(Maurizio Crispi) La prima edizione della UltraMilano-Sanremo sulla distanza di 282 km in tappa unica sul solco della storica Granfondo Ciclistica, che - essendo iniziata nel 1907 - si celebra ogni anno (nel doppio format di gara agonistica ed amatoriale, in due date diverse), è entrata nella storia ed è già diventata mito.
Dopo 31h47'41 di gara il ligure (e, soprattutto, sanremese) Michele Graglia (Sanremo Runners) ha tagliato il traguardo. Subito dopo di lui, con un distacco di oltre un'ora l'ungherese Szonyi, lo statunitense Krupsky, e l'italiano Stefano Montagner (Runners Bergamo).
Michele Graglia ha affrontato con se stesso l'idea di una gara da lui stesso ideata assieme all'amico Riccardo Marvagli.
Pertanto, grandissime sono state le emozioni di tutti all'arrivo, nello spazio antistante la Vecchia Stazione Ferroviaria di Sanremo: alte ed intense le emozioni di Graglia, ma anche quelle del pubblico che lo ha attorniato, acclamandolo come un eroe, dei giornalisti e dei fotografi che l'hanno assediato, di Franco Ranciaffi, direttore tecnico della corsa che lo ha voluto intervistare.
Dopo il sudore e il dolore, sono arrivate le lacrime liberatorie, la gioia ed emozioni tanto intense che non si sarebbero mai potute prevedere mai.
E gli abbracci, tanti abbracci: primo fra tutti quello alla madre che lo attendeva vicino alla linea d'arrivo.
Un'impresa unica quella realizzata da Michele Graglia che ha stabilito una prima pietra miliare in una neo-nata competizione podistica che, senza tema di smentite, si può dichiarare la gara su strada in tappa unica più lunga d'Europa e, indubbiamente, una delle prime al mondo.
Prima di dell'arrivo di Graglia, questa distanza (ripetiamo: su strada) era ancora territorio sconosciuto.
E adesso, con la dimostrazione che si può correre a piedi in tappa unica da Milano a Sanremo (e non solo con la bici), è fissata una prima - fondamentale - pietra miliare.
Ora, nelle edizioni successive, il compito per altri di misurarsi con questa distanza e con le sue difficoltà.
La storia di Michele Graglia e di questa gara potrebbe diventare un film o un romanzo: perchè racconta come un sogno di corsa si può realizzare, come si possa alimentare dentro di sè una "vision" senza acocntentarsi di sognarla, ma tentando in ogni modo di porla in essere.
Michele Graglia, anche aiutato dalle circostanze (ma nell'agonismo di alto livello è così) ha colto una vittoria insperata, imponendosi al volo sulla defaillance di Marco Bonfiglio, quando la sua più rosea previsione era stata semplicemente quella di poter essere tra i primi dieci e, comunque, finisher.
Ma chi è Michele Graglia? In tanti se lo sono chiesti, poichè non è ancora conosciutissimo nel mondo dell'ultrarunning italiano.
Ligure e sanremese di nascita, classe 1983, si è trasferito molti anni fa negli Stati Uniti, dove vive a Los Angeles e dove ha esercitato, sino a non moti anni fa, la professione di fotomodello.
Quattro anni fa è nata in lui la passione per il running, che presto si trasformata in passione per le ultradistanze.
Ancora oggi, vive per circa 11 mesi all'anno negli USa e lì si allena e gareggia. Il teatro prevalente dei suoi allenamenti sono le sierre che dominano Los Angeles, le sue gare preferite quelle trail di lungo corso.
Ha sperimentato, in un crescendo, varie ultradistanze, le 50 k, le 50 miglia, le 100 k, le 100 miglia.
Ha di recente assistito un suo amico americano durante la Badwaters.
Essendo di Sanremo e, soprattutto, essendo cresciuto nell'entusiasmo e nella kermesse degli arrivi della Milano-Sanremo ciclistica, ha cominciato a maturare l'idea di correre in solitaria - in modo pionieristico - da Milano a Sanremo lungo il percorso della Granfondo.
Ma, quando nel 2013, era quasi tutto pronto, a causa di una banale sindrome influenzale ha dovuto desistere con grande disappunto, perchè si era preparato duramente per oltre un anno per mettersi in condizione di affrontare l'impegnativa sfida nel modo migliore.
E' stato rimandato tutto all'anno successivo. A questo punto, assieme all'amico Riccardo hanno avuto l'idea: "Perchè non trasformare il progetto di una prova solitaria in gara con tutti i crismi?".
Il progetto è stato accolto favorevolmente (di più, con entusiasmo) dalla ASD Sanremo Runners e da Franco Ranciaffi e il sogno ha cominciato a diventare realtà: questa volta una realtà corale.
Si può immaginare che Michele Graglia, durante la gara (in vista della quale egli aveva continuato ad allenarsi con grande e costante impegno), fosse profondamente motivato e gasato. Dopotutto, era la sua gara, era quella che aveva sempre sognato, era l'occasione per addentrarsi in un territorio ancora sconosciuto e lungo una pista mai battuta.
Le circostanze gli sono state favorevoli, ma anche l'impegno che ci ha messo è stato formidabile (assieme all'abnegazione della sua crew che lo ha supportato e di cui faceva parte il padre, capo del team a tutti gli effetti, tutti assieme a lui senza dormire nemmeno un attimo per tutto il tempo di gara).
Ha creduto sin dall'inizio che sarebbe arrivato al traguardo: ma non avrebbe mai potuto predire che ciò sarebbe accaduto così bene!
Nelle interviste rilasciate subito dopo l'arrivo, quando il suo livello di adrenalina era ancora al massimo, Michele ha detto delle cose molto belle.
Alcune riflessioni sulle ultramaratone e sul limite. Qual'è il limite dell'ultramaratona? C'è un unico limite, un unico muro (come si intende nel discorso sulla maratona) o ce ne sono molti, tanti con cui ci si deve confrontare in modo subentrante? Ha hatto delle lucide affermazioni, scaturenti dalle sue esperienze concrete, che andrebbero scritte su di un lapidario manuale di endurance.
Ma ha anche detto delle cose sull'alternanza tra gli abissi di disperazione in cui affonda l'ultrarunner e i picchi di gioia e di piacere che arrivano tanto più intensi, quanto più profonda era stata la crisi.
E ha detto che ciò - nel corso di un'unica gara di ultramaratona - si verifica molte e molte volte.
Chi vorresti ringraziare in primo luogo per la riuscita di quest'impresa? Chi hai avuto in mente mentre correvi? Quali sono state le tue figure di riferimento? - gli hanno chiesto.
E Michele Graglia, commuovendo tutti e commuovendosi, ha risposto: Sono mio padre e mioa madre a cui è andato il mio pensiero più di una volta. Sono loro che mi hanno insegnato tanto e soprattutto mi hanno impartito la lezione che nella vita tutto deve essere conquistato, anche al prezzo della fatica e del dolore. Nulla arriva per caso o come un dono inatteso.
Bellissime parole, che danno la misura di uno che ha rivelato di possedere doti di grande corridore sulle ultradistanze, ma che soprattuto ha dimostrato di essere una grande persona, traboccante di affetti e di generosità.
Ecco, questo è Michele Graglia primo vincitore della UltraMilano-Sanremo.
Complimenti, Michele Graglia! Ora, hai conquistato sul campo il diritto di indossare il pettorale con il numero 1 alla prossima edizione!
Foto di Maurizio Crispi