La Maratoneta (Jamie Freveletti, Piemme, 2011, nella nuova collana Linea rossa) è un romanzo la cui potagonista Emma Caldridge, deve la sua sopravvivenza nella difficile situazione che si trova a vivere, proprio alla sua tempra di ultramaratoneta estrema: e le sue doti vengono sottolineate sin dall'inizio. Come in questo dialogo, in cui si parla di lei.
“Che diavolo è un’ultramaratona”? – chiese Banner.
“Una gara di corsa che copre una distanza superiore a 42,195 chilometri”.
Banner non riusciva a credere alle sue orecchie. “Davvero”?
“Lo so che è pazzesco, ma quella donna riesce a correre anche la 100 chilometri”.
(…) “Sì, la signora Caldridge ha partecipato alla Bad Waters 35, una delle corse piu’ faticose del mondo”. (p. 22)
Perché Emma, botanica, biochimica e ricercatrice presso una multinazionale dell’industria cosmetica, ha iniziato a correre? L’autrice ci informa che ha iniziato a farlo per uscire da una grave depressione: “Correre era l’unica attività in cui trovava la pace. E in cui eccelleva. Benché la sua vita quotidiana fosse segnata da una depressione cos’ profonda che i farmaci prescritti dal suo medico non avevano effetto, Emma aveva scoperto che poteva convogliare la sua disperazione nella corsa. Quando correva si concentrava sui muscoli, sul percorso, sul battito cardiaco, sull’idratazione, sull’apporto calorico e sulla distanza e così facendo teneva a bada lo sconforto. Aveva buttato via le pillole e si era allenata sempre di piu’ di settimana in settimana” (p. 42).
Emma attraverso la consuetudine con la corsa che, man mano è divenuta sempre piu’ estrema nelle sue applicazioni, ha rinforzato il proprio corpo, ma soprattutto il proprio Sé, coltivando la resistenza del corpo, ma soprattutto – attraverso l’incremento dei meccanismi della resilienza – la sua capacità di resistenza mentale allo stress e a condizioni ambientali avverse.
E' vero che l'allenamento a correre su lunghe distanze, ancor più se in condizioni difficili e in assetto di autosufficienza è una consuetudine che finisce con il temprare uomini e donne ad affrontare altre prove e a lottare per raggiungere altri traguardi (che non siano soltanto sportivi).
Simili prove sportive (come quelle che vengono attribuite alla nostra Emma, la citata Bad Waters, ad esempio), il corpo e lo spirito vengono temprati, "forgiati" e soprattutto si incrementano i meccanismi naturali su cui si fonda la cosiddetta "resilienza", che è - detto in altri termini - la capacità di resistere a sollecitazioni estreme senza “spezzarsi” (originariamente era un termine ingegneristico utilizzato per descrivere la resistenza dei metalli).
Tutto ciò le tornerà utile nell’avventura che si ritrova a vivere.
Emma tuttavia deve la sua sopravvivenza nell'avventura estrema in cui si trova immessa anche alle sue conoscenze botaniche. E' una ricercatrice e ha studiato le piante e le loro proprietà medicali: questa consuetudine è cruciale per sopravvivere nell'ambiente ostile della foresta amazzonica, per curare se stessa e un altro sopravvissuto al dirottamento aereo (Sumner). Detto questo, Emma si trova ad essere eroe per caso, in cui quasi da sola, rivelando intraprendenza, coraggio e tempra, sgomina tutti per mettersi in salvo e per far fuori i cattivi che vogliono usare - per loschi fini - la sua scoperta (piegandola a divenire un'arma terroristica).
In questo, la vicenda diviene romanzesca e una roba più da film avventuroso e d'azione che narrazione realistica (con qualche elemento alla Indiana Jones, per non parlare del finale alla maniera di un film di James Bond). Il titolo "La maratoneta", non corrispondente a quello originale (che è Running from the devil) , è un ammiccamento a tutti quelli che praticano la corsa, ma anche al piu' famoso romanzo "Il maratoneta" da cui fu tratto l'omonimo film, siano maratone o ultramaratone, o che, comunque, siano interessati a questo settore dell'attività sportiva.
Io l'ho acquistato appunto sospinto da questa molla.
Sintesi del romanzo
Emma Caldridge ha trent'anni, è bella e affascinante ed è considerata una delle migliori biochimiche sul mercato. È in volo da Miami verso Bogotà, quando l'aereo su cui viaggia viene dirottato in una delle zone più pericolose della Colombia, un'area controllata da trafficanti di droga e gruppi di paramilitari. Unica tra i passeggeri a riuscire a nascondersi nella giungla sfuggendo a un gruppo di guerriglieri che prende in ostaggio i superstiti all'atterraggio di fortuna, Emma cerca di sopravvivere in una situazione davvero estrema. Il caldo, la mancanza d'acqua e la lunga strada da percorrere metterebbero in ginocchio chiunque, ma lei è forte e determinata, e grazie alle sue conoscenze scientifiche e alla preparazione atletica da runner di ultramaratona riesce a far fronte a tutte le incognite che la giungla nasconde, salvando anche alcuni ostaggi fuggiti nel frattempo dai guerriglieri. Intanto il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incarica Edward Banner, ex militare dell'esercito, di liberare gli ostaggi, apparentemente catturati al solo scopo di ottenere un riscatto. Ma una volta tratti in salvo i prigionieri, Banner si rende conto che la sua missione non è ancora finita. Scopre infatti che Emma non è solo la vittima innocente di un dirottamento, ma anche la geniale creatrice di una pericolosa arma biologica, che rischia di finire nelle mani sbagliate e trasformare la donna nell'inconsapevole pedina di un gioco più grande di lei.
Jamie Freveletti, avvocato, è un’appassionata di maratona e ultramaratona. Dopo la laurea in legge, ha studiato presso la scuola di Studi Internazionali di Ginevra. Vive a Chicago con la sua famiglia. La maratoneta è il suo primo thriller ed è stato scelto tra i “Notable Books” dall’Associazione librai indipendenti americani. Nel 2010 ha ricevuto il prestigioso Macavity Award come “Migliore opera prima”. Questo libro è disponibile anche in versione ebook.
Jamie Freveletti, La maratoneta, Piemme, 2011