(Paolo Tedeschi) Magraid è una competizione che si presta in modo particolare ad un’analisi simile a quelle, a volte più che fantasiose, alle quali assistiamo in tivù. Questa volta però facciamo una relazione, elaborata il più oggettivamente possibile, che possa servire quale linea guida per i challenger delle prossime edizioni. Non si tratta di una valutazione di merito e l’attribuzione di un punteggio, semplicemente di una lettura tra le righe di quelle che sono le classifiche e le condotte di gara che hanno portato al successo piuttosto che al ritiro, con il preciso intento di tracciare una linea guida utile a chi vorrà essere alla partenza di Magraid 2014.
Le tre tappe. Guardando i tempi della classifica ci si rende immediatamente conto che, anche se nelle primissime posizioni alla fine i distacchi siano stati proporzionalmente considerevoli, già "In The Money" e nella "Top Ten" ci sono state delle sorprese davvero impossibili a prevedersi, ovvero distacchi di secondi in più di dieci ore di gara.
Già in fase di briefing avevo sottolineato questa possibilità e puntualmente si è avverata. La prima considerazione da farsi è, quindi, quella di non sottovalutare mai la condotta di gara, pochi secondi possono gettarti giù dal podio e quest’anno è successo sia in campo maschile sia femminile.
In effetti se il livello assoluto (leggi tempo dei vincitori) non è stato importante, i tempi medi della parte alta della classifica sono stati molto vicini e decisamente buoni, in pratica è stata si premiata la regolarità piuttosto che la velocità ma ad un livello di molto superiore a quello degli anni precedenti.
Scorrendo la classifica si vedono molti atleti staccati da tempi davvero esigui. Durante la gara questi distacchi appaiono assolutamente invisibili e sembra quasi che i concorrenti non siano in gara tra loro se non quelli all’attacco del podio. Magraid invece è fatta di molti atleti e, anche se in pratica tra i finisher non cambia molto, in realtà la soddisfazione d’aver gestito al meglio tre giorni di gara è un successo personale che va ben al di là della classifica assoluta.
Cito un fatto che mi coinvolge personalmente non solo dal punto tecnico ma anche da quello emotivo. Il nostro senatore per eccellenza, Tullio Frau, aveva un preciso conto in sospeso con Magraid: non era riuscito a portare a termine le ultime edizioni. Quest’anno, a sorpresa, ha scelto la strategia, condivisa, di cambiare accompagnatori tra le tappe ed è stata una scelta vincente che ha premiato sia lui sia gli accompagnatori che hanno potuto vivere al meglio l’avventura Magraid, senza finire stremati dai ritmi che comunque Tullio impone, uniti allo stress di dover comunicare continuamente per gli ovvii motivi relativi alla corsa di un non vedente. Va precisato un fatto che deve apparire chiaro: Tullio partecipa a Magraid da competitor ed ha capacità e volontà per finire in modo premiante la gara, non si tratta di un semplice resistere ai tre giorni.
La gara maschile oltre che emozionante è stata imprevedibile nei risultati ed ha sottolineato come un buon ritmo di gara, condotto in assoluta sicurezza, abbia permesso a Marco Bondielli d’aggiudicarsi un titolo così importante, nonostante non avesse mai corso in queste zone, a differenza di Fausto Lenarduzzi che, con grande gioia, si è espresso a livelli molto superiori a quelli degli anni passati. Non va però creduto Marco Bondielli quando nell’intervista di Raisport si definisce un pollo: in realtà ha avuto una gestione molto accorta ed ha sempre controllato gli avversari da vero outsider. Conscio dei proprio limiti in fatto di velocità ma perfettamente padrone di un’andatura media particolarmente redditizia e di un’accurata gestione dell’idratazione, alla fine del secondo giorno di gara si è trovato in testa con un distacco che gli ha permesso di gestire agevolmente la terza tappa, comunque corsa controllando gli avversari diretti per lasciarli andare solo quando il calcolo dei distacchi che poteva prendere non intaccavano la sua leadership.
A differenza degli anni precedenti la terza tappa ha visto parecchi atleti arrivare al traguardo con allunghi degni di un diecimila su strada, segnale evidente che la tappa marathon non aveva lasciato su di loro segni importanti. La seconda tappa in realtà ha fatto selezione sin da subito nelle retrovie, fatto che ha permesso a tutti di vivere senza particolari ansie la Gara se non quella del leader maschile.
Le tre tappe di Magraid quest’anno più che mai si sono rivelate profondamente diverse l’una dall’altra ed imprevedibili, nonostante fossero sostanzialmente quasi le stesse degli anni precedenti. Tutti hanno capito sin da subito che la prima tappa, facile come percorso sia in termini di terreno che di navigazione, sarebbe in realtà stata molto impegnativa per il clima tipico dei Magredi verso sera, caratterizzato da un tasso d’umidità molto elevato che rende la temperatura percepita molto superiore a quella reale. La tappa marathon ha confermato la sua vocazione "estrema", per un fattore terreno molto particolare anche se spesso sottovalutato.
Il fattore che determina la difficoltà è strettamente connesso alla variazione del terreno che, anche in pochi metri, cambia completamente la sua consistenza impedendo di instaurare un certo meccanismo d’abitudine e stravolgendo il feed-beck di propriocettività: è come fare un esercizio continuo.
La terza tappa, corta e piuttosto veloce, è stata come sempre caratterizzata da guadi quanto mai graditi ed, incredibilmente, ha dato la possibilità ad alcuni atleti, anche in alta classifica, di scalare posizioni.
Dal punto di vista tecnico questa è stata un grande sorpresa e nella sostanza ha evidenziato la grande crescita del livello agonistico di Magraid. Il livello agonistico infatti non va considerato semplicemente come il tempo dei vincitori ma come i distacchi relativi alle posizioni d’alta classifica ed in seconda analisi con i tempi medi di percorrenza. Se valutato con questi parametri, che assumono significato soltanto quando il numero dei concorrenti diventa consistente, possiamo affermare che il livello medio dei partecipanti è stato molto buono, con l’interessante particolare che ha dimostrato come la seconda tappa, seppur selettiva, non ha lasciato strascichi tali da compromettere la prestazione nella tappa conclusiva.
In appendice le parole di ringraziamento di un partecipante alla gara 2013.
(Carlo Secci) Caro Magraid Team, desidero ringraziarti per aver progettato, coordinato e portato a termine un evento che terrò come un grande ricordo.
Un ricordo di amici, tanti, tra gli organizzatori, i volontari e i runner. Un ricordo di una natura dura e attraente, che allo stesso tempo ti proietta in scenari per me, fino a qualche tempo fa, inimmaginabili. Un ricordo di una bella gara portata a termine in buone condizioni e con un risultato ben al di sopra delle aspettative iniziali.
Il Magraid mi ha definitivamente fatto capire che il mondo delle corse su strada è sempre più lontano e che il "nuovo bisogno" è di stare nella natura in una versione più socializzante ed armonica della corsa, fatta di immagini e di sensazioni non necessariamente legate solo ad un cronometro.
L’anno prossimo conto di esserci ancora, e di vivere in modo ancora più forte questa esperienza.
Siete stati grandi.
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