Di seguito il racconto di Filippo Castiglia (ASD H13.30 Palermo) che ha partecipato il 16 ottobre 2011 alla 5^ edizione dell'Ecomaratona del Chianti a Castelnuovo Berardenga (Siena).
(Filippo Castiglia) Quando si parla di Chianti … tutti pensano al vino.
Quando racconti che hai corso l’Ecomaratona del Chianti tutti ti chiedono anche se hai bevuto il vino… Magari immaginano che si tratti di una gara semiseria dove ai rifornimenti si possa trincare abbondantemente, ma non c’è
bisogno di bere vino durante la gara per rimanere inebriati alla maratona trail organizzata dalla Polisportiva La Bulletta di Castelnuovo Berardenga.
Componente storica del Circuito Ecomaratone d’Italia è la più partecipata del circuito grazie alla posizione logistica ed al richiamo che queste splendide colline esercitano. I puristi del trail con una punta di scettiscimo la giudicano “facile” perché in 42 km ci sono soltanto 1200 m di dislivello positivo, perché ci sono pochi passaggi tecnici, e per lo più si corre su piste e stradelle sterrate.
Ma a ben vedere nasconde le sue insidie, in particolare dovute alla infide crete senesi che bagnate sono plastiche e viscide, ed alla distribuzione delle salite piazzate magistralmente al 25°, 34° e 40° km. E così la ecomaratona “facile” si può trasformare in una serie di detonazioni anche dei più titolati.
L’anno scorso ero partito spavaldo, ma non troppo, le crete erano viscide e malleabili come quelle di un vasaio, al 34° quella spavalderia presentò il conto nei pressi di San Gusmè, lungo un viale costeggiato da superbi cipressi che si rimpicciolivano all’orizzonte per via della salita.
Quest’anno sapevo che la mia sfida era su quella salita, e così predicai prudenza a Vito, mio compagno di ecomaratona, ci godemmo il paesaggio anche se in molti ci superarono lungo i primi km. Siena era vicina, sembrava quasi la si potesse toccare con le dita.
Uomini e donne ansimanti ci sorpassavano nelle discese, ma ad ogni piccola salita qualcuno perdeva terreno. E cominciammo a recuperare posizioni, le crete erano asciutte e polverose, i campi arati erano rugosi di grosse zolle esposte al sole, le boscaglie di querce e pini odoravano come quelle di San Martino delle Scale (Palermo, e questo ci faceva sentire un po’ a casa). A metà gara nessuno dei podisti che sembravano apprezzare la nostra compagnia aveva resistito, tranne qualcuno che si ostinava ad allungare furiosamente in discesa e pianura, ed a nulla era valso vederci salire la gradinata a passo di corsa fino al poggio sormontato da un magnifico podere.
Al 25°, in mezzo al bosco, la prima vera salita su sentiero, io e Vito si correva (si apprezzi il toscanismo) e gli altri camminavano. Nella successiva discesa qualcuno ci volle far vedere che era tonico e si lanciò a rotta di collo, noi
continuammo di buon passo ma sapevamo che sarebbero servite energie per il viale coi cipressi. E questo arrivò magnifico e ingannevole, una salita lunga ed all’inizio non percettibile, in cima ci siamo voltati a guardarla, mentre
bevevamo (acqua e succo di frutta, non vino) al punto di ristoro, tralasciammo le citazioni del Carducci e continuammo a correre per i vigneti ormai mancava poco all’arrivo.
Scorgiamo la maglia di un nostro amico siciliano, fiero competitore nei trail siciliani, lo chiamiamo a gran voce. Quando lo raggiungiamo, intonando “Siamo rimasti in tre, tre briganti e tre somari” ci chiede se abbiamo una gamba di ricambio, ma abbiamo solo quelle in dotazione e cosi facciamo gli ultimi km insieme, anche questi in mezzo al bosco con la voce dello speaker che è sempre più vicina.
Riusciamo ad allungare ancora un po’ e ci presentiamo con Vito sul rettilineo d’arrivo per produrci in doppio aeroplanino tra gli applausi del caloroso pubblico.
Sia che si corra spavaldi che si sia prudenti questa ecomaratona lascia comunque il segno, organizzazione e cordialità (nota comune a tutte le ecomaratone del circuito) sono eccellenti e qui sommando i partecipanti alla maratona alla 18 km e alla 10 i partenti sono quasi 1800 (docce e pasta party per tutti!).
Grande coinvolgimento del paese e dei produttori di vino, olio, conserve, formaggi ed insaccati che propongo, in negozi aperti e bancarelle i loro prodotti, ai podisti ed accompagnatori. In ultimo i paesaggi, suggestivi e conosciutissimi, ma che hanno nella attenzione quotidiana e nel rispetto degli abitanti i più grandi alleati (lungo tutto il percorso non c’è stato modo di vedere immondizia o rifiuti abbandonati!). E per chi pensava di venire a correre per il vino, è ottimo (ma con moderazione)!
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