Si è spento solo poche ore fa (il 21.03.2013) Pietro Mennea che, dalla sua levatura di grande campione dell'Atletica italiana e mondiale, ha continuato a considerare la vita come una serie ininterrotta di traguardi da conquistare, facendo riferimento da un lato a quella forte grinta che lo portò a volare verso risultati di eccellenza, ma anche fondandosi su di una forte tempra morale e su solidissimi principi.
Mennea parlava spesso di sè e della sua avventura nello sport e nella vita, ritenendo - a ragione - che potessero di insegnamento ai più giovani.
Ad essi trasmetteva il brivido delle sue imprese sportive, ma era anche capace di insegnar loro il corretto approccio allo sport: una pratica fatta di passione e di dura fatica quotidiana, senza concedere mai nulla alle facili scorciatoie. E, in questo senso, Mennea è stato sempre contrario alle facili scorciatoie e alle pratiche del doping.
Sono proverbiali alcuni degli aneddoti che raccontava di sè: alcuni dirompenti rispetto all'insegnamento morale che chi lo ascoltava, specie i giovani, avrebbero potuto trarne.
O anche quegli aneddoti che mostravano la sua passione nel perseguire certe scelte con testardaggine, ma anche con grande umiltà.
Era bello stare ad ascoltarlo e sentire le sue storie.
E questa sarà una delle cose che ci mancheranno di Lui.
Una volta qualcuno gli chiese il significato di quel dito puntato verso il cielo, quando tagliava il traguardo vittorioso, aggiungendo che era ora di dirlo quel segreto, visto che in passato lui aveva detto che lo avrebbe rivelato quando avesse smesso di gareggiare.
Al che lui, con il suo sorriso semplice, ha replicato: "A dire il vero, ancora ho molti, tanti traguardi da raggiungere e quindi quel segreto non posso ancora rivelarlo".
E ora, con grande cordoglio di tutti noi, Mennea ha raggiunto il suo ultimo traguardo.
Ma le sue imprese e la sua persona rimarranno indelebilmente scolpite nella nostra memoria.
Tutto il mondo dello sport piange ora la sua scomparsa. Anche il mondo del calcio piange la scomparsa di Pietro Mennea.
Stasera a Ginevra in occasione della partita amichevole con il Brasile, come si legge sul sito della Federazione italiana gioco calcio, verra' osservato un minuto di silenzio e gli Azzurri scenderanno in campo con il lutto al braccio per onorare la memoria del campione olimpico.
Grazie, Pietro Mennea, per tutto quello che ci hai dato!
(Da il Fatto Quotidiano) L'ex olimpionico si è spento a 61 anni a causa di una malattia. Ha detenuto il record mondiale dei 200 metri per 17 anni, dal 1979 al 1996, con il tempo di 19''72, tuttora record europeo. E' stato anche deputato europeo. Nel pomeriggio la camera ardente al Coni
Addio a un Campione. Nato a Barletta 60 anni fa, Pietro Paolo Mennea, è morto in una clinica a Roma per una malattia incurabile. L’immagine che resta, e che resterà per sempre scolpita nella memoria, è quella del 28 luglio 1980: Stadio Lenin di Mosca, Giochi della XXII Olimpiade. Per il boicottaggio degli Stati Uniti ai blocchi di partenza della finale dei 200 metri piani i favoriti sono il giamaicano Quarrie, il britannico Welles e l’italiano Pietro Mennea, 28 anni dalla Puglia, detentore del record del mondo, stabilito l’anno precedente alle Universiadi di Città del Messico con 19’72”. Sorteggiato in ottava corsia, l’atleta parte lento come al suo solito, ma la progressione è inarrestabile: quarto all’uscita della curva, nel rettilineo si mangia gli avversari uno dopo l’altro e va a vincere tagliando il traguardo per primo con 2” di vantaggio sul britannico.
Pietro Mennea vince la medaglia d’oro entrando nella storia, e lì rimane.
Nota biografica. Nato da una famiglia modesta, la leggenda vuole che da piccolo Mennea si fosse guadagnato la fama in città sfidando in corsa i “macchinoni” dei ragazzi più ricchi: non c’erano Alfa Romeo o Ferrari che tenessero, Pietro in velocità le bruciava tutte ( e lui racconta con compiacimento di queste "corse con le auto" della sua giovinezza, dicendo che per ogni corssa prendeva 500 lire).
Questo fu sicuramente un inizio, insieme leggendario e talentuoso di una delle storie più vincenti dello sport italiano, con una collezione di medaglie che dai Giochi del Mediterraneo arrivano fino agli Europei, ai Mondiali e alle Olimpiadi, dove fu il primo a disputare quattro finali consecutive.
Praticamente imbattuto dai Giochi di Montreal 1976 a quelli di Mosca 1980, di ogni Olimpiade ricordava con piacere il contesto storico e geopolitico che le accompagnava. Il suo primato, quello dei 200 metri piani, è diventato record a sua volta rimanendo imbattuto per ben 17 anni a livello mondiale e resistendo ancora oggi come record europeo.
A fianco dello sport gli studi e l’impegno politico. Una prima laurea in scienze politiche e poi in giurisprudenza, scienze dell’educazione motoria e lettere, appesi gli scarpini al chiodo Mennea è stato avvocato, docente universitario e commercialista, scrittore con oltre venti libri all’attivo, e ha avuto anche diverse esperienze politiche prima con l’Idv, di cui fu eurodeputato a Bruxelles dal 1999 al 2004, e poi con Forza Italia. In una recente intervista al Fatto Quotidiano ribadì la sua contrarietà alla candidatura dell’Italia a ospitare le Olimpiadi nel 2020, spiegando con un filo di amarezza che “Nella storia recente le Olimpiadi hanno portato a chi le ha organizzate solo recessione e svalutazioni, vedi l’esempio della Grecia che è fallita. Le Olimpiadi oggi non portano valore, sono solo uno spettacolo che dura 15 giorni, un business economico”.
“È una situazione troppo dolorosa, si fa fatica a fare commenti, perché non solo era un grande uomo di sport, ma anche un grande amico – ha detto Alfio Giomi, il presidente della Federazione Italiana Atletica Leggera -. Proprio qualche settimana fa ci eravamo ripromessi di vederci presto, al telefono. E non ci siamo riusciti. Per la Fidal (Federazione Italiana Atletica Leggera ndr.) questo è un giorno tristissimo”.
Tra le condoglianze sincere di tutti gli uomini di sport, anche quelle del neo presidente del Coni Giovanni Malagò che, appresa la notizia telefonicamente mentre era in viaggio verso Milano, ha deciso di annullare gli impegni istituzionali e di far rientro a Roma. Oggi pomeriggio sarà allestita la camera ardente al Coni.
“Sono veramente sconvolto. Purtroppo sono fuori dall’ambiente sportivo da tanti anni e non sapevo che stesse male, ormai le notizie mi arrivano di riflesso - dichiara Gianni Gola, ex presidente della Fial, basito - era nel fiore degli anni, una delle più grandi figure dello sport italiano e un grande uomo. Riesco a dire solo di essere sconvolto”.
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