Nel pomeriggio ho ricevuto più di un messaggio da parte di amici che mi informavano del caso di una collega runner deferita al Tribunale Nazionale Antidoping.
In tanti mi chiedono cosa ne penso e alcuni mi consigliano addirittura di “non essere troppo severa”.Che sia chiaro, la runner in questione non è ancora stata condannata, e secondo la legge italiana si è innocenti finchè non viene dimostrato il contrario. Dunque la mia sarà una riflessione a carattere generale sull’uso del doping.
Mi faccio delle domande, prima fra tutte: “Perché?”
Cosa spinge uno sportivo a ricorrere al doping?
Ho provato a darmi delle risposte. Ma non sono stata convincente con me stessa: dopotutto l’unica colpa che non ho nella mia vita è quella del vizio. Non ho mai fumato, mai bevuto alcolici e non mi sono mai drogata. Trovare la risposta alla mia domanda diventa ora più difficile.
Una prima risposta posso trovarla nel fatto che sicuramente nutrono la volontà di migliorarsi, la volontà di arrivare “prima” di quanto non si possa fare senza “l’aiutino”.
Mah!
Non mi convinco …
Continuo a non capire e vorrei fortemente che qualcuno mi desse la risposta che cerco.
Forse l’unica cosa che posso fare è domandare a loro, a coloro che hanno sbagliato.
Certamente non voglio fare la parte del parroco sul pulpito, so per certo che i fedeli dimenticano ogni buon proposito appena cinque metri più in là del sagrato.
Io non sono nessuno per predicare, per giudicare, per mettere il dito in cose che poco conoscono. Ma, amici che finite sulla bocca di tutti per un caso di doping, chi volevate prendere in giro?
Credevate davvero che nessuno avrebbe mai capito, sospettato, scoperto?
E adesso che il giochino è finito male, come vi sentite?
Rubare un minuto, due minuti, cinque minuti ad un crono , rubare una posizione ad un altro atleta che suda come e più di voi non vi fa stare male?
No, dico sul serio!
Io non ci dormirei la notte, sicuramente sognerei sogni che non vorrei mai si avverassero.
Com’è possibile che non ci abbiate pensato prima?
Mi chiedo in quale cerchio dell’Inferno vi infilerebbe Dante Alighieri. Tra i fraudolenti? Tra gli ipocriti? Tra i falsari? O peggio tra i "tradimentosi"?
Ho il vago sospetto che Dante avrebbe creato un girone apposito, il girone degli "Inutili"!
Due anni di squalifica sono la giusta punizione per averci ingannati?
Forse sono troppo pochi, forse, come suggerisce qualcuno ne servirebbero almeno cinque, o forse la squalifica dovrebbe essere a vita.
Che tristezza!
Tre anni fa, quando iniziai a correre pensavo che “tra di noi” certe meschinità non esistessero. Dopotutto siamo i runner della domenica, quelli che si incontrano più per far festa e foto che per arrivare primi. E, poi, primi di chi ?
Non stiamo neppure facendo le Olimpiadi, stiamo “solo” correndo.
Ma forse non tutti intendono la corsa come passatempo, non tutti hanno capito il vero senso e il vero valore di questa disciplina così semplice e, al contempo, così complessa.
La corsa è una filosofia di vita.
Filosofia basata su sacrifici, responsabilità, determinazione e sudore.
Sudore! Tanto sudore, d’estate e d’inverno!
Continuate a prendere le pastigliette, forse riuscirete ad arrivare prima di me, ad avere un crono più dignitoso, ma la sconfitta che portate dentro è più pesante delle gambe martoriate da centinaia di chilometri.
Sapeste com’è bello tagliare il traguardo potendo ridere e gioire di se stessi, delle proprie capacità, delle proprie fatiche.
Sapeste com’è bello, quando il sole tramonta, andare a letto e ripetersi migliaia di migliaia di volte “Ce l’ho fatta anche questa volta!”.
Due anni di tempo per pensare, per pentirsi, per chiedere scusa.
Sì, chiedere scusa, perché non imbrogliate solo voi stessi ma tutti coloro che hanno corso le vostre stesse gare.
Bene, quel che dovevo dire l’ho detto.
Sono stata troppo severa? No, non credo. Troppo presuntuosa? Non credo neppure questo.
Ho potuto parlare dall’alto della mia onestà podistica.
Io sono qui, pronta a correre, correre col solo aiuto di me stessa.
Viva la corsa, viva la corsa “a gambe pulite!”.
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