La catanese SuperElena Cifali (ASD Movimento é Vita Gela) non ha mancato di partecipare alla 1^ edizione del Duathlon Off Road "Ricordando Rosario" che si è svolto il 17 settembre 2012, a Piano Battaglia (Palermo).
Fedele alla tradizione, anche di questa gara che rappresenta una novità rispetto alle gare trail e alle podistiche su strada da lei sperimentate, ha voluto raccontarci questa sua esperienza.
La novità importante è che, considerando il tipo di formula proposta dagli organizzatori della gara, la nostra SuperElena ha voluto accostarsi alla gara, come modo per realizzare un'impresa comune con il marito Ezio Sanfilippo che ha disputato la frazione in MTB.
E, alla fine, come coppia mista, i due intrepidi coniugi sono stati anche premiati nella graduatoria delle coppie miste.
Qui di seguito, il suo racconto.
Ci sono tanti modi per divertirsi: io ho scelto di correre.
Ci sono tanti modi per vivere: io ho scelto di correre.
Ci sono tanti modi per fare nuove amicizie: io ho scelto di correre.
Ci sono tanti modi per far parlare di se: io ho scelto di correre.
Ci sono tanti modi per trascorrere un fine settimana diverso: io ho scelto di correre.
Ci sono tanti modi per avvicinarsi alla natura: io ho scelto di correre.
Ci sono tanti modi per sognare nuove conquiste: io ho scelto di correre.
Ed è per tutti questi motivi che, in coppia con mio marito Ezio (che si è occupato del tratto in bicicletta), che ho scelto di partecipare al Duathlon di Piano Battaglia. La giornata aveva il nobile scopo di ricordare Rosario, un ragazzo strappato alla vita troppo presto.
E qual miglior modo di ricordarlo, se non attraverso quello che a lui piaceva fare? Con una gara sportiva!
A questa esperienza hanno partecipato insieme a me anche Enzo, Francesco e Salvo con le loro famiglie.
Partiti tutti insieme dai paesetti alle pendici dell’Etna abbiamo cambiato panorama spostandoci dalla nera lava alla liscia pietra bianca delle Madonie.
Abbiamo approfittato dell’occasione per trascorrere il sabato precedente la gara nella splendida e fatata Petralia Sottana.
Un borgo costituito da eterne casette arroccate sulla montagna, tutte addossate le une alle altre.
Sono rimasta colpita dalla bellezza, dalla pulizia e dalla cordialità delle persone che la abitano. Potrei scrivere intere pagine sul fascino che ha esercitato su di me questo luogo, ma sono qui per raccontare della splendida gara.
Ci siamo spostati sul luogo del raduno di buon mattino, tra i primissimi ad arrivare salutiamo man mano tutti gli amici di sempre: Giuseppe Cuttaia, Carmelo Santoro, Vittorio Ammirata, Gioacchino Maniscalco, i fratelli Saitta, Teresa Ferro, Concetta Filizzolo, Davide Sabatino e tutti gli altri pazzi pazzi ecotrailman.
Per molti di noi sarebbe stata l'occasione per un buon di squadra - un'esperienza sicuamente nuova - con un risultato finale non più dipendente solo da noi, ma anche dal nostro compagno.
Giuseppe ci ha spiegato sapientemente il percorso e le sue insidie.
In breve tempo siamo tutti sulla linea di partenza… e viaaaaaaaaaaa!
Come al solito parto con cautela insieme a Salvo ed Enzo, iniziano subito i 4 km di salita.
Sto molto attenta a non finire con i piedi nel fango, le scarpe slittano e ho come l’impressione di correre sul sapone liquido. L’odore emanato dalla fanghiglia è pungente essendo un misto di terra e sterco lasciato dalle mucche e dalle pecore che scorgiamo intorno a noi, frequentatrici abituali di questi pascoli di montagna.
Rompere il fiato, iniziando subito con la salita, non mi è facile, a 1600 metri l’altitudine fa la sua parte. Ma ormai mi conosco e so perfettamente che in salita posso dare il massimo, se voglio recuperare qualche posizione. Supero molte persone tra cui alcune donne.
Mi ritrovo capo fila senza nemmeno accorgermene. Qaundo arrivo in cima alla montagna, la nebbia mi avvolge come ovatta, dandomi un senso di calore e tenerezza nonostante la temperatura sia tutt’altro che calda. Mi appoggio con le mani alla croce posizionata sulla parte più alta e urlo ad Enzo che si trova poco dietro di me: “Il mondo è mioooo...”; presa da un'irrefrenabile euforia, rido e mi compiaccio per quello che sto facendo, per come lo sto facendo, per le persone che ho vicine a me.
