(Maurizio Crispi) Spero vivamente che, da ciò che ho scritto in precedenza a proposito del "Caso Colnaghi", si sia capito che io non sono contro di lui, anzi al contrario. La giustizia sportiva ha dovuto seguire il suo corso davanti ad un dato incontrovertibile (positività ai metaboliti dei corticosteroidi), dopo un ottimo secondo posto conquistato alla 40° edizone della 100 km del Passatore, a fine maggio 2012. E' stato squalificato, perdendo sia il secondo posto, sia il titolo di vice-campione italiano FIDAL 100 km su strada. La squalifica decisa dalla FIDAL é stata di recente ratificata dal CD della ASD 100 km del passatore e la classifica, di conseguenza, rimaneggiata. Colnaghi ha nel frattempo scontato l'esclusione di due mesi da ogni gara omologata, sanzione pure erogata dalla FIDAL.
Ed ora é pronto a tornare a scendere in pista: e ci auguriamo vivamente che lo faccia quanto prima. Pietro Colnaghi é una persona che ha talento, senza essere presuntuoso, quasi schivo nel suo temperamento. C'è da sperare che da parte dei "soliti" oltranzisti che spesso parlano e lanciano straili senza essere sufficientemente informati non si attivino ottusi pregiudizi contro di lui. Per ingenuità, Colnaghi ha sbagliato e ha pagato: c'è da dire soltanto questo, credo. Quello che segue, lo scrissi, attorno al 20 giugno 2012, a commento della sua squalifica, non appena la notizia fu divulgata e ad integrazione dell'articolo che avevo pubblicato.
Lui è incappato in qualcosa che non aveva previsto, poichè qualche giorno prima della gara si era sottoposto ad una terapia, regolarmente prescritta e somministrata da un medico specialista mediante infiltrazioni con un farmaco cortisonico, solo che non sapeva della necessità di munirsi di una certificazione sui farmaci che gli erano stati somministrati e sulla diagnosi che li aveva motivati. In più, non prevedeva in alcun modo di condurre la gara in modo talmente eccellente.
Si potrebbe dire che è stato treavolto dagli eventi...
Colnaghi é una persona semplice che corre per il piacere di correre sulle lunghe distanze e non per mettersi in mostra o perchè è internamente roso dal germe del successo a tutti i costi.
Qualcuno del suo paese (Carnate) che lo conosce bene, ha così commentato (il commento di Riccardo Chiappini si può leggere di seguito nella sua integrità), aggiungendo che Pietro Colnaghi con il suo talento podistico si è ritrovato ad essere un "uomo di sport pubblico" senza averlo previsto e senza avere né il senso né la consapevolezza di ciò.
E che, quindi, ha trascurato di mettersi al coperto, presentando in tempo utile, le necessarie documentazioni per rendere non operativa (in ordine ad un'eventuale squalifica), la positività rilevata al controllo anti-doping.
Il fatto che non l'abbia fatto depone maggiormente per la sua buona fede, mentre invece chi sa e chi rischia con pratiche farmacologiche non lecite, se appena può cerca di ottenere anche una qualche validazione ai farmaci assunti.
Le pratiche di doping sono come le tossicodipendenze, nel senso che attivano (come ha più volte illustrato Pietro Mennea nei sui scritti sul doping e sull'anti-doping) la menzogna e la mistificazione: nella mia pratica clinica di medico psichiatra che ha avuto a lungo a che fare con le diverse forme di Tossicodipendenza (incluse quelle non farmacologiche) quelli che "preventivamente" cercavano di darmi giustificazioni di eventuali positività per cataboliti di droghe illecite nelle urine già puzzavano di imbroglio lontano un miglio.
Detto ciò, l'uso dei FANS, dei cortisonici, degli anti-diarroici, degli integratori salini a dosi massicce (o anche dei broncodilatatori per accrescere la capacità aerobica), a scopo "preventivo" è assolutamente deprecabile, perché configura un'utilizzazione di svariate sostanze chimiche con finalità performative (e, dunque, dopanti in senso lato) e in modo totalmente avulso dalle modalità di uso del farmaco medicali che prevedono per giungere ad una loro soministrazione una sintomatologia (soggettiva), il riscontro di segni oggettivi, una diagnosi medica e la prescrizione dei rimedi (farmacologici e non) più appropriati.
