L'infaticabile Vincenzo Ferro (Etnatrail ASD) non ha mancato di partecipare alla 1^ edizione dell'Ecotrail dell'Alcantara che si è svolto il 29 settembre 2013, valevole come 7^ prova delCircuito Ecotrail Sicilia 2013.
Di seguito il suo racconto: fatica, sudore, piacere, amicizia.
(Vincenzo Ferro) “Sarà una gara tosta... ci sono tre salite impegnative e bisogna anche attraversare il fiume. Meglio senza scarpe!” - così, mi è stata prospettata la prima edizione dell’Ecotrail dell’Alcantara, in programma per l’ultima domenica di un settembre di una strana estate 2013.
E’ già trascorso più di un mese dall’ultimo appuntamento con il circuito Ecotrail Sicilia e non vedevo l’ora di ritrovare tante persone garbate e allegre con cui condividere una gioiosa mattinata in mezzo al paesaggio antropico offerto dalla terra del Quantico, tra Francavilla e Castiglione di Sicilia, custode di bellezze naturali suggestive ed uniche. La preparazione mentale all’avvenimento oramai mi accompagna in un rituale collaudato, nervoso ed eccitante al tempo stesso, iniziato giorni prima dalla lettura del percorso all’altimetria, dai punti di ristoro ai commenti in rete di chi ha già provato il tracciato e può dare qualche informazione in più, per cercare di misurarsi comunque con le proprie capacità e con l’obiettivo unico di divertirsi e, nello stesso tempo, di portare a termine la prova senza problemi fisici.
Appena uscito di casa mi rendo conto che farà abbastanza caldo ma confido in qualche nuvola che però tarderà a venire. Seguendo una consuetudine praticata da quest’anno mi avvio in compagnia di Graziella Bonanno. Anche se è ancora mattino lei è super attiva e pronta a raccontarmi tutto sugli ultimi allenamenti svolti. Con i suoi racconti, io trovo un ottimo modo per stare sveglio in autostrada senza neanche accendere la radio.
Pur arrivando con largo anticipo, il tempo non basta mai per salutare i conoscenti, presentarsi a chi ti ha dato l’amicizia su FB, prepararsi al riscaldamento e soprattutto per girare intorno ed osservare - come ogni volta - quei pochi mattinieri del luogo che , quando li incontri, ti guardano perplessi e fra se e se continuano a ripetere “Ma unni vannu di matina”?
Neanche il tempo di ascoltare le ultime raccomandazioni sul percorso [il famoso "briefing" che viene puntualmente "dispensato" a tutti i trailer da parte di Aldo Siragusa] e già quasi duecento paia di scarpette più o meno performanti si inoltrano oltre la strada asfaltata verso la prima importante salita, dopo il primo chilometro, capace di tagliarti le gambe se non stai attento a frenare quella voglia di stare dietro i più veloci...
Ed è appena l’inizio... C’è tempo. Ancora 22 km sino alla fine.
Stare in mezzo al gruppo ha i suoi vantaggi. Guardi quelli avanti e cerchi di anticipare le mosse da fare.
Ti giri dietro e provi a spingere per non farti raggiungere.
Il più delle volte neanche te ne accorgi ma si completa l’intero tragitto, facendo a staffetta con quei tre o quattro amici che ti precedono prima in discesa e ti seguono nella successiva salita; e magari, nel frattempo, non ti spieghi come, dopo tanti chilometri percorsi, altri passino di fretta con immutata energia, quasi non li avessero sulle gambe.
Le fettucce biancorosse e i cartelli ci guidano attraverso i campi assolati, ma - nonostante l’attenzione prestata - ad un certo punto non scorgo più fra i rovi e l’erba alta alcuna traccia del passaggio di quelli che invece vedo davanti a me.
Mi ritrovo, invece, sulla sinistra di una recinzione di filo spinato, loro invece dall’altra parte “Avete sbagliato - ci dicono - tornate indietro. C’è un passaggio nella recinzione a 20 metri”.
Ma tra tornare indietro e scavalcare il filo spinato scelgo quest’ultimo modo. Avrei fatto prima a tornare indietro!
Nello stesso momento ho scorto altri che risalivano la china e tra questi Lara La Pera: dietro di me!?!
In questo tipo di gare Lara è una delle più forti in assoluto, anche lei aveva sbagliato percorso e stava tornando indietro, ma non si era persa d’animo e poco dopo la vedo sfrecciare con eleganza e potenza.
Doopo, riuscirà a recuperare lo svantaggio dalle prime per vincere ancora una volta.
Eppure, non erano ancora finite le sorprese!
