La toscana Laura Ricci (ASD Atletica Massa Carrara) ama correre tanto per la gioia in sè della corsa ("Io non mi fermo mai e sono felice!").
Nel corso degli anni ha progressivamente aumentato le distanze, sia nell'ambito del trail e della corsa in montagna, sia nelle corse su strada.
E' stato così che nel 2012 ha partecipato - in un Twin Team misto - all'Abbots' Way, vincendo e, dopo un mese circa, alla sua prima 100 km del Passatore con un tempo finale inaspettamente buono (10h08').
Nello scritto che segue Laura Rici si presenta, ci racconta chi è, da dove viene, da dove si origina la sua passione per la corsa e su quali sogni si alimenta.
Il suo sogno definitivo? Correre un'ultramaratona nel deserto.
Saremo lieti di ospitare altri scritti di Laura Ricci su questa pagina web.
(Laura Ricci) Mi chiamo Laura Ricci, ho 43 anni, abito a Massa, in provincia di Massa-Carrara e corro da quando ho avuto la possibilità di andare in strada da sola, ho sempre amato lo sport e in particolare correre.
Negli anni, lo sport è diventato il mio abito, il mio vestito, la mia seconda pelle.
Non ho mai fatto sport agonistico, perché la mia famiglia aveva bisogno di soldi e quindi ho iniziato a lavorare molto presto, non avevo tempo da dedicare alla corsa (se non quello che mi ritagliavo giorno per giorno), ma già allora - in gioventù - avevo compreso la mia predisposizione per il running.
Ho continuato il mio "percorso" come atleta (anche se non non mi ritengo un "atleta" nel senso canonico del termine, ma per capirci meglio userò questo termine) e da adolescente lo sport è stata una delle mie ancore di salvezza. I problemi tipici di quell'età con il cibo, con il rapporto con il mio corpo, anche se di lieve entità, li ho superati con l'amore per la corsa: se non mangi non ce la fai a correre…
Correre, quindi, è sempre stato per me lo strumento per star bene con me stessa.
Mi sono fidanzata prestissimo, a 17 anni, e continuando sempre a correre sono arrivata all'età di 31 anni. Poi è venuta la scelta di avere un figlio (Federico) e ho corso fino al 4 mese avanzato di gravidanza.
Dopo mi vergognavo della gente che mi vedeva e, quindi, ho comprato un tapis roulant e ho continuato moderatamente in casa.
Ma in quel periodo ho preferito la piscina e prevalentemente nuotavo.
Il tapis roulant mi sarebbe servito comunque nei primi mesi di vita del bimbo per non lasciarlo. Correvo mentre dormiva (ripresi a correre quasi subito) e così la mia vita scorreva.
Rimasi incinta della mia seconda figlia (Martina): stessa identica storia, con l'aggiunta della difficoltà di avere due figli, un lavoro, un marito e un hobby cosi importante per me da non volerci rinunciare.
E ho continuato a correre.
Nel frattempo, sono iniziati i problemi con il mio attuale ex-marito e, sempre in questo periodo, ho iniziato a partecipare alle mie prime gare locali (“Corrilunigiana”). Furono gare brevi di 10-15 km massimo, quasi tutte ambientate in montagna, con percorsi bellissimi nei boschi, ma anche nei paesini della Lunigiana, in un territorio stupendo ricco di storia e di tradizioni, sempre in provincia di Massa-Carrara.
Il mio matrimonio sembrava non avere ripresa e io scaricavo tutto nella corsa che ancora una volta è il mio rifugio e il mio unico aiuto.
Nel 2008, è finito il mio matrimonio e, da allora, ho preso a correre quanto e come mi piace, non ho progetti o programmi di corsa ma solo la passione per la corsa e per le persone che mi circondano, che ormai sono quasi esclusivamente runner...
Il “Corrilunigiana” richiede come tutte le gare un'iscrizione ad una società: la mia diventerà l'Atletica Massa Carrara quella della mia città, dove ho iniziato a frequentare sempre di più il mondo dell'atletica...
Anche Federico, il mio primo figlio ha iniziato a correre....
Non lascerò mai il mio primo amore il “Corrilunigiana”: sarà una fedeltà destinata a durare nel tempo.
