Lara La Pera, vincitrice dell'edizione 2012 della Supermaratona dell'Etna da 0 a 3000, non ha mancato di partecipare all'edizione 2013, svoltasi lo scorso 15 giugno 2013, più per onorare la gara in sè e godere degli scenari bellissimi che essa offre, che per ambire ad un risultato realmente competitivo, visto che era stata duramente provata dalla Ecomaratona delle Madonie svoltasi appena una settimana prima (e che aveva registrato la sua seconda vittoria consecutiva con un ampio distacco rispetto alle altre avversarie). Sull'Etna, Lara non ha vinto, questa volta, ma è arrivata seconda alle spalle di Francesca Marin, tra l'altro migliorando la sua prestazione cronometrica rispetto all'edizione 2012.
E, quindi, in questo caso, ha comunque vinto sè stessa, riportando a casa una bella soddisfazione!
Di seguito il suo racconto.
(Lara La Pera) Ieri, tre giorni dopo l’impresa della 0-3000, percorrevo a piedi una salitella di circa 300 m che dalla spiaggia porta al cancello di casa mia. Mi è venuto il fiatone e le gambe mi si sono irrigidite e ho pensato: “Come ho fatto a correre per 43 km fino al tetto della Sicilia?”
Chiunque abbia corso la 0-3000 tagliando quell’altissimo traguardo non lo dimenticherà mai. Tante gare le archiviamo nella nostra memoria, ma questa lascia veramente il segno, perché è una sfida dai tanti significati umani e atletici.
Siamo tanti piccoli uomini che con la forza delle nostre gambe, del nostro cuore e della nostra testa cerchiamo di scalare fino in vetta il vulcano attivo più alto d’Europa: l’Etna. Già basta pensare a questo per emozionarsi e nonostante il caldo provare un brivido alla partenza dalla splendida spiaggia della Marina di Cottone.
Non importa quanto tempo si impiega per arrivare a passare sotto l’arco gonfiabile rosso a quota 3000, l’importante è arrivarci.
Quante lacrime ho visto sotto quell’arco: lacrime di gioia, di incredulità, di soddisfazione per un’impresa che si realizza grazie alla grande forza di noi piccoli uomini.
Come lo scorso anno, la decisione di partecipare alla 0-3000 arriva solo qualche giorno prima della gara, dopo avere smaltito i postumi dell’Ecomaratona delle Madonie.
Quest’anno tuttavia la decisione di fare anche la Supermaratona ha rasentato la “follia”, poiché i giorni tra le due gare erano solo sei.
E nessun maratoneta saggio fa due maratone in sei giorni, a meno che non si parli dell’immenso Giorgio Calcaterra che è una forza della natura. La mia indecisione è divenuta certezza quando la mia grande amica Antonellina (Antonella Marino) che ha sempre detestato le salite e ha sempre escluso a priori la possibilità di fare gare solo in salita, mi ha comunicato la sua intenzione di affrontare questa gara perché (parole sue) “Voglio emozionarmi dopo aver tagliato un traguardo”.
Ed emozione sia… andiamo! La presenza di Antonellina e di altri grandi amici (il mitico Pippo Ruggeri, Gioacchino Maniscalco, Giammauro Scardavi in arte Gimmi, Vito Lo Porto, Antonio Calandra) che, come me, avevano affrontato le Madonie pochi giorni prima mi dava sicurezza.
Alla gara avrebbe partecipato anche il portabandiera del nostro gruppetto di allenamento Pietro Greco detto “Pierino”. E ovviamente a tanta goliardia non poteva che aggiungersi l’inarrestabile entusiasmo della mia dolce metà Roberto che da giorni ripeteva “Non puoi mancare, l’anno scorso hai vinto quindi devi almeno presentarti!quest’anno la nostra vittoria sarà tagliare semplicemente quel traguardo.”
I cinque giorni di intervallo tra le due gare sono trascorsi tra massaggi, brevi nuotate e solo due uscite di corsa di 10km.
Arriva finalmente il 15 giugno.
Dopo esserci fatti mille foto e milioni d’auguri sulla spiaggia di Fiumefreddo, Maurizio Crispi mi affida un ciottolo di pietra lavica da portare a quota 3000, dicendomi che mi avrebbe trasmesso l’energia del vulcano: all'inizio ero un po' scettica, ma accettai di riportare quel sassolino da dove era arrivato.
Finalmente si parte. Dopo i primi 5km già non vedevo più donne davanti a me: erano velocissime!
Io sapevo che ancora eravamo appena all’inizio di un lunghissimo cammino, che dovevo dosare le energie e che stavamo correndo una gara in cui non puoi permetterti di "fare a gara con gli altri avversari, perché appena vai un po’ oltre le tue possibilità rischi di restare senza benzina quando ancora ti mancano 15-20 km per arrivare.
Questa gara più di ogni altra insegna l’umiltà nei confronti dei propri limiti e della forza della natura.
E gli ultimi 10 km sono veramente impegnativi.
Finalmente, dopo il passaggio da Linguaglossa (14 km) mi raggiunge Roberto e continuiamo insieme la nostra fatica, rianimati dagli incoraggiamenti degli amici lungo il percorso di gara, in particolare Carmelo Santoro e Marcello Curcuruto, senza i quali la nostra impresa sarebbe stata molto più faticosa.
