Il 4 maggio 2014 si è svolta la 14^ edizione della Maratonina di Terrasini, valevole come prova del Grand Prix Siciliano di Maratonine.
Una Maratonina in crescita e sicuramente la più partecipata della Sicilia, se si considera che in quest'edizione sono stati 1300 gli iscritti ed un migliaio circa i partenti effettivi.
Rimane sicuramente la Maratonina più partecipata della Sicilia ed è sicuramente ancora in crescita e ha raccolto la tradizione di una delle prime maratonine in terra di Sicilia che si sviluppava sempre nel territorio di Terrasini ma esclusivamente sulla strada statale in un percorso che partiva dalla Città del Mare e giungeva sin quasi a Cinisi.
La gara dei primordi era organizzata dalla ASD Amatori Palermo.
L'attuale Maratonina di Terrasini si disputa su di un percorso che si snova tra le stradre dell'inland campagnolo ed in parte sulle scogliere del lungomare, con passaggi lungo le vie della ridente cittadini: la distanza di 21,097 km si completa in tre giri di poco più di 7 chilometri ciascuno.
Il percorso è duro, in virtù delle continue ondulzaione, ma il continuo transito tra gli scenari marini e quelli campagnoli è ineguagliabili.
All'edizone 2014 ha partecipato anche Elena Cifali che ci ha scritto il suo irrinunciabile racconto.
(Elena Cifali) Anche stavolta tutto svanirà in meno di due ore.
Anzi, nel momento in cui afferro la delicata mano di Lea mi rendo conto che è già tutto finito.
Il mio viso infuocato dai generosi raggi di sole brilla di sudore, io e Lea passiamo sotto il gonfiabile urlando di gioia.
Prendiamo velocità in uno sprint finale e con quanto fiato ho in gola urlo forte il nome dello speacker: “Marcellino!”
Il nostro arrivo non può passare inosservato, vogliamo che tutti vedano quanta gioia si dipinge nei volti delle persone vere, autentiche, sincere e leali.
Siamo tutti ragazzi qui, non importa se abbiamo 19 o 81 anni, stamani chi è venuto a fare da spettatore non potrà non ammirare un lungo serpentone di ragazzi felici.
Siamo colorati!
Riflettiamo l’azzurro del cielo, il bianco delle nuvole, il blu del mare.
Gridiamo la nostra felicità ad uno ad uno man mano che le nostre scarpe calpestano il tappeto rosso dell’arrivo.
Dentro la mia mano tengo stretta la mano di una donna incredibile, il suo fare gentile, il suo sorriso disarmante, i suoi occhi grandi e sinceri mi fanno stringere il cuore che pulsa più veloce che mai.
Sento l’odore del trionfo, l’odore di salsedine che si mescola a quel particolare profumo che noi tutti emaniamo lungo i 21,097 km che separano il passo della partenza da quello dell’arrivo.
Si dice che soltanto i bambini molto piccoli possano vedere gli angeli, eppure io oggi ne vedo oltre mille, è un’esplosione di stelle quella che vedo scorrere davanti ai miei occhi.
Siamo davvero in tanti, ragazzi e ragazze, giovani e meno giovani, uomini e donne che - come me - cercano di vivere un paio d’ore della loro vita come più gli piace. Ognuno di noi vuol essere migliore e si dà da fare.
La nostra corsa è lo scudo che usiamo per proteggere il cuore e la mente da tutto quanto di sbagliato c’è nel mondo.
Un passo dietro l’altro per quasi due ore, per ricordarci che sappiamo essere migliori di quanto non lo siamo nella vita di ogni giorno.
Fiere, orgogliose io e Lea avanziamo fianco a fianco, senza mai perderci di vista.
Di tanto in tanto mi giro per assicurarmi che mi stia accanto ed un’infinita dolcezza mi pervade quando mi porge una spugna imbevuta d’acqua. Mi rinfresco il viso e le mani. Fa molto caldo ed io non ci sono abituata.
Sono trascorse meno di 20 ore da quando con cappello, giacca e guanti correvo a Nicolosi: 56 chilometri tra freddo, pioggia e vento, per temprare il mio corpo e la mia mente a sopportare e superare condizioni di stanchezza fisica anche estreme.
Questo è quello che so fare, questo è quello che sappiamo fare oggi.
Il passo mio e di Lea è un passo tranquillo, affrontiamo i tre giri da sette chilometri ciascuno con la consapevolezza che al termine della nostra corsa la gioia che proveremo sarà più forte ed importante della nostra fatica.
“Questo è l’ultimo giro?” mi chiede Lea quando ormai mancano solo sette chilometri. “Si!”, da adesso in poi ogni passo in questo luogo sarà l’ultimo passo verso il traguardo.
E’ un amore profondo che ci lega alla corsa.
Un amore che non si può imporre né inventare. La corsa la si ama o la si odia. E’ talmente faticosa che non si può convincere nessuno a correre, però, se la si ama lo si fa con tutto il cuore.
Dalla corsa e per la corsa nascono storie vere, storie di amicizia e di stima tra uomini e donne, tra donne e donne, tra uomini e uomini.
Io questo lo chiamo miracolo.
Il miracolo è passare sotto il gonfiabile tenendo stretta stretta la mano delicata e sicura di Lea. Adesso anche noi due ci siamo legate indissolubilmente e, come i più grandi amori, sarà per sempre.
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