Detto questo, se Pietro Colnaghi, ha praticato una terapia con cortisonici, in modo rispondente ai parametri di base così enunciati (non ho motivo di dubitarne) di lui si può dire soltanto che ha peccato di leggerezza, ignoranza delle norme, ingenuità, semplicioneria, forse, ma sicuramente non si può dire che egli abbia agito in modo contrario all'etica dello sport.
Spero soltanto che questo evento non debba piegare la sua eccezionale tempra di runner.
Purtroppo le giustizia sportiva in materia di antidoping, non prevede nè ignoranza, né negligenza, specie quando un atleta partecipa ad una gara che assegna i titoli nazionali FIDAL di specialità.
Ed ecco, di seguito, il comento-testimonianza di Riccardo Chiappini.
(Riccardo Chiappini) Conosco Pietro da quando eravamo davvero piccoli. Lo vedo quasi tutti i giorni agli allenamenti.
Sono certo, certissimo, che purtroppo abbia sottovalutato la “pericolosità”, dal punto di vista del suo effetto dopante, di un farmaco preso per un fastidio ad un’anca che aveva negli ultimi tempi.
Se c'è una cosa che spinge Pietro a correre non è certo la necessità di primeggiare o la fame di vittorie: è la passione.
Ama correre. Semplicemente.
Conoscendolo, dopo una cosa del genere, potrebbe tranquillamente ritirarsi dalle gare ma continuerebbe comunque a correre, ad allenarsi, solo perchè gli piace. Fa parte del paesaggio del nostro paesino (Carnate) come suo padre prima di lui.
Se esci, a piedi, in macchina o in bici, sai che hai buone probabilità di incontrarlo da qualche parte mentre sgambetta...
Temo che in tutta questa storia abbiano giocato più fattori: una certa faciloneria, ignoranza (nel senso buono) e ingenuità da parte di Pietro che sicuramente non fanno venir meno le sue eventuali (fino almeno alle controanalisi) colpe, ma le collocano su un altro piano e, in secondo luogo, la non abitudine, da parte di Pietro, a considerarsi un atleta importante che calca palcoscenici divenuti ormai importanti.
Pietro è rimasto quello di sempre, amico di tutti e compagnone e, molto probabilmente, non si rende nemmeno conto del fatto che la sua passione lo ha portato a fare cose degne di nota e ad essere sotto l’occhio e la lente d’ingrandimento di molte persone.
L'errore è stato davvero grossolano da parte di uno come Pietro che ormai è diventato un personaggio pubblico: il problema è che, fino ad ora, purtroppo, ancora non se ne era reso conto...
Odio il doping e odio i dopati e so che lo stesso vale per Pietro.
Il problema è un po’ più ampio: risiede, secondo me, nell'impossibilità di distinguere vero doping da falso doping.
Non è possibile che, se uno prende un farmaco per un'allergia o un'infiammazione (e a chi non è successo), questo farmaco possa essere considerato doping alla stessa stregua di ormoni, EPO o altro...
Non è possibile che bere 5 caffè (che si riducono a un paio e una Coca Cola se il fisico è disidratato) ti faccia risultare dopato o che prendere un Vicks sinex o un Antiinfluenzale faccia altrettanto...
So che è assurdo ma c'è doping di serie A e di serie B.
Ci sono sostanze assunte con il solo scopo di migliorare le prestazioni atletiche (testosterone, EPO, altri ormoni vari, ecc. ecc.) che non servono a curare malattie o fastidi comuni (non almeno malattie che un atleta di punta possa avere..) e ci sono sostanze contenute in farmaci d'uso assolutamente comune che possono essere presi con una normale ricetta medica per curare le patologie più comuni.
Purtroppo non c’è distinzione tra i primi farmaci (usati con dolo sicuro) e i secondi (che possono, sì, essere assunti per dolo, ma che possono anche essere presi, come sono sicuro sia successo in questo caso, per errore, per leggerezza o ingenuità).
riccardochiappini@hotmail.com