Nel successivo tratto in piano sento avvicinarsi un passo veloce e cadenzato: mi volto e con immenso stupore scorgo l’andatura elegante di Pippo Ruggeri. Anche lui aveva sbagliato percorso ed era ritornato sui suoi passi.
Mi supera con una disarmante scioltezza e col sorriso sulle labbra aggiunge “Se non faccio le cose complicate non mi diverto... Ho allungato di 2 km”.
Poco prima della partenza avevo avuto modo di abbracciarlo e congratularmi con lui per la grande impresa che era riuscito a portare a termine (solamente due settimane addietro era stato il primo siciliano finisher al Tor des Giants).
Ascoltare con grande attenzione e profonda ammirazione alcuni passi della sua avventura e delle sensazioni che aveva provato mi dava i brividi nonostante la temperatura continuasse a salire: un grande campione, un vero uomo.
Come si dice non c’è due senza tre: le sorprese non finiscono ed arrivo al fiume Alcantara.
Qui l’aria tutt’attorno non è per niente calda e non lo è stata neanche l’acqua che ho dovuto attraversare con le scarpe ai piedi.
Già perché qualcuno aveva scelto di toglierle ma ho preferito non fermarmi e subito dopo mi sono pentito, vista la fatica nel sollevare quel peso in più, soprattutto dopo circa 9 km di gara.
Senza fermarmi al posto ristoro, stringo i denti e dopo un paio di chilometri era già tutto asciutto e mi sentivo di nuovo leggero.
Il percorso disegnato dagli organizzatori era stato “facilitato” dalla presenza dell’acqua.
Si, l’acqua elemento naturale e primario per eccellenza.. fontanelle, saie, canali, tubi … da ogni dove sgorgava veloce e “ghiacciata”.
Poi, il fiume che si incunea tra le alture, divide e unisce al tempo stesso il territorio e noi che l’abbiamo più volte attraversato da sopra il cemento, il ferro, il legno, e dentro il suo fluire, e costeggiato da una sponda all’altra per ribadire ancora una volta che non ci sono divisioni, non esistono barriere ne confini: siamo parte di un unico insieme.
Ci aspettava una lunga salita verso le antenne da dove insieme a Viller Caruso, compagno per parecchi chilometri, potevamo ammirare il paesaggio ordinato dei campi coltivati, interrotti dall’abitato di Castiglione di Sicilia, che avremmo raggiunto da lì a poco.
Nei trail finora disputati il centro abitato ha sempre segnato il punto di partenza e di arrivo, l’inizio e la fine delle sofferenze, stavolta l’abbiamo attraversato dopo metà percorso nel vivo della concentrazione e non nascondo di aver provato una piacevole sensazione nel vedere i volti delle persone anziane e dei bambini che nell’incitare il tuo sforzo alleviavano il dolore e la fatica, come se riuscissi a mettere da parte la stanchezza accumulata… Ma - lasciate le scalinate alle spalle e incanalati dentro l’alveo di un torrente in secca segnalato da alcuni scout - restava oramai da scalare il Castello di Francavilla!
Quasi 200 metri di dislivello in poco più di 400 metri di percorso.
Stavolta il fiato si accorcia più che mai e cade il silenzio attorno al piccolo gruppo che, con fatica, ha iniziato il tratto reso ancora più grave dalla presenza di altissimi gradoni.
Giovanna si interroga ad alta voce sul perchè nessuno ha niente da dire… per un attimo un flebile sogghigno riesce a modificare la plasticità del mio viso.
Poi ecco un tratto piano, un cunicolo stretto circondato da alti muri a secco, e proviamo ancora a correre... incontro a noi, appostato con la sua bella macchina fotografica, qualcuno ci immortala.. “Sei Michele… ciao”, riesco ancora a gridare e mi accorgo di essere ancora lucido, ma sarà per poco perché invece di girare tiro dritto e mi trovo dentro i resti di un rudere…
Il tempo di voltarmi e sono dietro il gruppo che poco prima mi seguiva.
Come dalle indicazioni avute durante il briefing troviamo in cima ai resti del Castello le corde a cui ci aggrappiamo, aiutati dalle guide e volontari, prima per salire e dopo per scendere dalla punta. Tutto ok! E' fatta! Rimane solo l'ultima discesa e poi l’ingresso nel paese fino all’arrivo in piazza.
Negli ultimi metri aggancio Carmelo Santoro (il mio Presidente). Lo vedo provato e stanco. Mi dice di andare avanti, ma io lo aspetto e, insieme, tagliamo il traguardo: a vedere le foto di Maurizio Crispi, sembrava ballassimo all’unisono una tirolese!
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