Battista Marchesi prosegue nelle sua fatica. Ha raggiunto gli Ottomila chilometri percorsi (e, quanto all'enormità della sua impresa, è come se fosse arrivato sulla cima più alta del mondo) e adesso, continuando ad impilare giudiziosamente e con infinita pazienza le sue tappe giornaliere una sull'altra quasi fossero mattoncini di un gioco di costruzioni, si accinge a scendere nel fondo della Fossa delle Marianne, attraversando di continuo nuovi scenari di geografia fantastica e fantasticata, e muovendosi come uno Xavier De Maistre nel suo “Viaggio attorno alla mia camera”.
Il viaggio di Battista consiste di tanti mattoncini (e tappe giornaliere) che Tista sta impilando una sull’altra, un po’ tra il gioco e la serissima impresa, mentre come nuvole che passano nel cielo la sua mente viene attraversata da mutevoli scenari emozionali.
Ma, nello stesso tempo non perde d’occhio il riferimento concreto all’impresa del francese Serge Girard che camminò e corse da Parigi sino a Tokyo (Trans-EurAsia, tra il 205 e il 2006), percorrendo 19.097 km in 262 giorni: la bella notizia è che nel suo ruolino di marcia, rigorosamente controllato grazie al suo garmin, Tista – a parità di giorni impiegati da quando si è messo in movimento – è in vantaggio di circa 700 km rispetto al Campione francese. “Zucchero non guasta bevanda”, come si suol dire.
Questi 700 km di vantaggio, rappresentano un margine operativo che gli consente di stare più tranquillo, se in qualche giorno non dovesse rispettare interamente il suo ruolino di marcia.
La tappa del 12 giugno descritta dalla cronaca di Vitaliano “Diavolo Rosso” Grassi è stata una tappa bagnata, letteralmente affogata in un mare di pioggia, in cui - in fondo - non faceva alcuna differenza stare fuori o dentro i flutti corruschi del fiume Oglio: ma nemmeno questo ha modificato la determinazione di Tista che affronta le difficoltà con levità e buonumore e magari cantando…
Ecco, di seguito, la cronaca di Vitaliano Grassi.
(Diavolo Rosso. 12 giugno 2012) Un evento importante lo si festeggia come si vuole, Battista marchesi – per gli amici, “Tista” - lo festeggia per strada sotto un acquazzone che non ha voluto patteggiare (solo i politici lo possono fare). Lui aveva chiesto una tregua, almeno stavolta, ma Giove Pluvio, irremovibile ha risposto di no. Non si è lasciato corrompere, nemmeno di fronte agli ottomila “Eurochilometri”del nostro campione, che si sono allontanati.
Con irremovibile baldanza, ha perfino aggiunto: “Ognuno deve fare il suo mestiere, io non faccio regali a nessuno, qui non siamo alla fiera degli Obei-Obei di Milano, qui non c'è niente da barattare”. Tista non s'arrabbia, non vuole battibeccare, oggi ha i suoi conti da sistemare.
“Ho un buon vantaggio di quasi settecento chilometri rispetto all'impresa del campione francese Serge Girard - ribatte compiaciuto Tista – e ciò, per me, rappresenta uno stimolo psicologico fondamentale: avere una riserva di energia ti fa riposare la mente e non ti manda fuori di testa”.
Anche oggi Marchesi sembra non incontrare nessuno. C'è il solito fiume Oglio che resta muto come sempre. E' piuttosto nero, anzi a dire il vero è di color cioccolato e va paurosamente di onda, meglio lasciarlo stare.
Chi vuoi trovare in giro con un simile tempaccio? Da lontano spunta solo un grigio Angelo. Ma non è un Angelo del Paradiso, bensì è Angelo Possessi, ottantun anni suonati, un amico di vecchia data. Anche lui è proprio come Tista: un atleta temerario. E si nota subito: i suoi passi sono svelti e decisi, è proprio un marciatore.
