Tra il 30 aprile e il 1° maggio, si svolgerà la 4^ edizione dell'Abbots Way, l'ultra trail organizzato dai Lupi d'Appennino, lungo l'antica Via degli Abati, la stessa che ha percorso San Colombano per fondare la città di Bobbio. Quasi tutto pronto sull’antico percorso degli abati irlandesi che da Bobbio raggiungevano la Via Francigena. La quarta edizione della Abbots Way prenderà il via dal Teatro delle Rose di Pontremoli nella mattinata di sabato 30 aprile e si chiuderà in Piazza Santa Fara a Bobbio in serata per i partecipanti alla tappa unica, e domenica 1 maggio per gli atleti iscritti alla gara strutturata su due tappe.
Sono già 330 i partecipanti iscritti da tutto il mondo, di cui 200 si sfideranno nella gara più impegnativa: in un’unica soluzione tutti i 125 km che dividono Pontremoli da Bobbio, attraverso 4 valli e 5.500 metri di dislivello complessivo, su un percorso caratterizzato da una bassa percentuale di asfalto (meno del 30%). Un’autentica impresa, una sfida prima di tutto con sé stessi per atleti alla ricerca dei propri limiti. Sosta e pernottamento a Bardi, a metà percorso, per i partecipanti alle due gare in tappa doppia, sia individuale che a coppie. Il crescente successo della manifestazione che coinvolge tre province (Massa Carrara, Parma e Piacenza) è testimoniata dalla promozione della Abbots Way a prova di qualificazione ufficiale per i mondiali di ultratrail in programma in Irlanda: sono pertanto attesi i più forti atleti italiani della specialità, oltre ad ultramaratoneti di diverse paesi europei.
Piacenza Sera seguirà in diretta web la gara, dalla partenza a Pontremoli all’alba, al passaggio intermedio di Bardi in tarda mattinata, fino all’arrivo a Bobbio nella serata di sabato 30 aprile. Un monitor installato i Piazza Santa Fara, in prossimità dell’arrivo, permetterà di seguire durante la giornata le affascinanti immagini registrate durante tutto il percorso, con passaggi nei boschi e lungo le valli dell’Appennino Tosco Emiliano.
Di seguito, alcune notizie storiche e naturalistiche sulla "Via degli Abati" , scritte da Giovanni Magistretti, studioso piacentino scopritore della Via degli Abati.
La Via degli Abati, o “Francigena di montagna”, è un antico itinerario alto-medievale che i monaci del monastero di San Colombano di Bobbio seguivano, sin dal VII secolo, nei loro viaggi verso Roma, prima che la Francigena di Sigerico assumesse il ruolo di percorso principale noto oggi.
La strada veniva già utilizzata dai longobardi nel VII secolo quando i bizantini, occupando la Cisa, impedivano loro il transito da Pavia verso i territori di Toscana e Lazio, obbligandoli al passaggio alternativo attraverso il Passo Penice e Bobbio.
Il monastero di Bobbio, fondato nel 613 dal monaco irlandese Colombano, grazie a un’iniziativa lungimirante dei re dei Longobardi di Pavia, Agilulfo e Teodolinda, è stato la più importante fondazione monastica nell’alta Italia dal VII al XI secolo e costituì un centro di cultura e civiltà tra i più importanti del periodo, tanto da esser chiamato la “Montecassino del Nord”. Gli abati furono sempre personaggi di grande rilievo, provenienti da ogni parte d’Europa, attratti dal fascino culturale, religioso e politico che il nome di Colombano e la potenza del monastero esercitarono, per almeno tre secoli, sulla società del tempo. L’itinerario è stato riscoperto, negli anni dal 1995 al 2000, da Giovanni Magistretti, studioso piacentino componente dell’Associazione Amici di San Colombano di Bobbio, che ha utilizzato per la parte storica varie fonti, tra cui il Codice Diplomatico del Monastero di San Colombano, e verificato più volte le diverse ipotesi sul territorio, nel tratto Bobbio-Pontremoli, fino a arrivare a un percorso condiviso. Sono state pubblicate sull’argomento diverse relazioni, tra cui la prima, “ La via degli Abati”, da Bobbio a Pontremoli verso Roma, che venne presentata nel 1999 nel convegno internazionale di Bobbio sulle “Vie di comunicazione tra Langobardia e Toscana nel Medioevo” e, successivamente, nel 2000 sulla rivista “Archivum Bobiense”. Altre relazioni sono state pubblicate nel 2007 e nel 2009 dalla Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi.
La via collegava la Pianura Padana con Pontremoli e toccava l’abbazia di Bobbio, nel cuore dell’Appennino, dove i pellegrini, diretti a Roma e provenienti dalla Francia, dalle isole britanniche e da Pavia, passavano a venerare le spoglie di San Colombano, grande abate irlandese e padre, con San Benedetto, del monachesimo europeo (per questo a Pavia e a Lucca esistevano, già in età longobarda, ospedali e chiese dedicate a San Colombano). Era, parimenti, utilizzata dagli abati per recarsi a Roma per i rapporti con il pontefice e anche per il trasporto di persone e prodotti dai numerosi possedimenti del monastero in Val Taro, Val Ceno e Toscana, sino a Bobbio. Bobbio costitui un centro strategico, nel sistema di strutture fortificate per la strada del Borgallo, la meno pericolosa e la più veloce delle vie per Roma, almeno fino a quando la fortezza di monte Bardone (l’odierna Cisa) rimase in mano ai Bizantini che ne controllavano il passaggio.
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