Ecco un racconto scaturente da un'esperienza intensaamente emozionale fatta da Grazia Pitruzzella (su Facebook con il nick "La Montagna") vissuta in occasione del Trail dei Nebrodi, lo scorso 8 dicembre 2014. Questo racconto ci far ivivere sensazioni e visioni di Natura intatta che non ha lesinato difficoltà e timori. Il Trail è anche questo: neve, fango, disagio fisico, freddo, fatica e sudoe. Ma anche: voglia di prove, di esperienze, di fiducia in se stessi, di desiderio immenso di sentire di far parte di un mondo (la Natura) pieno di incanti!
Ecco cosa ci scrive Grazia,
(Grazia Pitruzzella) La parola Nebrodi possiede un suono morbido e vellutato come le curve dei suoi rilievi, ed avere l'opportunità di correre in quel paesaggio ricco d'acque e di vegetazione, mi sembrava un regalo prezioso. Durante le settimane che hanno preceduto le gare, ho visitato spesso l'Etna per camminare e dare il benvenuto all'autunno, inebriandomi con i nuovi colori aranciati e dorati, ma talvolta spaventata da inaspettati fulmini e fiocchi di neve o trovandomi avvolta nella nebbia che ovatta ogni suono e confonde il cammino.
Sapevo che anche sui Nebrodi era possibile incontrare le stesse condizioni e mi sono divertita leggendo le lamentele degli atleti che trovavano esagerato l'equipaggiamento obbligatorio richiesto dall'organizzazione.
Non amo il freddo, raramente corro sotto la pioggia e quando organizzo le mie escursioni, vaglio con attenzione le condizioni meteo per evitare qualunque inconveniente. Per questa ragione,sotto il tendone e al riparo dalla pioggia battente, ho molto esitato e mi sono cambiata dieci minuti prima della partenza, con la speranza che quelle nuvole sparse si sarebbero dissolte, restituendo luce e calore per tutti gli atleti,quasi irriconoscibili sotto infiniti strati multicolore.
Certo non immaginavo che sarebbe stata proprio l'acqua l'elemento dominante di questa fantastica esperienza, mostrandosi sotto svariate spoglie: pioggia, grandine, ghiaccio, neve
Il gelo ha minacciato più volte la mobilità delle mie mani; mentre correvo sentivo che il mio corpo era bagnato dalla testa ai piedi; a più riprese, sconfortata dal freddo intenso, sono stata tentata di abbandonare, cercando con tutta me stessa di provare la gioia che arricchisce le mie corse.
Vinta dalla stanchezza, sono scivolata sul fango e ho preso qualche storta, ma ho continuato a correre, spinta dal desiderio di arrivare al traguardo e consapevole, ancora una volta, di essere parte di un mondo straordinario.
Porterò sempre con me le dense faggete spoglie, il verde brillante dei folti tassi, il variopinto tappeto di foglie ai piedi delle querce, l'intreccio perfetto delle radici sotto i miei piedi, gli specchi d'acqua avvolti nella nebbia ed il richiamo delle folaghe, il sole che inondava le vallate scaldando il cuore, i piccoli frammenti di ghiaccio che sferzavano il mio viso, il passo condiviso con qualche compagno di avventura, il sorgere improvviso di torrenti e cascate, la bellezza di poter correre con la natura...
Anche stavolta al mio arrivo mi sono emozionata, sorpresa di aver portato a termine un'esperienza che in fondo temevo e sicura di aver percorso nuovi passi verso la vera essenza di me stessa.
scrivi un commento …