Si abbracciano, si stringono forte, si sussurrano qualche parola, sui loro volti si dipinge un forte turbamento. “Sono trascorsi solo vent'anni dall'ultimo incontro, ci eravamo conosciuti mille anni fa sulle piste innevate delle montagne bergamasche. Angelo, - ricorda Tista - quando inforcava i suoi sci, incuteva paura anche alla neve che si scansava per farlo passare”.
Solo un infarto gli ha impedito di continuare a gareggiare nel lontano 1984. Ha agganciato al chiodo la sua attrezzatura, senza però smorzare la sua passione sportiva. Superata l'impasse, è tornato indietro con gli anni: l'Atletica giovanile lo ha voluto come Tecnico Istruttore.
Incontrandosi, si danno la mano e come due scolaretti sotto la pioggia e se ne vanno a cercare un riparo. Hanno ancora molto da raccontare, ma il tempo è scaduto. Tista si stacca, non vorrebbe andare via, ma il suo cuore batte forte e supera le sue quarantaquattro abituali pulsazioni, che ora non riesce più a controllare. È stato un incontro straordinario di nostalgiche ebbrezze sportive che, vuol tenere strette strette a sé.
Non ha l'immunità parlamentare e nemmeno l'immunità emozionale, poiché riprende subito in mano la situazione: adesso si ricorda quel che deve fare.
Ma che fai? Tista! Tista! almeno oggi, non salire su quella panchina, potresti scivolare, piove a dirotto, lascia perdere, lo farai un'altra volta. “Sei peggio delle anatre di Montisola, hai imparato da loro: una scrollata di piume e ritorni asciutto come un panno tolto da un'asciugatrice”.
“Se piove - risponde Tista mentre fa il suo stretching - poi arriva il sole, questo lo diceva anche Giupì, la maschera bergamasca che ogni tanto gli piace ricordare”.
E' inutile lamentarsi o mordersi le unghie dalla rabbia!
“Bisogna pazientare”!
Tista lo ha capito, preferisce prendersi in giro, con uno stratagemma per... non dover mollare.
Non è un mago, ma lui sa anche inventare. Se vede le pozzanghere non le vuole disturbare. Quando può salta persino sui muretti, ne approfitta per asciugarsi le scarpe ormai imbrombate e appesantite. Qualcuno si metterebbe a piangere su questo muro del pianto, lui invece canta persino: “Scendeee ... laaa ... pioggiaaa ...”, ma solo alcune strofe, poi tace. Non se le ricorda più. Non fa niente, tanto il muro ora non c'è più.
Il suo è un canto libero e di gioia, non di rabbia come l'uccello nella gabbia.
E' stracontento oggi, sotto il suo tendone, un ombrellone grande grande. Si concede uno spuntino, non si ferma nemmeno, preferisce ritornare: Lovere lo aspetta.
Un ritorno anticipato, per cambiare scarpe maglie e calzoncini, breve sosta e un riposino. Poi si torna, manca poco, un paio d'ore ed è finita.
Si tocca le gambe, le sfiora soltanto, ha pura di farle del male; solo Davide Gaioni, l’amico fisioterapista le sa manipolare.
Molto presto si ritira, scoccano le ore 21,50.
Vuol vedere Carosello, dieci minuti solamente e poi a nanna come i bimbi del .. ‘57 - anno in cui nacque la trasmissione. “Se tutti i bambini - sussurra Tista - guardassero il mio Carosello, al mattino sarebbero svegli come me”.
Non si addormenta subito, la solitudine che sempre lo tampina l'ha chiusa a chiave nello sgabuzzino. Prima di addormentarsi, comincia a sognare per non sentirsi solo.
Dopo aver scalato il suo “Ottomila” si sveste da alpinista, indossa una muta: ma cosa vuole fare?
Si immerge. Ormai è diventato un pesce. Vuole raggiungere le sue “diecimila leghe” negli abissi di quel profondo mare custode fidato dei suoi più audaci desideri.
Una giornata così, Tista la vorrebbe incorniciare.
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