In occasione della Maratona di Crevalcore che, alla sua 2^ edizione, è andata in scena lo scorso 6 gennaio 2013, assme alla prima edizione della Mezza della Befana, Andrea Furlanetto mi aveva promesso un racconto che, alla fine, è arrivato a distanza di poco meno di un meno di un mese.
Come si suol dire "Ogni promessa è debito"!
Andrea colpisce nel segno, mostrandoci attraverso il foltro delle sue personali motivazioni, una maratona fatta di cose semplici ed essenziali e, soprattutto, di solidarietà tra le persone e tra amici di corsa, mentre tutto il resto passa in dissolvenza come un dettaglio inessenziale.
Eccolo di seguito il suo racconto.
(Andrea Furlanetto) E’ passato quasi un mese dalla seconda edizione della maratona di Crevalcore. Avevo promesso a Maurizio di scrivere qualcosa, ma ho temporeggiato perché l’unica urgenza che avevo sentito in relazione a questa gara era quella di prendervi parte.
Come capita ad alcuni "maratoneti seriali" [una definizione sulla quale mi piacrebbe un approfondimento da parte dello stesso Andrea, in vista di un ulteriore articolo - ndr] , mi piace partecipare alle prime edizioni di una corsa: l’elemento di novità rende ancora più interessante emotivamente la sfida fisica rappresentata dalla maratona.
Sulla scorta di queste considerazioni mi ero iscritto alla maratona di Crevalcore nel 2012. La corsa mi era piaciuta, per il percorso che permetteva di correre gustandosi la tranquillità della campagna, per l’organizzazione inappuntabile e, soprattutto, perché avevo avuto l’opportunità di correrla in compagnia di una carissima amica.
Dopo la terribile notizia del terremoto di maggio 2012, ho cercato di testimoniare la mia vicinanza agli amici emiliani, e – in particolare – a Monica Barchetti e Andrea Accorsi. Così ho partecipato da lontano alla raccolta fondi promossa dai podisti romani, correndo in quel sabato di giugno per le strade assolate di una città straniera con la canotta gialla consegnatami a Crevalcore. In seguito, quella canotta gialla è diventata la mia divisa in tutte le gare del secondo semestre del 2012 e, appena è arrivata la conferma che questa orgogliosa cittadina avrebbe fatto tutto il possibile per ospitare di nuovo i podisti, ho deciso di essere presente.
Davanti a queste motivazioni, onestamente, qualsiasi altro fattore passa in secondo piano. Certo, il percorso era gradevole, rilassante e significativo, specie nei passaggi vicino alla ‘Rotonda’ e all’interno del centro storico ancora così duramente ferito. Sicuro, il centro maratona nel palazzetto era accogliente e offriva in pochi metri tutti i servizi importanti. Però, perdersi a commentare la qualità del cibo offertoci dopo la corsa, oppure la temperatura delle docce o la tipologia di medaglia, secondo me significa non avere colto la differenza tra questa gara e le altre.
Io ho ricevuto dei premi preziosissimi e insostituibili: l’abbraccio affettuoso di Monica, che aspettava sul traguardo anche i ritardatari, e la stretta di mano vigorosa e sincera di Andrea, che ammiro e sento vicino per tanti motivi. Mi dispiace per chi non ha capito quanto valessero queste semplici cose e si è rammaricato del fatto che la medaglia fosse di cartone: la mia sta facendo compagnia da quella sera a qualcuno che in queste settimane corre la sua gara più dura e lui – che ha vinto delle coppe grazie alle sue doti podistiche – non si è scandalizzato di ricevere un pezzo di cartone che puzzava di sudore e amicizia.
Foto di Maurizio Crispi
scrivi un commento …