Tra il 24 e il 25 agosto 2013, si è svolto in due tappe l'Ecotrail della Luna, valevole come 6^ prova del Circuito Ecotrail Sicilia 2013.
La prima tappa in notturna era di 13 km, mentre la seconda tappa si correva sulla distanza di 15 km.
In alternativa alle due prove competitive si poteva partecipare ai walktrail.In programma anche i mini-trail riservati api più giovani e un doggy-trail per cani e padroni di cani.
Vincenzo Ferro ha partecipato all'Ecotrail della Luna e ci racconta la sua esperienza tra il buio della notte e l'acqua del torrente da passare a guado.
(Vincenzo Ferro) Percorrendo l'autostrada CT-PA in prossimità dell'uscita Scillato si scorge un pezzo di montagna possente che, con aspetto quasi minaccioso, giganteggia su tutto ciò che sta attorno. Trattasi di Rocca di Sciara che s'innalza a strapiombo sul caseggiato di un piccolo e pulito paesino dell'entroterra siciliano dove il tempo sembra essersi fermato da molti anni, Caltavuturo.
Già un anno addietro avrei voluto partecipare, ma ero fuori in vacanza; invece quest'anno sono riuscito ad organizzarmi in modo tale da non perdere l'occasione di essere tra i fortunati a scalare quel pezzo di montagna per due volte: Ecoltrail della Luna, prima tappa il sabato sera, la seconda domenica mattina. Da subito osservando la posizione del paese in alto da una parte e la Rocca di Sciara dall'altra, il costone roccioso su cui sorgeva l'antico insediamento abitativo di Terravecchia, in basso il corso del torrente, ho capito che sarebbe stata una prova abbastanza impegnativa e lo è stata per davvero, ma estremamente divertente ed affascinante.
Altre volte avevo provato l'ebbrezza di correre senza la luce del sole, con l'ausilio di torcia frontale, ma posso assicurare che l'emozione avvertita lungo i sentimenti con vertiginose salite e ripidissime discese è stata ancora più forte; guardando in alto restavo abbagliato da un meraviglioso cielo stellato, in basso tutte le luci omogenee dei lampioni che consentivano di individuare il centro abitato.
Arrivati il sabato mattina, abbiamo colto l'opportunità di fare un giro a piedi per conoscere il paesino. Tutto era in ordine e molto pulito; le strade lastricate con la pietra dura locale manifestavano un senso di riconoscibilità dei luoghi e trasmettevano la sensazione di un vissuto molto umile e dedito al diuturno lavoro della campagna.
Nel pomeriggio insieme ad altri runner e alle rispettive famiglie, provenienti da ogni parte dell'isola - e non solo - abbiamo partecipato alla visita conoscitiva dei principali monumenti presenti, appositamente organnizzata a contorno della manifestazione. La guida, molto preparata e gentile, ha raccontato della storia delle origini di Caltavuturo e del rapporto che intercorre, da sempre, tra gli abitanti e quelle alture, gli antichi insediamenti, la dislocazione del primitivo insediamento e della discesa all'attuale borgo, fino all'utilizzo di una particolare parte della parete a strapiombo di Rocca di Sciara come meridiana... Un pò di cultura non guasta.
Nel primo pomeriggio di sabato, il programma prevedeva la partecipazione di parecchi giovanissimi chesi sono cimentati nel primo mini-trail di 3 km, organizzato per ragazzi lungo gli ultimi tratti del percorso competitivo, dalla piazza di partenza (Piazza San Francesco) fino ai ruderi del castello e ritorno con salite e discese su sterrato. Contemporaneamente, sulla medesima distanza si è svolto il primo doggy-tral con tanti amici a quattro zampe accompaganti dai rispettivi padroni e padroncini e tanti in tenera età.
Al calare del sole, si faceva forte la carica emotiva di tutti i presenti nell'osservare i partecipanti runner negli ultimi momenti di preparazione e la prova di funzionamento dell'equipaggiamento obbligatorio, luce frontale e fischietto per eventuali segnalazioni di emergenza, fino al momento della partenza avvenuta puntualmente alle 20:30.
Via partiti! Subito tratto in salita, poi scale e ancora salita su un tratto asfaltato per poco meno di un chilometro, come un riscaldamento perchè lasciata la strada, incominciava la vera salita per scalare il monte.
Con la torcia in fronte illuminzvo il percorso sterrato facendo attenzione ai gradoni naturalistici contenuti con tronchetti di legno, sapientemente realizzati dalla forestale.
Alzando il capo, davanti a me uno spettacolare serpentone di luci in movimento si stagliava in alto ad individuare il percorso che dovrò affrontare.
Volgendo lo sgardo in basso, invece, si scorgeva il centro abitato illuminato a presepe in mezzo al buio pesto in cui non riuscivo a distinguere nulla se non le lucette erranti di coloro che stavano seguendo anche la mia.
E' una regola sempre rispettata: dopo una grande salita c'è sempre una discesa altrettanto impegnativa e lo è stata sin oltre l'altezza del paese.
