L'imprevedibile viaggio di Harold Fry (Rachel Joyce, Sperling&Kupfer, 2012) è una storia lieve e profonda.
Harolfd Fry riceve una lettera da una vecchia amica (Queenie) che tanto tempo prima aveva fatto qualcosa per lui, quando erano ancora colleghi di lavoro in un birrificio, e scorrendo il suo breve testo apprende che Queenie è morente, ricoverata in un hospice per malati terminali a Berwick upon Tweed.
Harold vive nella piccola cittadina di Knightsbridge, nel Sud della Cornovaglia.
Scrive - addolorato - una lettera di risposta, ma si rende conto che le parole non bastano per dire ciò che prova.
Esce di casa per andare ad imbucare la lettera.
Ma continua a camminare, da una cassetta delle lettere alla successiva.
A questo punto scatta qualcosa dentro di lui: si forma la convinzione inflessibile che, sintantochè camminerà, la sua amica vivrà e e che se riuscirà ad arrivare sino al suo letto, questo suo cammino la farà vivere.
Harold Fry inizia così, quasi casualmente e senza alcuna attrezzatura, calzando un paio di mocassini da città, una camminata di oltre 800 km che compie in poco più di 100 giorni.
L'imprevedibile viaggio di Harold Fry è chiaramente un romanzo di formazione, come lo è stato quello scritto dallo statunitense Ron McLarty, Sognavo di correre lontano (sempre per i tipi di Sperling&Kupfer, ma pubblicato nel 2006, il cui protagonista Smithy Ide, frustrato ed infelice per i suoi errori di una vita, obeso e sedentario, riceve la notizia che la sorella morta aspetta sepoltura in una Funeral home della West coast e, quasi per caso, inforca una vecchia bicicletta e parte dalla costa orientale per un lungo viaggio ciclistico attraverso gli Stati Uniti. Mentre pedala, riflette su se stesso e sulla vita, sulle scelte e su i suoi fallimenti, fa degli incontri cruciali e parla con tante persone diverse: a poco a poco si trasforma, cresce. Alla fine del suo viaggio sarà diverso da come era alla sua partenza.
Camminare, correre, pedalare, remare per lunghissime distanze sono in realtà altrettante declinazioni del pellegrinaggio - in questi due casi dei pellegrinaggi "laici", eppure dotati di senso profondo - che mettono in forma la vita e la orientano, consentendo impensabili (imprevedibili) metamorfosi e crescite interiori.
"Harold era un uomo vecchio. Non era un podista, tanto meno un pellegrino: Chi sperava di far fesso? Aveva trascorso la sua vita da adulto in spazi confinati: La sua pelle si stendeva come un mosaico formato da un milione di tessere sopra i tendini e le ossa: Pensò a tutti i chilometri che lo separavano da Queenie, e a Maureen che gli aveva detto che a piedi non era arrivato mai più in là della macchina. Pensò anche alle risate del tiziocon la camicia hawayana, e allo scetticismo dell'uomo d'affari. Non avevano tutti i torti. Non sapeva niente di esercizio fisico, o di carte topografiche, e nemmeno di spazi sconfinati. (...)" (ib., pp 34-35).
Questi due libri romanzeschi parlano della realtà interiore, ma anche di ciò che accade - in alcuni casi - nella realtà vera.
Un pellegrinaggio simile lo compì, parecchi anni addietro il cineasta tedesco Werner Herzog, camminando da Monaco a Parigi, per andare a trovare una carissima amica ricoverata in ospedale, in fase terminale per una malattia tumorale, Lotte Eisner, storica e studiosa del cinema tedesco.
Affrontò il viaggio a piedi in inverno tra neve, ghiaccio e fango, camminando con la fede incrollabile che se fosse arrivato a Parigi a piedi, con le sue sole forze, l'amica avrebbe vissuto ancora. Una testimonianza d'affetto che, secondo Herzog, avrebbe dovuto contribuire a tenere in vita una persona cara.
Successivamente raccontò di questa avventura spirituale in un suo libro autobiografico, Sentieri di Ghiaccio (recentemente riedito da Guanda, nel 2008).
(risguardo di copertina) Quando viene a sapere che una sua vecchia amica sta morendo in un paesino ai confini con la Scozia, Harold Fry, tranquillo pensionato inglese, esce di casa per spedirle una lettera. E invece, arrivato alla prima buca, spinto da un impulso improvviso, comincia a camminare. Forse perché ha con la sua amica un antico debito di riconoscenza, forse perché ultimamente la vita non è stata gentile con lui e con sua moglie Maureen, Harold cammina e cammina, incurante della stanchezza e delle scarpe troppo leggere. Ha deciso: finché lui camminerà, la sua amica continuerà a vivere. Inizia così per Harold un imprevedibile viaggio dal sud al nord dell'Inghilterra, ma anche dentro se stesso: mille chilometri di cammino e di incontri con tante persone, che Harold illuminerà con la sua saggezza e la forza del suo ottimismo. Harold Fry è - a suo modo - un eroe inconsapevole, proprio come Forrest Gump: un uomo speciale capace di insegnarci a credere che tutto è possibile, se lo vogliamo davvero.
L'autrice. Rachel Joyce vive in un cottage nel Glouchestershire, con il marito e i figli. Il suo romanzo d’esordio è stato L’incredibile viaggio di Harold Fry (Sperling & Kupfer, 2012), che è stato tradotto in 34 lingue, nonché finalista al Booker Prize e al Commonwealth Book Prize e vincitore dello Specsavers National Book Awards “New Written of the Year” e del Prix Littéraire des Jeunes Européens.
Oltre che scrittrice di narrativa, è anche autrice di numerose pièce e diversi adattamenti di classici per BBC Radio 4; ma ha anche fatto per molto tempo l’attrice teatrale e televisiva (ha vinto anche i premi Time Out Best Actress e il Sony Silver).
Suoi scritti sono anche, tra gli altri, Il bizzarro incidente del tempo rubato (Sperling & Kupfer, 2013), Un lieve profumo di limone (solo in ebook per scelta dell’autrice, Sperling & Kupfer, 2013) e La canzone d’amore di Queenie Hennessy (Sperling & Kupfer, 2014).
Nel 2023 il bel romanzo di Rachel Joyce è diventato film, su di una sceneggiatura della stessa autrice.
Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
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Il perchè di questo titolo
Perchè ho dato alla mia pagina questo titolo?
Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le
ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in
secondo luogo le maratone.
Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il
podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa
parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport
agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile.
Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto
il resto.
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Come nasce questa pagina?
L'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho
creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata
dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate
e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.
La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi,
sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.
L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri
motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport
Maratone e dintorni).
Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina
web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.
L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma
anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...