(Vincenzo Ferro) Era stata una mattinata memorabile; da poco avevo completato la mia seconda edizione dei 30 km dell’Etnatrail, gara inclusa nel circuito Ecotrail Sicilia 2013. Arrivavano altri runner, tagliavano il traguardo con un grandissimo sorriso sulle labbra per scacciare in un solo momento l’immane fatica appena conclusa.
Nel frattempo, altri si erano già cambiati, e mentre gustavano il pasta-party offerto dall’organizzazione, con entusiasmo scambiavano impressioni ed emozioni provate durante il percorso tra i boschi di betulle e faggi ed il deserto di lava centenaria. Eppure sulle labbra di tutti si leggeva l’ultima novità di casa Etna: l’anno successivo si sarebbe svolto il primo UTE o Ultratrail dell’Etna (M) di 64 km praticamente su e giù per la nostra montagna.
Quella notizia era stata tanto eclatante da suscitare tanta curiosità in tutti. Come una potente bomba aveva scosso i pensieri dei presenti; chissà come avranno immaginato l’eccezionalità dell’evento appena divulgato ancora con il fiatone addosso, mentre l’acido lattico prendeva possesso dei muscoli delle gambe.
Ricordo di essere stato per alcuni attimi fuori da quel luogo, in uno spazio senza confini e senza tempo, sospeso nel nulla. Non appena ebbi riaperto gli occhi mi ritrovai circondato dal fragore della voce dello speaker che annunciava le premiazioni, avvolto dal calore del bel sole di inizio agosto.
Avevo già preso la mia decisione: avrei tentato la 64 km!
Ma cosa significa una gara trail di 64 km sull’Etna? Come può essere organizzata? Parteciperanno un numero considerevole di amatori della natura o solamente dei runner incoscienti? Forse saranno state queste e tante altre le domande che da parecchio tempo avranno reso poco tranquilli i sogni dell’organizzatore e Presidente della ASD Etna Trail di Linguaglossa. Ma Carmelo Santoro è una persona molto decisa, caparbia e di grande umiltà e avvalendosi di tanti amici grandi conoscitori della Montagna ha collaborato alla riuscita di eventi internazionali come la Supermaratona dell’Etna meglio conosciuta come “Da zero a tremila”.
All’inizio di quest’anno ci trovavamo all’arrivo della Maratona di Ragusa e si discuteva sui preparativi della gara che si sarebbe svolta il primo sabato di agosto, quando con circospezione e un tantino di emozione Carmelo mi confidò di avere fatto un sogno… a ggiungerei mostruosamente proibito: “Ho fatto un bellissimo sogno, la partecipazione all’UTMB dava punti validi per poter partecipare all’Ultratrail dell’Etna”.
Che sogno!!! Certo non posso nascondere di avere considerato il Presidente diciamo “un po’ audace?”, eppure vaghi ricordi del Liceo affioravano nella mia mente: Audaces fortuna juvat!!!.
Ci vuole tanta immaginazione e non solo.
All’improvviso mi ritrovo davanti al PC, navigando in rete alla velocità di 100 mega.
La pagina web mi lascia esterrefatto: immagini, video, racconti, programmi, classifiche, informazioni, indirizzi, iscrizioni, start list…
È il sito rinnovato dell’Ultratrail dell’Etna.
Dal 1° marzo si sono aperte le iscrizioni per partecipare ad una delle più dure e affascinanti gare trail di endurance a livello internazionale.
Si prevedono partecipazioni da tutte le parti del pianeta; del resto l’Etna era stata designata Patrimonio dell’Umanità ed i programmi urbanistici e imprenditoriali intrapresi avevano portato sviluppo e benessere in tutta l’isola.
A fronte di una domanda abbondante ed esigente, l’organizzazione era stata in grado di mettere nel piatto una serie di prove di alto valore tecnico, accompagnate da eventi e spettacoli; praticamente un mix di sport, cultura e relax.
Infatti l’impegno nell’organizzare un evento sportivo di questa portata non riguarda esclusivamente alla manifestazione in sé ma soprattutto alle varianti offerte ai partecipanti ed in particolar modo agli accompagnatori.
Il programma era vasto ed impegnava la macchina organizzatrice per l’intera settimana tra luglio ed agosto.
Tutti i paesi della cintura etnea sarebbero stati in festa, le strutture ricettive ed i centri culturali presi d’assalto.
Prima e durante le diverse gare a disposizione erano previste numerose visite ed escursioni rivolte dai più piccoli ai meno giovani, adatte sia ai più allenati che ai meno frequentatori delle palestre. Il Presidente aveva pensato a tutto.