Il fiatone mi abbandona velocemente: adesso inizia la discesa, una stramaledettissima discesa spaccapiedi e ginocchia. Urlerei volentieri di dolore ogni volta che il mio piede destro batte per terra. La spina calcanerare si fa sentire e non mi concede tregua. Rallento mio malgrado la discesa che, tra le altre cose, mi fa una terribile paura.
Il sentiero è tortuoso e pieno di pietre, fango e radici che spuntano insidiose dal terreno. Mi sembra di fare un percorso ad ostacoli ed invidio chi si lascia andare in una corsa sfrenata, letteralmente scaraventandosi a valle.
Enzo si è fatto strada e in un batte d’occhio è già lontano da me, così come Salvo.
Dietro di me una voce di donna mi chiama per nome, dicendo: “Tu sei Elena Cifali, ti conosco attraverso il web, riconosco la tua maglietta, ce l’ho stampata in mente”.
A parlarmi è Giorgia Pecoraro con la quale correremo i restanti 4 km, quella di Giorgia è una compagnia inaspettata e molto piacevole, iniziamo a parlare di corsa e del suo cane, parliamo, parliamo e ancora parliamo, senza mai distogliere lo sguardo dal terreno. Solitamente la mente viaggia molto velocemente, i pensieri riaffiorano, ma stavolta non riesco ad estraniarmi completamente, oggi mi lascio coinvolgere dalla sua gradita presenza e in men che non si dica siamo a valle.
La discesa è finita, ma la gara no.
Lasciamo lo sterrato ed iniziamo a scorrere velocemente su un breve tratto d’asfalto che ci condurrà a terminare questa prima parte.
Ad aspettarmi Ezio, in sella alla sua bici, gli occhi ci brillano quando ci diamo il 5. Lui parte sicuro, adesso è il suo turno, io posso riposarmi e godere della compagnia di mio figlio Luca che, con solerzia e premurosità, mi porge dell’acqua e mi chiede come sto…
E' tutto come se fossimo una vera squadra.
Mi cambio la maglietta, mi asciugo e mi copro, la temperatura è bassa e temo di prendermi un malanno.
Intenta in queste operazioni non vedo Ezio che conclude il primo dei tre giri di sua competenza.
Al secondo passaggio lo incoraggio ed inizio a prepararmi, tra poco tocca di nuovo a me. Il tempo non mi passa mai, sto fremendo, i miei muscoli si sono raffreddati, insieme ad Enzo decidiamo di riscaldarci nuovamente percorrendo in senso inverso il tratto finale della corsa. Di li a poco scorgiamo in lontananza Ezio: corriamo verso il luogo del cambio, ancora una volta ci scambiamo il Cinque e riparto.
Stavolta indosso la maglietta della mia società.
A farmi compagnia, l’amico Enzo.
I muscoli mi sembrano più rigidi
Mi torna il fiatone.
Cerco di non finire coi piedi nella fanghiglia.
Mi arrampico schivando pietraie.
Benedico il posto in cui mi trovo, un luogo incantato dove la natura, il cielo colmo di nuvoloni minacciosi la fanno da padroni.
In questa terza parte di gara i runner ripercorrono quanto fatto prima da chi era in bicicletta, lo stesso identico percorso (ma sarà soltanto un giro).
Mi sorprendo per la difficoltà che hanno incontrato i miei compagni, certamente pedalare in quelle condizioni, su quelle pietre ed in mezzo a tutto quello sterco non sarà stata una cosa facile.
Questi 5 km finali scorrono in fretta: io ed Enzo facciamo molta attenzione a non perdere di vista il tracciato.
Più di una volta inciampo tra le radici che sporgono insidiose.
Attraversiamo il sottobosco e ci troviamo di fronte un’ultima ripida salita.
L’affrontiamo con la consapevolezza che ormai il grosso è fatto ma l’arrivo sembra sempre un po’ più in là. Saltiamo una pozza di fango che occupa tutta la stradina ai lati della quale due belle mucche cornute ci guardano con i loro grandissimi occhi. Queste mucche, che a greggi abbiamo trovato lungo tutto il percorso mi fanno un po' di paura, ma loro non si curano per nulla di noi, abituate come sono alla presenza umana.
Siamo quasi arrivati, solo poche decine di metri, allunghiamo il passo, ci si fa incontro anche Francesco (il compagno di Enzo) e ci stringiamo per arrivare in riga vicini vicini al traguardo dove ci aspettano tra applausi ed urla festanti tutti gli altri.
Che bello!
Ancora una volta una vittoria per tutti, una vittoria per lo sport, una vittoria per coloro che hanno partecipato e per coloro che ci hanno accompagnati.
Una vittoria per chi ha avuto il coraggio, la forza e la determinazione di organizzare un evento eccezionale, curato nei minimi particolari.
Ancora una volta non posso far altro che essere felice e ringraziare la vita per questo lusso che mi ha concesso.