Un'altra riflessione di Guido Ulula alla Luna, medico nella vita e guida de La Compagnia dei cammini. Il camminare e il rispetto per l'ambiente sono strettamente interconnessi. Il Camminare riflette la condizione umana, ci dice, e le sue parole ci riportano indietro di quasi due secoli alle esperienze di Thoreau e al suo Walden, ovvero la Vita nei Boschi.
E, probabilmente, niente è cambiato da allora.
Nella vita quotidiana mi sento frustrato.
Mi chiedo chi sono veramente e che senso ha quello che faccio.
So ormai bene di che si tratta. Ho fatto esperienze.
Ho una certa saggezza, data inevitabilmente dall’età.
Per cui sono consapevole della mia crescita personale, sono abbastanza soddisfatto della mia storia, riesco sufficientemente a volermi bene e ad amare le cose e le persone che mi circondano.
E allora, di cosa si tratta?
Non vivo secondo natura.
Soffro i ritmi elevati.
Soffro il dover sempre tener tutto sotto controllo.
Soffro la mancanza di convivialità.
Soffro il vivere in città, col suo smog e i suoi rumori.
Soffro nell’usare per forza le macchine intelligenti.
Soffro la sedentarietà, la costrizione del mio corpo troppo seduto.
Soffro il non vedere sopra di me cielosolelunaestelle.
Soffro l’allontanamento progressivo dal mio istinto animale.
Soffro il non sentirmi tutt’uno col vento, mentore di spiritualità.
Soffro nel vedere depredare e distruggere Madre Terra.
Soffro nel percepire in me e attorno a me il disfacimento del sentimento primario dell’essere umani, l’empatia.
Soffro della difficoltà di condividere coi miei simili questi malesseri.
Queste sofferenze sono alla base della mia ribellione.
Sì, perché non mi rassegno. Lotto, quandocomeedove posso.
Il cammino è la condizione umana.
Solo quando cammino, nel modo giusto, lentodolceeprofondo, avverto nitidamente il risvegliarsi dentro di qualcosa di ancestrale.
Sento i sensi tutti rifarsi avanti.
Mi ritrovo in sintonia col movimento naturale del cosmo.
Con realismo, allora, mi dico che proverò a darmi da fare per riumanizzare il mondo che ho attorno, pur subendone tante regole che non mi piacciono.
Ma, intanto, non mi piango addosso.
Ho imparato, appena posso, sempre più spesso, a lasciare l’inutile tran tran.
Mi rimetto in cammino.
Voglio assaporare la vita.
Non voglio avere il rimpianto di non averla pienamente vissuta.
Con la viandanza sono sulla strada della resistenza al nefasto che impazza e della speranza che sia possibile, a partire da noi, essere felici.
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