Emanuela Pagan, ricercatrice presso il CNR di Padova e presso il CERN, è anche una runner (con esordio nel 1990) e scrittrice. Recentemente, dopo i suoi "Sulle vele di un sogno. Fiabe per un anno" (2011) e "Micetto" (2009) entrambi pubblicati da & MyBook, esce una sua terza opera, dal titolo "Volevo l'Aurora Boreale".
Ecco come questa sua ultima fatica letteraria è presentata nel risguardo di copertina: "Forse la vita è amara o dolce a seconda di come una persona la vuole gustare.
Forse un sognatore non è completamente fuori luogo in questo mondo, forse è solo un mago in grado di far crescere fiori nel deserto o di illustrare la morte come la più bella delle nascite.
Forse se continuavo a seguire i miei sogni invece di piangere e inveire contro l’oggettiva ingiustizia dell’universo, forse sarei stata felice.
Forse”.
Un altro Natale è alle porte, ma questa volta Emma ha deciso di festeggiarlo in modo diverso per fuggire dalle pressanti abitudini della famiglia.
Dopo la separazione dal marito è alla ricerca di un nuovo equilibrio interiore che le riesca a colmare anche il vuoto del suo passato.
Sarà il suo gatto Oliver, fiutando il destino, a darle l'opportunità di costruire quella felicità che per ora era sempre abbozzata o amara.
Commento del critico letterario Claudio Ardigó. Un libro di formazione in una società in cui la nostra vita si è trasformata in una sfida con noi stessi, con il prossimo spesso senza regole, questo libro riporta alla normalità.
In una società dove i valori che sono alla base della civile convivenza vacillano di fronte a nuovi miti, bellezza, forza affermazione di se, fanno apparire inutili i fondamenti su i quali poggiano le comunità rette da sistemi democratici. Pensiamo a quanto sembrano lontani o addirittura in contrasto con il nostro modo di vivere concetti come la solidarietà, l'altruismo, l'amore inteso in senso evangelico non ristretto al solo rapporto di coppia e svilito nell'aspetto puramente carnale.
Emanuela Pagan con il suo libro ci porta in un mondo ideale, per farci riflettere su chi eravamo, chi siamo chi possiamo diventare. Un romanzo dalle mille sfumature che pone di fronte la vita all'autrice ma anche a tutti noi lettori.
Chi è Emanuela Pagan (dalla pagina web di Giovanni Certomà) - articolo del 2008. “La prima corsa è stata una campestre dei GdG nel 1990 dove mi ha trascinato mio papà ed io vi ho partecipato dopo aver fatto come allenamento 11 volte le scale di casa. Entrai nelle dieci e la corsa mi entrò nel cuore”.
Basterebbero queste poche frasi per comprendere come la veneziana Emanuela Pagan si sia fatta trascinare e sublimare dal gesto nobile della corsa e con il passare degli anni, riesca proprio attraverso di essa, a esprimere al meglio la propria interiorità e il proprio essere. Dopo quell’esordio nel 1990, Emanuela lascia e riprende nove anni dopo con una scommessa impegnativa: correre la prima mezza maratona. E nonostante non avesse il credito di molti suoi conoscenti, taglia il traguardo con un buon 1h43’. Le successive mezze da lei corse non la vedono migliorare in chiave cronometrica, tanto che, è tentata “ad appendere le scarpe al chiodo”, ma le aveva appena comprate e quindi in lei “vince lo spirito scozzese” e si prepara ad un’altra grande avventura: l’esordio sulla distanza di Filippine, i 42 km e 195 mt.
E’ il 2001 e la sua Venezia le regala “la gara perfetta”, come lei stessa la ha definita: “conclusi con 3h43m53s, nessun dolore e tanta gioia. La maratona iniziava a cambiarmi la vita”.
Ormai Emanuela aveva preso il largo nel mare del podismo, nel 2002 sempre a Venezia si migliora con 3h31m e nel 2003, nella Roma dei Fori Imperiali abbatte un possente muro correndo in 3h28m e “...la mia vita sportiva, e non solo, cambia totalmente”.
E poi gli ultimi due anni sono quelli dei grandi risultati e best – time personali: “...miglio 5m30s, 3km pista 11m11s, 10km 39m06s, mezza in 1h26m04s, maratona 3h09m45s, ma la cosa più bella è stata quella di trovare lungo la strada tante persone che si sono dimostrate amiche e che hanno condiviso con me i chilometri e le emozioni”.
E scoprire che una come Lei, ricercatrice di fisica ambientale, affermi che “...la vita è un po’ come una corsa con tratti in salita e tratti in discesa in cui si incontrano molte persone con cui si fa un pezzo di strada insieme e alcune arrivano con te insieme fino alla fine”, sta a significare che ogni giorno che viviamo con questa intensità è tutt’altro che sprecato.
Accanto alla passione per la corsa in Emanuela vi è quella per il proprio lavoro, ricercatrice appunto di fisica ambientale presso il CNR di Padova, anche se, il suo vero e primo amore è stata la fisica subnucleare, che l’ha portata a lavorare al CERN di Ginevra: “...penso di essere una delle poche persone che può affermare di aver corso sopra un acceleratore di particelle, naturalmente spento”.
Ma Lei è tutt’altro che spenta e sin dalla prossima gara premerà sull’acceleratore del suo cuore e dei suoi polmoni.
Emanuela Pagan 06/29/2014 21:26
Maurizio Crispi - Direttore responsabile di Ultramaratone, maratone e dintorni 07/24/2014 18:43