Ancora una riflessione profonda di Guido Ulula alla Luna, medico nella vita, camminatore, trekker e guida trekking per "La Compagnia dei Cammini".
Tra gli innumerevoli rischi che l’umano corre il più insidioso è la perdita della propria identità.
Chi siamo?
Siamo perché pensiamo?
Siamo perché lavoriamo e produciamo progresso?
Siamo perché ci illudiamo di controllare il mondo attorno a noi?
Siamo perché ci teniamo ad apparire al giudizio degli altri?
Siamo perché connessi alla rete?
Siamo perché prediletti figli di un dio?
Siamo fragili od onnipotenti?
Vivere in maniera artificiosa e dipendenti dall’artificiale ci allontana da quella semplice verità che la scienza più avanzata, la fisica quantistica, ci spiega esaurientemente.
Siamo fatti della stessa materia dell’Universo.
Siamo figli della Natura.
Siamo e continueremo ad esistere solo se riconosceremo e rispetteremo come sacra l’appartenenza a un Tutto non scisso da noi.
Il cammino avvicina l’uomo alla sacralità del suo essere.
Camminare ai tempi del mito della tecnica può diventare il modo adeguato a rieducarci.
Noi riflettiamo e pratichiamo e proponiamo un camminare lento, dolce e profondo.
Lento perché è fondamentale contrastare quella velocità che siamo costretti a sostenere e che è agli antipodi del ritmo fisiologico sano che ci caratterizza.
Dolce perché va recuperata l’armonia con tutti gli elementi che attraversiamo, rinunciando alla forza e al dominio su di essi, apportatori di distruzione e autodistruzione.
Profondo perché occorre superare la superficialità del giudizio razionale, per riapprodare alla consapevolezza delle energie sottili che ci governano.
Immaginiamo il cammino come ritualità simbolica quotidiana, atta a sintonizzare i nostri sensi al nostro sentire, che da essi deriva.
Il cammino è sacro perché è con esso che entriamo in contatto col movimento cosmico, vibrando all’unisono passo dopo passo.
scrivi un commento …