(Filippo Castiglia) Non è un caso che tanti podisti scelgano Roma per esordire in maratona. Gli italiani non lo fanno per via del fatto che si tratti della Capitale, corrono la maratona per lo stesso motivo per cui lo fanno gli stranieri: Roma è la Storia del mondo scolpita nella pietra.
Mentre vai a zonzo per Roma il giorno prima della maratona i podisti spuntano in ogni luogo come i funghi. Girano famelici di attraversare piazze fascinose, visitare mostre inedite, accedere a musei di ogni tipo, stupirsi delle opere custodite in chiese monumentali, osservare palazzi, e meditare mentre il Tevere continua a scorrere.
Li riconosci a prima vista i podisti, in molti hanno la sacca o gli zainetti griffati della gara, calzano scarpe da corsa, hanno i polsi cinti da orologi speciali, sono in ogni dove: evidentemente "Roma" ed il suo fascino supera ogni dictat di guru che impone il riposo quasi assoluto in vista dell'incipiente sforzo.
Ovviamente, la maggiore concentrazione di podisti è al Marathon Village (ma non si poteva chiamare villaggio maratona, o esposizione maratona) questa volta sono in tanti da creare un lungo serpentone in fila tra i palazzi del quartiere EUR. Miracolosamente nessuno cerca di infilarsi, la stessa cosa si ripeterà ai servizi igienici prima della gara file ordinate e pazienti, evidentemente l'alto tasso di stranieri ha avuto benefici effetti.
Il villaggio maratona è un ibrido tra fiera di paese ed esposizione tecnicissima degli ultimi ritrovati podistici, promozioni delle maratone prossime venture del globo terraqueo.
La monumentalità recente dell'EUR l'indomani mattina è ormai dimenticata, una forza misteriosa ed invisibile attira podisti di ogni taglia, risma ed abbigliamento (per l'occasione erano presenti svariati fantasmi, superman, l'uomoragno, minnie e topolino, centurioni pronti all'agone, e svariati altri personaggi) nei pressi del Colosseo dove la concentrazione è nuovamente massima.
Nuvole minacciose si avvicinano e, appena prima del via, lasciano cadere grosse gocce di pioggia, i podisti stretti come pinguini d'Antartide fingono tranquillità olimpica, ma al via partono ondeggiando sulle note del conto alla rovescia degli "Europe".
S'allungano sulla estensione del percorso, man mano riconoscendo luoghi: piazze, basiliche, piazze, cupole, architetture di epoche diverse che si aprono sorprendenti ad ogni curva del percorso, a volte accompagnate dalle note di bande muscolose di fiati e percussioni.
Ci pensa il Tevere a ricordare che tutto scorre, ma la pietra torna a chiedere attenzione con sampietrini infidi e viscidi per la pioggia fino a quando ai bordi delle strade gli spettatori da radi diventano numerosi e fitti, generosi di incitamenti. Lì la stanchezza sparisce, le gambe hanno nuove energie o ne trovano di nascoste alla vista del Colosseo.
Gli arrivi si susseguono tra andature ora affaticate e scomposte, ora armoniche e leggere, smorfie di fatica e sorrisi soddisfatti. I podisti vengono accolti con la medaglia al collo ed un telo luccicante e termico sulle spalle, avanzano di passo fino al ritiro dei propri zaini, qualcuno mimetizza le lacrime dell'emozione con le gocce di pioggia che continuano a cadere.
Hanno invaso una città vivendola di corsa ed ora esausti ripensano a quello che hanno fatto, circondati dalle "pietre" che hanno la memoria della Storia dell'umanità.
Acea Maratona di Roma (20^ ed.). Una raccolta di immagini (37 photos)
scrivi un commento …