolta a Palermo, come è noto, tra il 24 e il 25 novembre 2012), c'era anche il "concept runner" Daniele Baranzini che, già al suo esordio in 24 ore, al Campionato italiano FIDAL 24 ore su strada in occasione della Milano 24 dello scorso giugno, aveva sorpreso atleti ed appassionati per la sua tenacia e per la sua determinazione ad andare avanti, sfidando la fatica e le avverse condizioni atmosferiche.
Anche a Palermo, Daniele Baranzini si è messo in corsa con analoga grinta a quella mostrata a Milano e forse ancora di più.
E' partito nella sua corsa solitaria, tenendosi sin da subito alla testa della corsa senza alcuna concessione a distrazioni e a momenti di relax, in un rapporto esclusivo tra sé e la pista che correva sotto i suoi piedi: uomo solo al comando, unicamente all'inseguimento di se stesso. Poi, un piccolo incidente lo ha convinto alla prudenza: un fastidioso doloretto al ginocchio lo ha indotto a rallentare alla 19^ ora (quando ancora camminava ad un'andatura di circa 10 km all'ora) e, quindi, a fermarsi (dalla 20^ ora in avanti). Ciò nonostante, visto l'importante riscontro chilometrico accumulato, è potuto salire sul terzo gradino del podio.
Tra la pista di Palermo e Daniele Baranzini rimane così un conto aperto e questo ci varrà sicuramente il piacere di rivederlo nell'edizione 2013 della 24 ore del Sole.
Nelle ore notturne, Daniele Baranzini correva con gli occhiali da sole: una stranezza per tanti che stavano a bordo pista.
Tanto che molti mi hanno chiesto il perché.
Nella mia aneddottica personale, avevo un punto di riferimento: un mio amico che ogni anno partecipava alla 100 km del Passatore, dall'inizio alla fine la correva, indossando con un grosso paio di occhiali da sole con le lenti scurissime. Non li levava nemmeno con l'oscurità più fitta. Mi diceva che lo faceva perchè la forte riduzione dell'acuità visiva gli consentiva di concentrarsi maggiormente sulla sua interiorità, evitando distrazioni provenienti dall'esterno che potessero compromettere il suo stato mentale di "disancoraggio".
Ovviamente, alla fine della gara, non ho potuto fare a meno di confrontarmi con Daniele su questo aspetto.
Lui mi ha dato delle risposte e, poi, a distanza di qualche giorno, mi ha scritto il breve commento che segue.
Commento che va letto, come Daniele tiene a precisare, con molta ironia...
Le argomentazioni di daniele non sono peregrine: peraltro in natura esistono dei meravigliosi adattamenti di mamiferi che hanno la necessità di mantenere sempre il controllo della motilità 24 ore su 24. Si tratta dei delfini, in particolare, che dal punto di vista neurofisologico sono stati molto studiati e di cui si è visto che mettono a dormire soltanto metà cervello alla volta, mentre l'altra metà continuare a mantenersi operativo.
(Daniele Baranzini) Il “corridore sonnambulo”. Dato che Maurizio Crispi mi ha chiesto il motivo per cui ho portato degli occhiali da sole per tutta la notte alla gara della “24 Ore del Sole” a Palermo colgo l’occasione per rispondergli e suggerire un argomento del tutto personale e forse originale (se non totalmente bizzarro!) sui modi di riposare in una ultra-maratona. Ovviamente ognuno ha il proprio personale modo di riposare. E il mio modo è il seguente.
Corro con gli occhiali anche di notte perché mi facilitano molto dei brevi momenti di sleep-running (un modo inglese per descrivere una corsa con un ridotto stato di veglia). Dormo correndo dei tratti di 35/45 passi. Lo faccio dove posso (in pista solo sui rettilinei!) e quanto più posso, lo faccio quando ho davanti la strada libera… e la strada deve essere piatta!
La corsa al buio fa riposare l’unico oggetto che corre veramente nelle mie gare lunghe, cioè il cervello (bacato per la maggior parte del tempo e razionale a tratti). Ovviamente è impossibile dormire completamente mentre si corre (è una barzelletta!) ma si può arrivare fino a un breve stato di semi-veglia temporanea, quello si!
Questo non è un caso assurdo, perchè la natura ci offre esempi chiari e reali di situazioni simili allo sleep running. Ad esempio, si pensi ai sonnambuli che dormono e camminano!
O gli squali e i delfini che pare addormentino metà cervello mentre nuotano, e lo fanno riposare.
Secondo alcuni studiosi infatti non esiste un singolo interruttore del sonno che interviene quando si è stanchi, ma piuttosto l’area stanca del cervello si spegne…. e buonanotte.
Quando si è capaci di entrare in sleep-running allora liberi gli occhi dal guardare l’orizzonte, la strada, le scarpe, gli altri corridori, gli spettatori.
Stacchi la spina per un attimo e sei nella corsa al buio. Diventi a tutti gli effetti un “corridore sonnambulo”. Insomma gli occhiali mi facilitano lo sleep-running.
Niente di più niente di meno. Comunque, con lo sleep-running non si trovano certo modi più efficaci o efficienti di correre una gara. Semplicemente ci si riposa un pochettino in movimento. E questo in una gara ultra può essere comodo.
A patto di farlo su una strada piatta e da soli!
Provare per credere