I piccoli rossi catarrifrangenti appostati sugli alberi e sui muri, illuminati dalla luci frontali, mostravano chiaramente il percorso come se fossimo lungo una pista di atterraggio. Con il buio tutto sembrava diverso, addirittura la campagnia offriva insoliti e piacevolissimi odori rilasciati dalla vegetazione autoctona a differenza dell'indomani quando l'acre e soffocante aria respirata sotto un sole caldo, infusa dagli escrementi di mucche e pecore che di giorno girovagano nei sentieri, era segno di un paesaggio ancora non distrutto dalla mano dell'uomo.
In discesa al buio sarebbe stato facile perdere l'equilibrio e, infatti, ho visto cadere davanti a me qualcuno ma con lo spirito trail che lo contraddistingue Carmelo disinteressandosi della posizione in gara soccorreva prontamente lo sfortunato con acqua e lo incoraggiava a riprendere la corsa, una volta accertato che non era niente di grave.
Ad un certo punto, poco dopo un'ora, nel silenzio del buio tutt'attorno a me ho udito un leggero suono di banda musicale, come quello che avevamo lasciato in piazza alla partenza, che diventava man mano più consistente ed ho pensato di essere non tanto lontano dal paese; ma come un miraggio di chi si trova in mezzo al deserto infuocato e crede di avere trovato una fonte di acqua fresca, tra l'incredulità di tanti che erano insieme a me, in mezzo alla campagna dietro il muro a secco di un vecchio fabbricato, c'era una banda che intonava musiche tipiche quasi a cantare le nostre gesta di quella notte.
La salita prima di arrivare a Torrevecchia è di quelle che ti spezzano le gambe ma non appena arrivati nei pressi delle rovine dell'antico insediamento il dolce eco della voce di Aldo Siragusa, organizzatore ma anche speaker ufficiale della manifestazione, indicava che mancava davvero poco alla conclusione. Infatti, ritrovavamo in discesa le stradine e le scalinate del paese con l'ultimo chilometro in rettifilo sulla strada in pietra levigata, e infine l'ultima scalinata in salita che porta a Piazza S Francesco e finalmente l'arrivo, proprio alla fine della fuga di gradini.
La mattina seguente, quando ancora il paese era silenzioso e nelle strette stradine si incontravano solamente le vecchiette dirette in chiesa, ci siamo ritrovati in piazza a raccontare quanto avvenuto poche ore prima.
C'erano nuove presenze come Giovanni ed Ela, altri avevano invece lasciato il paese dopo la tappa notturna, ma - in entrambe - sono stati oltre un centinaio di partecipanti a cui si aggiungono gli inossidabili sostenitori del walk trail.
Dopo un breve briefing sempre importantissimo per ricevere le utili indicazioni sul percorso e sulle difficoltà che si andranno ad affrontare, si parte ancora in salita.
Il percorso della seconda tappa coincideva con quello serale ma prevedeva due chilometri in più ma al bacio; infatti, a metà gara, si continuava a scendere sino al torrente Caltavuturo che abbiamo dovuto percorrere per quasi un chilometro tra sassi e fango, non disdegnando, qualcuno compreso me, una escursione in mezzo all'acqua fino alle ginocchia. Questa del guado è stata una bella esperienza: l'esperienza di correre in acqua ancora mi mancava, ed è stato divertentissimo anche grazie agli incitamenti di Franco e Gioacchino pronti ad immortalare i suggestivi passaggi.
Nonostante le scarpe e i calzini fossero completamente inzuppati, dopo poco sterrato erano ritornati perfettamente asciutti e potevo continuare a correre in salita fino ad arrivare in paese, percorrendo l'ultimo rettifilo con il mio omonimo Maurizio e concludendo questa magnifica avventura.
Il tempo di riprendere fiato, bere acqua e mangiare frutta al ristoro finale, la coda alla classifica di arrivo prontamente e costantemente aggiornata dai giudici, affissa sulla porta del Museo, e tutti intorno a scambiarci impressioni e considerazioni sull'andamento generale sulle proprie prestazioni; infine, la premiazione dei più veloci, tra la dedica di Giuseppe a chi non è più tra noi, e qualche volto nuovo, come Giuseppina, che ha sorpreso altre più esperte.
Smontato il gonfiabile e dismessa l'apparecchiatura organizzativa ci salutiamo ed ci auguriamo reciprocamente un buon rientro ed un arrivederci al prossimo appuntamento con la natura.
Dopo tanta presenza, in tutto il paese cade il silenzio, la piazza adesso è vuota, pulita e assolata ma l'Ecotrail della Luna lascerà sicuramente un buon ricordo a tutti, anche perchè lungo il percorso non ho visto tracce di bustine o bottigliette lasciate a terra in altre occasioni, sintomo questo di una dimensione di friendship verso l'ambiente.
Forse stiamo raggiungendo la consapevolezza che i primi ad osservare e rispettare la natura dobbiamo essere noi stessi e, qui, a Caltavuturo l'abbiamo fatto.
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