(Maurizio Crispi) Si fa strada nella consapevolezza dei runner la necessità di rendere possibile la partecipazione alle gare su strada in termini di esperienza cinestesica anche a quei disabili che per la la natura della loro disabilità non sono in condizione di muoversi autonomamente su wheelchair o handbike.
E, all'insegna della solidarietà, sono nati diversi gruppi di runner "trasversali" o appartenenti ad uninca associazione sportiva che, lasciando da parte di tanto in tanto, velleità performativ, si prefiggono di "spingere" nelcorso di una maratona (o di gare su altra distanza) un disabile.
Ci sono gruppi che, per così dire, si "mettono a disposizione", come ad esempio è il caso dei "Maratonabili" (che si pongono come un autentico fenomeno che si è diffuso a macchia d'olio" nel mondo delle maratone) oppure altri che nascono e si strutturano attorno ad una persona in particolare, come è il caso de "Gli spingitori di Fabrizio" dell'ASD Rimini Marathon".
Sono lodevolissime iniziative di solidarietà che, portate avanti da uomini e donne generosi e animati da tanta buona volontà, spesso si tramutano in una grande festa che allegerisce l'animo di tutti, atleti e spettatori, tanto che nuovi atleti si convertono a questo "verbo" e si rendono disponibili a spingere un disabile in una delle tantissime gare su strade in calendario da un anno all'altro.
Adesso, negli ultimissi anni si apre un'altra frontiera che è quella di rendere possibile ai disabili di fare l'esperienza della montagna, sia in termini di passeggiate ed escursionismo, sia come partecipazione a gare in senso più stretto.
Ciò si é reso possibile con l'uso della "joelette" che è appunto uno speciale dispositivo per il trasporto dei disabili su percorsi accidentati, non una sedia a rotelle tradizionale, ma piuttosto un misto tra baldacchino - o la sua forma più semplice, la "portantina" (la "sedia volante" di un tempo) - e la barella, fornita di un unica ruota, in modo da consentire ai due trasportatori di fare scorrere la ruota sulla superficie del sentiero (o del declivio) se la sua superficie lo consente oppure di tenere il dispositivo del tutto sollevato, trasportandolo a forza di braccia.
Si tratta in sostanza di una variante della cosiddetta "sedia portantina" che nella sua concezione originale è stata costruita e brevettata per evacuare da luoghi disagevoli soggetti disabili e impossibilitati a deambulare.
E, anche in Italia, alcune associazioni sportive hanno cominciato ad attivare dei progetti che ne prevedono l'uso, come, ad esempio, in Trentino, come viene illustrato in quest'articolo del 2008: Montagna accessibile a tutti con la Joelette: inaugurata dalla Sat di Arco la carrozzina per il trasporto dei disabili in vetta
Tutte le gare trail - secondo - me - su percorsi ovviamente più brevi e "adattati" dovrebbero incoraggiare la partecipazione di disabili trasportati su simili dispositivi.
Sarebbe bello che gli organizzatori addirittura si fornissero con una-due joelette, in modo tale da poter incoraggiare disabili e loro accompagnatori alla partecipazione.
Per non parlare delle stesse associazioni podistiche che, se volessero fare una cosa buona e lodevole, potrebbero fare la stessa cosa, in modo tale da offrire a disabili la possibilità di essere trasportati per speciali esperienze trail: sarebbe un modo solidale per tenere conto dei diversamente abili.
Lode dunque a quegli organizzatori e a quelle associazioni che vorranno prendere in considerazione la tematica.
La foto in alto è stata scattata in occasione del Tenerife Blue Trail 2014, dove con intento lodevole da parte degli organizzatore, è stata inserita nel palinsesto della manifestazione, anche un trail "adattato" per disabili, di cui alcuni nella tradizionale wheelchair ed altri trasportati su Joelette (per entrambe le categorie obbligatorio l'uso del casco protettivo).
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