Io e Robi siamo abituati a condividere la fatica e le difficoltà nella vita di tutti i giorni e nella corsa, che comunque viviamo come un bel gioco. Ci incoraggiamo a vicenda, ci ripetiamo che non dobbiamo arrenderci alla fatica e al caldo che presto sarà meno fastidioso. Il tratto dal 25° km al 31° km è stata la parte più difficile della gara, i muscoli delle gambe cominciavano a irrigidirsi e dovevo alternare la corsa con la camminata, la sete era insopportabile e senza Carmelo e Marcello che ci allungavano bottiglie d’acqua per bere e bagnarci la testa non so se avrei superato quel muro. Robi poverino stanco quanto e più di me mi incitava “Forza La Pera, forza…”
Dopo il 31° km, il panorama comincia a cambiare, si vedono gli scheletri bianchi degli alberi bruciati dall’ultima devastante eruzione dell’Etna di qualche anno fa, la temperatura diventa più fresca e io comincio a sentirmi meglio…
A Piano Provenzana abbiamo guardato per la prima volta l’orologio: 3h30’, più o meno come lo scorso anno, e mi informano che ero quarta donna…
Io aumento il passo, inizia lo sterrato finalmente e io sto di nuovo bene…
Robi mi saluta “Dai La Pera, fai belle cose…io adesso passeggio e mi godo lo spettacolo”. E lì è iniziata la mia gara.
Non so cosa sia accaduto nel mio corpo, ma non sentivo più né la pesantezza muscolare, né la fatica…
Forse si chiama semplicemente adrenalina [o forse sono anche le endorfine...].
Piccoli passi e frequenza, comincio a superare compagni e compagne di gara che camminavano…
Con qualcuno ci si scambiavano anche poche parole di incoraggiamento.
Nelle rampe più inclinate la corsa diventava camminata con passi molto lunghi…
Un paesaggio lunare, tutt'attorno a me e correre sulla luna è spettacolare, ancor più, se dalla luna si vede il mare blu.
Pensavo che se avessi corso tutti i 43 km per raggiungere i 3000m su asfalto, probabilmente non avrei superato quella crisi. Ad ogni ristoro mi fermavo a bere e rifiatavo, poi ricominciava la mia arrampicata verso il traguardo. Ho corso tanto, camminato poco e lo spazio e il tempo non avevano più nessun significato….Non pensavo a quanto mancava per arrivare, quanto tempo era trascorso e quanto ne poteva trascorrere prima dell’arrivo. Andavo avanti e basta.
Poco prima del 42° km, davanti a me, c’era solo Francesca Marin (che aveva già tagliato il traguardo), atleta insuperabile sia per bravura che per simpatia e sportività.
Lo scorso gennaio, in occasione della maratona di Siracusa, ho conosciuto Francesca e durante il riscaldamento le ho raccontato della 0-3000 e delle grandi emozioni che ti da. Ero felice che avesse ascoltato le mie parole e mi faceva piacere che avesse vinto. Quando vedo il cartello 500 m guardo l’orologio e mi rendo conto che stavo compiendo quella che per me è stata la più grande impresa che io abbia portato a termine in 25 anni di onorata carriera sportiva!
Ovviamente, ancora prima di arrivare, mi metto a piangere…. i miei piedi affondano nella sabbia vulcanica, ma continuo a correre, fino al traguardo che mi aspetta.
Fermo l’orologio e mi si stava fermando il cuore: 5h09’40!
La prima persona che ho abbracciato è stata Francesca, anche lei felice ed emozionata per la sua meravigliosa impresa.
Non capita in tutte le gare che la prima donna che taglia il traguardo aspetta la seconda (per più di 20 minuti!) per condividere l’emozione dell’arrivo. Ma questa è una corsa speciale.
Per me questo secondo posto vale molto più di una vittoria perché sono riuscita a gestire la gara, perché sono riuscita ad abbassare il mio tempo rispetto al 2012 di 13 minuti guadagnati quasi tutti negli ultimi 10 km, perché sono riuscita a fare 2 maratone [e qualcosa in più] in 6 giorni senza farmi male.
Dopo che mi è stata consegnata la preziosa medaglia lavica riservata ai Finisher mi hanno fatto tante domande, alle quali ho risposto in stato confusionale.
Ad una di queste però adesso voglio rispondere bene “Chi c’è dietro questo bellissimo risultato e come ti sei preparata a questa gara?”
Oltre al mio grande entusiasmo, dietro a questo bel risultato ci sono le persone con cui mi alleno, i Seven o’Clock.
La forza del gruppo è fondamentale, soprattutto quando si fanno lunghi allenamenti e la fatica è tanta. Da aprile in poi settimana dopo settimana pianificavamo gli allenamenti e li affrontavamo tutti insieme, fino all’ultimo metro.
Dietro questo bel risultato c’è Roberto che, da quando mi sono appassionata alla corsa in montagna, mi ha pazientemente seguita e consigliata (prima lo stambecco di casa era lui, adesso siamo in due!), aiutandomi a superare i miei tanti limiti su terreni diversi dall’asfalto.
C’è lo splendido gruppo di amici trailer che si è creato grazie al Circuito Ecotrail Sicilia.
Alla prossima avventura in alta quota!
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