Mi è capitato recentemente di rivedere il bel film di Clint Eastwood "Million Dollar Baby" (USA, 2005). da lui stesso magistralmente interpretato, con una bravissima ed intensa Hillary Swank nel ruolo di Maggie, la pugile che - con ogni fibra del suo corpo e della sua mente - vuole primeggiare nella Boxe, con un pensoso Morgan Freeman nel ruolo di "narratore" e, infine - in una parte cameo, indimenticabile per cattiveria e slealtà - Lucia Rijker (pugile e cantante olandese) nel ruolo della pericolosa e sleale "Billie the Bear", la pugile con cui Maggie, in un ultimo fatale incontro, lotta per il titolo mondiale.
E' un film intenso, come molti dei film di Clint Eastwood della maturità ed uno di quei film di storie di sport e di vita in cui Eastwood è maestra. Basti pensare ad "Invictus", oppure al recente "Ancora in gioco": ed è una storia che parla alle emozioni senza essere ruffiana.
A tramettere emozioni e a suscitare riflessioni nella mente dello spettatore bastano le azioni dei protagonisti, pochi semplici gesti, gli sguardi e alcune frasi telegrafiche.
Con l'occasione sono andato a ripescare dalla biblioteca di casa il libro che contiene l'omonimo racconto "La ragazzina da un milione di dollari" scritto da F. X. Toole (Lo sfidante - titolo originale inglese "Hope Burns" - edito da Garzanti, 2001): libro che acquistai ai tempi dell'uscita del film nelle sale cinematografiche, ma che non ebbi il tempo di leggere.
La lettura del racconto mi ha pienamente soddisfatto: ho ravvisato tra di esso e il film un perfetta sintonia di intenti e di stile.
Il volume raccoglie sei racconti lunghi e un breve saggio diaristico - memoir, dal titolo "Come entrare nel giro: un'introduzione", in cui l'autore narra le sue personali esperienze.
Sì, perchè F. X. Toole, dopo essersi guadagnato la vita in molti modi diversi, con lavori per lo più umili, ma da sempre appassionato di Boxe, tardivamente - dopo i quarant'anni - decise di darsi in prima persona alla Boxe, nel cui ambito - con grandissima forza di volontà - intraprese una carriera di boxeur, facendo poi di tutto nel ring e attorno ad esso: l'allenatore, il massaggiatore, il fermasangue, colui che rincuorava i pugili nei momenti di maggiore difficoltà, il coach nel senso più ampio della parola.
Poi, a oltre settant'anni, ha deciso di raccontare della Boxe e delle sue multiformi esperienze, producendo un'insieme di storie credibili ed appassionanti che hanno un antecendete soltanto nelle famose ed ultracitate "storie di Boxe" di Jack London.
E le sue storie sono assolutamente credibili (perchè scaturenti da esperienze accumulate nel corso di una vita) e coinvolgenti, molto hemingwayane (e collegabili dunque a quelle di London, scrittore culto di Hemingway, in quanto "scrittore d'azione").
A tutti nel consiglio la lettura, come complemento indispensabile all'intramontabile e sempreverde film di Clint Eastwood.
Il film e il racconto, inoltre, sono la celebrazione del modo in cui si può andare avanti in un sport ingrato, duro, faticoso, spinti semplicemente dalla forza della passione, motivati anche da una intensa forza di riscatto sociale e dalla volontà di superare sdituazioni familiari difficili, ed inoltre una bella - splendida - rappresentazione del rapporto di fiducia - unico ed inimitabile - che si crea tra un atleta ed il suo coach.
Vi è anche la splendida lezione morale che, se si riesce ad ottenere ciò che si desidera, raggiungendo gli obiettivi che ci si sono dati, "ne è valsa la pena", anche nel caso in cui il prezzo da pagare sia salato e senza sconti e si è arrivati soltanto ad un passo dal raggiungere la meta desiderata.
Solo per questo aspetto, ogni atleta - non importi quale sia la disciplina sportiva che pratica - dovrebbe vederlo e fare tesoro del suo insegnamento.
F.X. Toole è anche autore di un romanzo sulla Boxe, A bordo ring, pure edito da Garzanti.
Il finale del film di Clint Eastwood