(Elena Cifali) Da che corro non avevo mai "partecipato" ad una gara da spettatrice. Di solito io sono quella in magliettina e pantaloncini e "viaggio" all'interno del nastro a strisce bianco-rosse o delle transenne.
Oggi è stato diverso.
Mi sono concessa una visione diversa dal solito. E, devo dire, che mi è piaciuto molto.
Insomma, applaudire, incitare, incoraggiare gli amici runner è bello quasi quanto correre.
E non importa se a transitare è il primo o l'ultimo di loro, è comunque gratificante fare il tifo per chi sta mettendo l'anima in ciò che fa.
Dicevo che la visione cambia e, così, cambia anche la prospettiva di velocità.
Quando sono in gara guardo sempre i più veloci sfrecciare davanti a me. Irraggiungibili.
Anche se mi allenassi seriamente non riuscirei mai e poi mai ad essere al loro livello. Vanno avanti schizzando come saette, fulminei. Le loro scarpe tuonano al contatto con l'asfalto.
Questa è sempre stata la visuale che ho avuto sino a oggi.
Ma a guardarli dall'altro lato, ragazzi, è tutta un'altra storia.
Io in piedi, composta, vestita di abiti borghesi, senza un filo di sudore che scende, senza il mio cappellino e il viso infuocato.
Nei panni di semplice appassionata, mi senti quasi a disagio.
Bella la mia Catania, tutta vestita a festa,ricamata di Barocco accogliente e generosa con i suoi fratelli podisti.
Mi posiziono in un punto strategico e comincio la mia opera di osservazione.
Mi passano davanti, in fila, in gruppo, con gli occhi bassi o persi all'orizzonte. Il loro ansimare mi sembra un ricordo troppo lontano. Ho come l'impressione che siano "fermi", tutti fermi come statuine del presente.
A tratti, invece, li vedo procedere a rallentatore.
Com'è possibile!
È trascorsa più di un'ora dal via della gara e mi sento più stanca di quando corro.
Che poi, perché ho scelto di non correre oggi?
Me lo chiedo mentre li guardo con un pizzico di invidia.
Torno ad incitarli.
L'arrivo dei primi coincide col passaggio di molti altri che dovranno ancora correre un intero giro. Mi sento angosciata da questa circostanza.
Mentre alcuni arrivano altri, i più lenti, ripartono per l'ultima volta, per l'ultimo giro.
Che testa ci vuole!
Caspita, fare da spettatrice non è poi così semplice come pensavo.
Il mio cervello elabora ogni passaggio, ogni volto stanco, mi immedesimo ...
Se non fossi una maratoneta mi chiederei come si fa a sostenere un tale sforzo fisico per oltre due ore. Vista da questa prospettiva la corsa mi suona come una melodia mai ascoltata prima. Una melodia difficile e stonata.
Mi sento ubriaca ... non avevo mai "bevuto" un simile quantitativo di km da questo lato del nastro.
Che fatica!
E come lottano questi uomini e queste donne pur di arrivare alla meta!
Bravi, bravi tutti ...
Avete coraggio, forza, costanza e determinazione.
E ciò che più mi sorprende é che tutto ciò mi appartiene.
Alla prossima ..
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