Poi, o iniziato con le prime mezze maratone su strada: Portofino, Pisa, la “Maratonina dei tre pontili” (Forte dei Marmi ), Torre del Lago (e credo che questa gara sia statain assoluto la mia prima mezza e l'anno scorso ho partecipato con una mia amica vestita da “figlia dei fiori” (novella hippie!) ed abbiamo ragiunto il podio come miglior maschera, ma la vittoria più grande di quel giorno e di aver corso tutta la gara con i "maratonabili". Ho urlato come una pazza, cantato e non mi ero mai divertita tanto: ne sono uscita senza voce ma con il cuore pieno.
Poi, ancora mezze maratone a Scandicci e i miei primi 30 km a Parma con la 30 km della Duchessa che ho portato a termine in circa 2h30' per poi preparare la mia prima maratona a Roma nel 2011 che ho finito in 3h40' circa (non ricordo bene i tempi perché per me la prestazione cronometrica non è fondamentale, anche se non nascondo che mi piace arrivare bene) e molte altre...
Il mio miglior tempo nella mezza maratona l'ho fatto a Portofino a marzo 2012, con 1h37': percorso non da tempo, ma la mia forma era in crescita grazie anche al fatto di aver conosciuto una parte fondamentale del mio percorso.
Il mio coach attuale è Paolo Barghini, ultramaratoneta pluridecorato.
In realtà, lui non è il mio coach ma il mio sogno!
Ci siamo conosciuti l'anno scorso. Mi ero fatta male ad una caviglia e, tra una gara in strada e l'altra, non avevo mai dimenticato la mia passione per il trail e alternavo mezze su strada e trail.
Il più famoso trail al quale ho partecipato è quello di Portofino dove mi sono sempre classificata tra le prime tre di categoria nel 2010 e terza di categoria nel 2011 (i risultati sarebbero da controllare ma, se non sbaglio, sono questi).
Mi sono rivolta a paolo Barghini ed ho iniziato il mio rapporto atletico con lui, perché volevo partecipare al Trail del Golfo di La Spezia e la mia caviglia “traumatizzata”, mi aveva obbligato a stare ferma. Speravo lui mi desse qualche consiglio per recuperare in fretta per avere cosi la possibilità di fare questo bellissimo trail vicino a casa mia.
Paolo ed io siamo subito entrati in sintonia: il mio trail quell'anno non l'ho fatto, ma ho avuto l'onore di accompagnare lui e i suoi ragazzi che, di li a poco, avrebbero vinto la Sahara Race, balzando agli onori delle cronache nazionali....
Io e Paolo ancora oggi corriamo insieme. Lui ha rinunciato a farmi una tabella, anche se dice che io potrei fare molto di più se solo ci mettessi la testa. Io amo correre con lui e quest'anno sono andata molto vicina a realizzare quello che è il mio sogno fare un'Ultramaratona nel deserto: per questo dico che lui è il mio sogno, ho avuto la fortuna di conoscerlo e lui crede che io sia in grado di poterla fare; il mio unico problema è economico, per il momento non posso affrontare una spesa tale, ma non ci rinuncio! Per adesso il mio sogno è solo congelato (“nel deserto”)!!
Con Paolo corro di continuo e facciamo molti chilometri. Lui è perennemente in preparazione e io lo seguo: sono sempre pronta adesso per qualsiasi cosa, insieme abbiamo preparato la maratona di Pisa dove ho migliorato il mio tempo a 3h28 poi ancora meglio quella di Milano: qui devo ringraziarlo perché mi ha accompagnato fisicamente e ho raggiunto il mio tempo migliore in maratona che è di 3h24'40.
Tra una corsa e l'altra ho conosciuto Antonio Musetti su FB, amante della corsa in montagna come me ed è iniziata un’altra fantastica amicizia.
Lui mi propone di fare una gara a coppia L'Abbots' Way. E' stato un successo. Il percorso è quello che mi piace di più, i chilometri sono 60 a testa, ma l'euforia e l'adrenalina non mi mancano.
