Il 20 ottobre 2013 si è svolta la 1^ edizione dell'Ecotrail dei Borghi di Petralia Soprana, valevole come ottava prova del Circuito Ecotrail Sicilia 2013.Tra i partenti/finisher anche la nostra SuperElena Cifali che, puntualmente, ha scritto un pezzo per ricordare la sua esperienza. Questa volta si tratta di un racconto/favola.
Per usare le sue stesse parole: "...è una cosa un po diversa dal solito. Non sono neppure sicura che sia carino, ma in questi giorni ho avuto la testa piena di tante seccature e non sono riuscita a trovare la giusta concentrazione...".
La sua favoletta - mooolto carina davvero, malgrado il suo mettere le mani avanti fa da contraltare e, senza averlo voluto, apre ben altre prospettive rispetto alle considerazioni esposte in Quel sottile crinale tra l'evento sportivo amatoriale come festa e come luogo della retorica dell'eccesso. Le osservazioni di un fotografo alla Maratonina dei Nebrodi, pubblicato il 28.10 2013 su questo Magazine.
SuperElena non cesserà mai di stupirci.
Ecco il suo racconto.
(Elena Cifali) Questa è una favola moderna che va letta con semplicità. Va letta come la leggerebbe un bimbo. Una favola che dedico a tutti quei bambini che non hanno la fortuna di avere genitori runner e che trascorrono le loro domeniche lontani dai boschi.
C’era una volta, in un’isola incantata chiamata Sicilia ed in tempo non molto lontano una Leonessa di nome Elena, anzi SuperElena.
Viveva felice in un luogo incantato a metà tra il vulcano ed il mare, tra la terra ed il cielo.
Amava la natura e ciò che più le piaceva fare era correre.
Correre era il suo primo pensiero della mattina e l’ultimo della sera, correre per sentire il vento sul viso, per sentire il suo respiro farsi pesante e i suoi pensieri leggeri.
Un bel giorno di inizio autunno Elena, invitata dal suo capo branco “Carmelo il Toro”, decise di partecipare ad una faticosa corsa in montagna. Insieme ai suoi amici “Giovanni il Tacchino” e “Gabri Ela la Pappagallina” e, così, con tantissimi altri si recarono nella meravigliosa Petralia Soprana, un paesetto arroccato tra le montagne, pieno di minuscole casette bianche, bello, semplice e pulito.
In pochissimo tempo tanti amici che amavano la corsa, si ritrovarono dietro l'arco gonfiabile della partenza dal quale “Aldo il Condor” diede il via alla manifestazione.
“Elena la Leonessa”, “Salvo il Piccione”, “Vincenzo il Lupo”, “Giuseppe il Leprotto”, “Giorgia la Pecorella”, “Tiziana lo Scoiattolo”, iniziarono a correre vicini tra loro ed erano felici.
Man mano che i chilometri passavano il gruppo si diradava sempre più.
Il Piccione lo Scoiattolo ed il Tacchino erano andati avanti, la leonessa era nel mezzo mentre la Pecorella, il Lupo e la Pappagallina erano poco più indietro.
La giornata, inizialmente calda, divenne sempre più fresca man mano che i chilometri aumentavano e si saliva verso la cima della montagna.
I nostri amici iniziarono a soffrire per la fatica ma mai persero il sorriso e la voglia di arrivare al traguardo. Posero i piedi uno dietro l’altro in discesa, schivando pietre su pietre, il cielo accese il sole e gocce di sudore bagnarono la loro corsa.
Gli abitanti del bosco erano felici di nutrirli con infinita benevolenza di tanta frutta e appetitosi dolcetti.
Il silenzio scese quando la nebbia calò, quando la schiena dovette inarcarsi su quella pendenza così forte. I loro pensieri erano di vittoria, avrebbero vinto tutti se solo fossero riusciti a raggiungere il Condor.
Di tanto in tanto le sentinelle “Davide il Cagnolino”, “Maurizio il Pipistrello” e “Adriana la Tigre” sbucavano fuori come dal nulla e con le loro macchine fotografiche immortalavano i nostri eroi.
Per ogni foto, per ogni scatto si levava un urlo di gioia e di felicità.
La salita, la discesa, il bosco, le pietre, le foglie, gli animali, il sole, la nebbia, il cibo, le gocce di sudore, la fatica e la gioia, tutto questo è solo ed esclusivamente trail.
I primi ad arrivare furono “Giuseppe il Falco” e “Graziella l’Aquila reale”, poi, pian piano, uno dietro l’altro tutti gli altri coraggiosi si infilarono sotto la porta rossa, soddisfatti della loro vita e di quello che avevano fatto, gelosi dell'aria che avevano respirato le loro narici, dei panorami che avevano visto i loro occhi e dei pericoli che avevano superato le loro gambe.
Non temevano d’aver perso il loro tempo e di avere faticato inutilmente perché avevano imparato qualcosa per se stessi e da se stessi.
Aprite le porte a chi ride e sorride della vita, e non solo nella corsa, perché dietro ogni volto sorridente si nasconde (neanche troppo velatamente) una persona vincente.
Foto di Maurizio Crispi
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