E' uscito per i tipi di Garzanti (2013) un bel libro che tutti coloro che amano camminare dovrebbero leggere: si chiama "Andare a piedi. Filosofia del camminare" ed è stato scritto da Fréderic Gros: un libro per chi è già in cammino (e per chi non è ancora partito); un libro per chi vuole arrivare a destinazione (e per chi preferisce godere del tragitto); un libro per chi si impone una disciplina (e per chi vuole respirare libertà).
Camminare è sicuramente una delle azioni più comuni delle nostre vite.
Ma Frédéric Gros, con un libro originale e delicato, ci fa riscoprire la bellezza e la profondità di questo semplice gesto e il senso di libertà, di crescita interiore e di scoperta che esso può riuscire a suscitare in ciascuno di noi. Attraverso la riflessione e il racconto magistrale delle vite di grandi camminatori del passato – da Nietzsche a Rousseau, da Proust a Gandhi che in questo modo hanno costruito e perfezionato i propri pensieri –, Andare a piedi propone un percorso ricco di curiosità, capace di far pensare e appassionare. Nella visione limpida ed entusiasta di Gros, camminare in città, in un viaggio, in pellegrinaggio o durante un'escursione, diventa un'esperienza universale che ci restituisce alla dimensione del tempo e ci consente di guardare dentro noi stessi. Perché camminare non è uno sport, ma l'opportunità di tornare a godere dell'intensità del cielo e della forza del paesaggio.
Nota bio. Frédéric Gros è docente di Filosofia all'Università di Parigi-XII e all'Istituto di Studi Politici di Parigi. Si è occupato di storia della psichiatria, di filosofia del diritto e del pensiero occidentale sulla guerra. Studioso ed esperto dell'opera di Michel Foucault, ha curato l'edizione degli ultimi corsi da lui tenuti al Collège de France. Naturalmente, camminare è una delle sue passioni. Uscito in Francia nel 2009 e divenuto un sorprendente bestseller,Andare a piedi è in corso di pubblicazione in sei paesi.
(Di seguito la recensione comparsa sulla Newsletter "Il Cammino") - Seguivo Frédéric Gros da qualche tempo perché un amico mi aveva parlato del suo libro. Bel colpo averlo tradotto in italiano! Bel colpo per noi camminatori, perché abbiamo con questo libro l’opportunità di fare nuove riflessioni sulla nostra passione. Gros è docente di filosofia all’Università di Parigi, ed è appassionato di camminare. Ecco che il suo libro mette insieme le due competenze e ci parla, a capitoli quasi alterni, di grandi pensatori, filosofi, scrittori, poeti del passato per i quali il camminare era importante, ma ci parla anche di come Frédéric Gros ha saputo costruire una sua filosofia del camminare.
Diciamolo subito: il libro è molto leggero, non è un trattato che si prende troppo sul serio, Gros ha il dono della divulgazione. E racconta filosofi come Rousseau, Nietzsche o Thoreau partendo dalle loro vite private, dalle lettere o dagli appunti, per mostrare come per costoro il camminare fosse alla base del loro pensiero, cosa che a scuola nessuno ci aveva raccontato. Senza il camminare, insomma, Rousseau, Nietzsche, Thoreau, Rimbaud, ma anche Kant e Gandhi, non sarebbero stati loro, cioè non avrebbero espresso la loro creatività.
Una analisi interessante Gros la fa partendo dalla filosofia greca. Non è vero, secondo lui, che i filosofi greci amavano camminare. Peripatetici solo di nome, ma nei fatti stanziali. Gli unici che hanno uno spirito da camminanti sono i cinici. Sempre a vagare, a vagabondare di città in città. Bastone in mano, come vestito un pezzo di stoffa, bisaccia quasi vuota. È a loro che assomiglierà il pellegrino medievale. Predicando una filosofia molto in sintonia con il camminare. Esiste solo “l’elementare”: il sole, il vento, la terra, il cielo. E la natura come crudezza: selvaggia, spudorata. Per i cinici, poi, la conquista è di saper dar valore solo al “necessario”:
Un giorno Diogene vede, alla fontana, un bambino che per bere unisce a coppa i palmi delle mani. Il cinico si ferma di botto, sbalordito, e dichiara: un fanciullo mi ha dato lezione di semplicità. Allora estrae dalla magra bisaccia una coppetta di legno e la butta via con un sorriso di trionfo. Felice perché ha trovato il modo di alleggerirsi.
Anche Gros impara tanto dal camminare, e noi dal suo libro per esempio impariamo una riflessione importante sul fatto che in cammino si provano tutti gli stati del benessere, in modo diverso, ma in modo completo: gioia, piacere, serenità, felicità. Perché il piacere è un benessere fisico, dato dall’incontro, mangiare mirtilli o more, per esempio. La gioia è atto attivo ed esigente e in cammino la gioia è un basso continuo, pienezza, gioia di esistere. Lafelicità è un attimo, irripetibile, per questo fragile. La serenità è distacco, nell’alternanza di riposo e movimento. La serenità è legata alla lentezza del cammino, al suo carattere assolutamente ripetitivo, bisogna rassegnarcisi. Non resta altro da fare che camminare, nient’altro.
Insomma, si tratta di un libro che entra di diritto nella biblioteca dei camminanti.
Unica nota dolente: i traduttori continuano a fare un errore nella traduzione di “marche” dal francese. Errore fatto in passato con il libro di Le Breton da Feltrinelli (Elogio della marcia), errore fatto adesso fortunatamente non nel titolo (che da “Marcher, une philosophie” poteva erroneamente diventare “Filosofia della marcia”) ma nel testo spessissimo si parla di marcia, dove è chiaro che in italiano si deve intendere cammino, camminare, camminatore, camminante, ecc. Con la marcia noi non centriamo niente, la marcia è militare o è sportiva, noi no.
Frédéric Gros – “Andare a piedi. Filosofia del camminare”, Garzanti 2013 – 14,90 euro
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