Sono riuscita in questa nuova impresa, anche con l'aiuto di un altro mio carissimo amico Claudio Giannini che ci ha seguito per tutta la gara spostandosi da un punto all'altro (perché noi avevamo scelto di fare 30 io 30 lui, poi di nuovo io e lui, per evitare che io andassi incontro alla notte non essendo abituata)e aiutandoci nell'alimentazione e nell'integrazione tra una tappa e l'altra sempre sotto consiglio di Paolo Barghini che ci seguiva da casa restando in contatto con Claudio.
Claudio mi ha seguito anche nella gara più importante che io abbia fatto fino ad adesso che è la 100 chilometri del Passatore.
Ed ecco come è andata.
Un giorno, per gioco, al campo scuola dove mi alleno con Paolo una sua atleta dice che vuole fare il “Passatore”. Io che, come al solito, non conosco bene le gare, i percorsi, l'altimetria e tutto il resto, credendo che il “Passatore” fosse un trail ho detto: "Ma sì, vengo anch'io!".
Paolo mi guarda e dice: "Ok, facciamo il “Passatore!”.
Tornata a casa chiamo Musetti e gli dico: "Ho deciso di fare il “Passatore”, vieni anche tu?". Lui mi dice: "Ma, Laura, tu il “Passatore? E’ una gara su strada di 100 km!
Io, sul momento, rimango interdetta: su strada? Ormai l'avevo detto e da lì non si torna indietro.
Si sono aggiunti a me altri quattro ragazzi della Free Run (gruppo di amici maratoneti incorporato all'atletica Massa) e ha avuto inizio un periodo bellissimo concentrato tutto sulla nostra impresa. Credo che la parte che mi è piaciuta di più sia stata quella che ha preceduto la gara e la successiva: riunioni, discussioni, preparativi, cosa si mangia durante la corsa, come si integra, come si parte, quale il ritmo, la facciamo insieme o no e tutte quelle cose che ogni runner conosce bene. Era l'avvicinamento alla nostra prima esperienza di 100 km.
Loro, sostenendo che io ero la più preparata, per il fatto che comunque avevo già fatto la 60 km all'Abbots' Way e avevo già corso 50 km più volte in allenamento,hanno deciso che io avrei dovuto correrla da sola. Io avevo pensato di fare i primi 50 km con loro e poi, se ne avevo, di andare. Paolo sosteneva che fino al 70° km avrei dovuto trattenermi per non scoppiare e che la gara "vera" iniziava dal 70° km, ma io - come al solito - alla partenza ho staccato la testa e sono andata... Il crono finale di 10h08' per me è stato un successo inaspettato: sono arrivata 12^ donna assoluta, nona del Campionato italiano FIDAL 100 km su strada.
Del "Passatore" devo dire che, pur essendo una gara su strada e quindi non delle mie preferite, è unica.
Il panorama che ti offre è bellissimo e sei immerso comunque nella natura: ed è per questo che molte persone che corrono hanno coltivano il sogno di fare questa gara.
Alcuni amici, certe volte, mi fermano ammirati della mia impresa ed è bellissimo.
Io credo di non aver fatto niente di particolare, se non correre per molte ore ma loro vedono oltre...
“Il Passatore” è un sogno!!
Certe persone lo preparano per mesi e alla fine magari rinunciano: io l’ho fatto per gioco e sono felice di averlo finito.
I miei programmi futuri? Correre per divertirmi!
La “Matta corsa” è il mio prossimo impegno di divertimento e per l'amore che ho per la montagna o comunque lo sterrato il "Trail del tartufo”.
Il mio sogno definitivo? Una qualsiasi ultramaratona del deserto, magari con il mio stimato coach Paolo Barghini!
Concludo dicendo che per una donna correre non è cosi facile come per un uomo e che le donne che riescono meritano la mia stima, noi abbiamo molti più ostacoli ed impegni famigliari e di lavoro di un uomo!
Non solo anche il solo fatto di non poter correre in certi orari o in certi luoghi da sole diventa un problema squisitamente femminile.
In particolare la mia ammirazione va a quelle donne che come me che amano la corsa in montagna.
Io non mi fermo mai e sono felice!
Le foto utilizzate per quest'articolo provengono dal profilo facebook di Laura Ricci