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17 luglio 2011 7 17 /07 /luglio /2011 08:25

Campionato-del-mondo-ultratrail-2011-0640.JPGQuello che segue è un bell'articolo divulgativo (a firma di Elena Dusi per Repubblica) che riporta alcune estrapolazioni della ricerca più avanzata nel campo delle neuroscienze applicate alla performance sportiva di alto livello. L'articolo dà una buona idea delle diverse forze in campo nella  performance sportiva di alto livello, ma si puove - a mio avviso - in un'ottico riduzionistica, poichè riduce tutto ad un problema di interazioni neurologiche, reclutamento di aree corticali più estese nell'atleta di alto livello, capcità di concentrazione e via dicendo.

Insomma, per sfuggire al riduzionismo della performance sportiva vista semplicemente come prestazione muscolare, si ricade in una forma di riduzionismo d'altro tipo - quello neurologico - più nobile se vogliamo, ma sempre riduzionismo.

In realtà quando si parla di "testa" o di   "mente" - se proprio si vuole considerare questo termine - in maniera olistica, c'è molto di più (che non è semplicemente la somma matematica di tutte le parti implicate).

Rimane tutto troppo prosaico, mentre rimane esclusa la possibilità di comprendere quella componente "esoterica" che va al di là di qualsiasi possibilità razionale di previsione.

Anche i grandi preparatori sportivi lo riconoscono: non si tratta di applicare soltanto un metodo e di predisporre delle tabelle. Nella riuscita di unprogramma di allenamento, c'è qualcosa di più che scatta nella relazione tra il singolo preparatore e il suo allievo, quel qualcosa di più che rimane inspiegabile e non trasmissibile.

Insomma, non è sufficiente conoscere a perfezione le ricette, per essere dei grandi cuochi.

Occorre una scintilla in più.

Quindi, a mio avviso, l'articolo di Elena Dusi, spiega e non spiega: certo, non è sufficiente a dirci cosa pote spingere - tanto per far un esempio - il grande Zatopek - detto la "locomotivava umana - a vincere in una stessa Olimpiade l'Oro nei 5000, nei 10.000 e in Maratona (record performativo tuttora imbattuto).

 

(Elena Dusi, su Repubblica.it) Non solo muscoli. Gli studi neurologici provano che la testa è il vero motore dei successi sportivi. Durante la gara la corteccia motoria è sfruttata al massimo. Ed è questo a rendere unico ogni atleta

LA vittoria è uno stato di grazia. E se i muscoli sono i suoi remi, il timone è nel cervello. Non avrebbe infatti vinto 48 partite sulle 49 giocate quest'anno (di cui 41 di fila) il tennista Novak Djokovic senza una testa ben al di sopra di gambe e braccio. Il segno di un campione è infatti una fluidità di movimento che sfocia nell'eleganza, una capacità di anticipare le mosse dell'avversario che sa di profezia, una tranquillità che sembra spensieratezza.

E ognuna di queste caratteristiche, dimostrano ora gli studi neurologici, nasce da un preciso tratto del cervello.

Che la testa di un campione sia diversa da quella di una persona normale non è solo una banale intuizione. Oggi è anche un dato osservabile con la risonanza magnetica. Questo strumento dimostra che il cervello vincente è paradossalmente poco impegnato.

Quando il neurologo dell'università di Chicago John Milton ha messo una accanto all'altra le risonanze magnetiche di un golfista dilettante e di un professionista, ha notato che le aree attive del cervello del primo erano molto più estese. Il giocatore esperto, nei secondi che precedono il colpo, sfrutta al massimo la corteccia motoria in cui tutto il repertorio dei colpi di un campione è conservato per essere ripescato al momento opportuno. Il golfista professionista di Milton non ha tracce di attivazione dell'amigdala o del sistema limbico (aree legate a timore ed emotività) come accade nell'amatore. "Il cervello di un giocatore esperto, di un ballerino o di un musicista è freddo, concentrato e non ammette intrusioni" scrive Milton. Non deve pensare al gesto atletico, che grazie alla pratica è diventato automatico e parte della sua stessa natura. Ma si focalizza sulle fasi di gioco, e non perde un attimo d'occhio l'avversario".

L'occhio di un campione d'altra parte non è meno speciale del suo cervello. Una ricerca dell'università della Florida pubblicata nel 2007 sul Journal of sport psychology ha dimostrato che le pupille di una persona normale si muovono ogni 150-600 millisecondi, mentre gli sportivi vincenti riescono a incollare lo sguardo alla palla o all'avversario fino a 1.500 millisecondi di seguito.

Nelle vene invece scorre la sete di vittoria, principalmente sotto forma di testosterone. Il cosiddetto "ormone dell'aggressività" è associato alla mascolinità, ma i suoi livelli aumentano prima di una gara anche nelle atlete donne, e si mantengono elevati dopo una vittoria per sgonfiarsi invece in caso di sconfitta. Una ricerca presentata al Congresso internazionale di neuroendocrinologia a Pittsburgh nel 2006 ha rivelato che il testosterone aumenta di più quando si gioca in casa. La causa non sarebbe il tifo del pubblico, ma più probabilmente l'istinto di difendere il territorio che scatta nei giocatori.

 

Non sono dunque soli i muscoli, ma questo mix di fattori a fare di uno sportivo un campione. E a spiegare l'affermazione che lo psicologo americano Timothy Gallwey ha affidato all'ultimo numero di Newsweek sulla "Scienza del successo": "Ci sono molti giocatori con il talento da numero uno. Ma solo uno diventa il migliore". E quando un colpo o un gesto o uno scatto escono dal corpo del campione con il massimo dell'eleganza e dell'efficienza, allora i cervelli dello sportivo e del suo pubblico reagiscono all'unisono con un getto di dopamina, l'ormone della perfetta soddisfazione".

 

(13 luglio 2011)

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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