Erano state previsti collegamenti con tutti i principali siti di interesse artistico, archeologico e culturale di tutta la regione; un sistema capillare di box office informavano in tempo reale tutti i partecipanti ed i turisti sullo svolgimento delle gare e delle opportunità da non perdere poichè il calendario delle attività previste copriva tutte le ore del giorno e anche della notte con le spettacolari escursioni notturne sul vulcano attivo più alto d’Europa.
Si potrebbe rimanere incantati sotto un cielo stellato estivo ed affascinati dalle prime luci dell’alba scorte a quota 3.000 m quando ancora i centri abitati sono avvolti nel buio. D’altronde chi si appresta a trascorrere una settimana attorno al vulcano deve essere guidato, accompagnato e soprattutto informato di tutte le meraviglie naturali che il nostro territorio ha le potenzialità di offrire. Per questo motivo l’ospitalità non può e non deve mostrare punti deboli; chi si trova bene ritorna sempre con entusiasmo e porta altri amici!
Girando tra le pagine, con eccitazione e -al contempo - timore e rispetto, osservo il tracciato e l’altimetria della gara regina: la partenza è posta a Piano Provenzana a quota 1.800 m alle prime luci dell’alba.
L’inizio non rappresenta grosse difficoltà e per i primi 5km si scende all’interno della verde Pineta Ragabo proseguendo per Piano Pernicana e giungendo fino a quota 1.250m, la più bassa del tracciato., intorno al 14 km.
Da questo punto si incomincia a salire per circa 15 km fino alla quota 2.200m attraversando i Monti Sartorius con i crateri del 1865 fino alla Serra delle Concazze per sporgersi sulla valle del Bove e poter ammirare il versante Est del vulcano teatro delle spettacolari eruzioni e colate laviche. Successivamente si attraversa lateralmente e velocemente Monte Conca dove risultano necessarie e provvidenziali l’uso delle ghette per la grande quantità di lapilli e cenere vulcanica presente lungo i suoi fianchi, fino ad arrivare al punto di partenza intorno al 35 km. Un breve tratto in discesa all’ombra degli alberi di betulle e si arriva al 39 km, l’inizio della gara vera e propria. Infatti i runner si troveranno nel bel mezzo del deserto di lava pronti per affrontare i 20km in salita che li porteranno fino a quota 3.000m. E per finire gli ultimi 5km dove si dovrà superare un dislivello negativo di 1.200m (da attenzionare un salto di 800m di dislivello in appena 1,5km di tracciato) per arrivare al traguardo di Piano Provenzana ed abbracciare i propri cari.
Scorrendo tra la storia dell’Ultra non passava inosservato che, nonostante fossero state svolte altre gare sull’Etna, poteva sembrare un fatto singolare che per i dieci anni precedenti alla prima edizione della UTE 2014, le uniche competizioni annoverate tra le maratone e ultramaratone , avevano portato la firma di organizzazioni e associazioni sportive al di là dello Stretto.
Già, anche nella corsa “ospiti a casa nostra!!”. Finalmente saremmo riusciti ad essere protagonisti di noi stessi scommettendoci la faccia in prima persona perché non si tratterà soltanto di una gara trail qualsiasi o almeno questo è il sogno del Presidente!
La sezione aperta delle iscrizioni è chiara e veloce, ho inserito appena possibile i miei dati e ho pagato online tramite carta; ho ricevuto la mail di conferma e ha stampato la ricevuta.
Ed è fatta! Sono iscritto.
Avverto una sensazione di spossatezza, sono leggermente sudato ed ho in mano un foglio… non è la ricevuta dell’iscrizione, ma solamente il pezzo di carta su cui stavo prendendo appunti la sera prima… anch’io avevo fatto un bellissimo sogno...
(MR) Sogno o non sogno, è un sogno che sconfina nella realtà. Quasi da manuale, una delle forme più basilari del sognare, in cui si sogna in maniera diretta e senza edulcorazioni (perchè non c'è nulla da rimuovere) ciò che si desidera fare, ma nello stesso tempo - come sottolineano i cognitivisti - si tratterebbe di un "sogno di prova", un sogno cioè nel corso del quale sviluppiamo una sequenza comportamentale e psicomotoria e comportamentale che desideriamo realizzare anche nella realtà.
Potremmo ipotizzare che Vincenzo Ferro è talmente sotto l'influenza del sogno di correre l'Etnatrail che se lo sogna di notte, dando libero corso al suo desiderio e, nello stesso tempo, preparandosi ad un'azione più efficace.
Un caso davvero raro, quello in cui sogno e realtà praticamente collimano e in cui il sogno si fa veicolo di una speranza e della storia di una bella favola siciliana che diventa realtà.
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