(Maurizio Crispi) Il libro di Simone Grassi Lo Zen, la Corsa e l'Arte di Vivere con il Cancro, Youcanprint, 2013) possiede una forza incredibile: con i suoi tre diversi piani narrativi (tutti autobiografici, anche quello in vena immaginifica SF) ti colpisce nel profondo. E non solo se ci si accosta alla sua lettura da runner, avido di conoscere le esperienze di corsa, fatte da un appassionato che, nella sua breve vita podistica, è riuscito ad essere ad alto livello (un 8h10'48, alla sua prima esperienza alla 100 km del Passatore, maggio 2010).
Ti colpisce anche su di un piano semplicemente umano, per la lucidità con cui una malattia che non perdona (la prima diagnosi proprio nel 2010, poco dopo il Passatore) viene raccontata dal momento del primo svelamento ad un punto in cui tutto sembra essere in un equilibrio (che in realtà attiene al raggiungimento di quella fase che alcuni studiosi che si sono occupati del "morire", cioè all'"accettazione" di ciò che ti sta capitando.
Poco dopo la pubblicazione a stampa del volume che, inizialmente, aveva visto la luce in forma digitale, Simone Grassi non ce l'ha fatta e ci ha lasciato (il 22 gennaio 2013).
Con questo libro che è, in qualche modo, un suo testamento spirituale, un suo lascito, egli innegabilmente - e ciò si può dire senza alcna retorica - continua a vivere in una maniera forte ed intensa, continua a camminare con noi e a correre tra noi, compagno di corse e di avventure (ed anche, senza averlo voluto perché non era nel suo stile, maestro di vita).
Uno che l'ha conosciuto personalmente e lo ha visitato spesso negli ultimi mesi di vita rievoca: "Ogni volta che sono andato a fargli visita, durante la sua malattia, mi sono stupito di quanto ricevevo da lui e del fatto che era lui a incoraggiare me. L'ultima volta che l'ho visto spendeva gli ultimi spiccioli di vita, ma continuava a trovare, in qualche angolo della sua infinita umanità, la forza per un ammiccamento, per una mezza risata, che pagava poi con una lunga serie di dolorosi colpi di tosse". Il suo modo di essere continua a influenzare positivamente tante, tantissime persone.
I suoi resoconti di corsa sono vivi e palpitanti e fanno parte del Simone di "prima", cioè prima dell'avvento della malattia, a cui fanno da contrappunto i brevi capitoli che raccontano la storia di quel carcinoma polmonare assurdo ed insensato che lo ha colpito subdolamente in troppo giovane età e quelli sul futuristico Sigi (che nell'intenzioni dell'auturo, incarna un Simone dei desideri che vive in un immaginario - e lontano - futuro).
Ma - per comprendere meglio come è fatto il suo libro - lasciamo parlare lo stesso Simone, citando quasi nella sua integrità la breve nota che precede il testo con il titolo "Avviso ai naviganti", estremamente importante - come lo sono, in genere, tutte le cosiddette "soglie" del testo -, perché ci dà un'idea sull'architettura del testo e sulle sue ripartizioni che ne consentono sia una lettura sia diacronica, sia sincronica: essendo in ultima analisi il lettore libero di scegliere il modo di approcciarsi al testo che sia a lui più congeniale.
"(...) Scrivendo mi è venuto spontaneo ballonzolare da un racconto più o meno cronologico del mio primo anno da malato a quello delle esperienze rilevanti della mia pratica sportiva. Nella parte che riguarda la malattia sono entrati spontaneamente alcuni eventi della mia vita i cui ricordi sono emersi rivivendo le sensazioni vissute durante l'ultimo anno da paziente oncologico. L'associazione fra elementi di vita, malattia e corsa, è a volte spontanea e naturale, a volte spero che emerga a seconda della sensibilità del lettore.
Anche il racconto di fiction a sua volta è nato spontaneamente, con la voglia di raccontare una storia nella quale avevo la libertà di inserire eventi non realmente accaduti, per completare la parte autobiografica. E' emerso quindi questo modo di separare ogni singolo capitolo in tre parti, ognuna con il proprio titolo. Spero che la normale lettura dalla prima all'ultima pagina venga naturale e spontanea, anche se pare che qualche lettore abbia finito per leggere prima tutte le prime parti, con tema centrale la mia vita nel primo anno da malato di cancro, o tutte le seconde parti, cioè un'ordine sparso di esperienze di corsa, oppure infine, tutte le terze parti, dove certamente c'è la storia più organica e cronologicamente lineare del libro, il racconto di fiction in cui il nostro amico Sigi è protagonista. Dall'inizio alla fine o altrimenti, l'ordine sceglietelo voi."
Leggendo le sue pagine ci s'interroga: "Che farei al suo posto? Come reagirei? Sarei capace di affrontare la disperazione, cercando di tenere il controllo della mia vita?"; si soffre con lui e con lui si gioisce e, intanto, s'impara qualcosa, indubbiamente: qualcosa che un giorno ci potrà fortificare.
Ed anche s'impara che la corsa, fatta con passione con lo scopo principale di arrivare al traguardo che ci siamo prefissati, ha ben altro scopo: quello di prepararci ad affrontare altri traguardi della vita e sostenere altre sfide. Confesso che in certi momenti, soprattutto affrontando le pagine che trattano dell'andamento della malattia, ho palpitato e ho sofferto assieme a Simone, ricordando alcune mie limitate (e circoscritte) esperienze di malattia e rivivendo in pieno le ansie ipocondriache che accompagnarono tutti i miei studi di medicina, ma alla fine di ogni breve episodio Simone mi ha ricondotto gentilmente fuori dall'angoscia, nello stesso modo in cui lui stesso nei momenti più cupi si è ritrovato a relativizzare la sofferenza e la caduta secca della prospettiva di vita, trovando degli spunti positivi, e concentrandosi su traguardi limitati, raggiungibili e sostenibili: recuperando in altri termini un atteggiamento positivo e costruttivo.
La filosofia Zen c'è e pervade in maniera a-confessionale tutto il volume e sta proprio nella capacità di Simone di guardare altro e soprattutto identificare le possibilità che si aprono, anzichè rimanere bloccato dal "limite" e piuttosto che rimanere ossessivamente legato all'"ora", soffermarsi ad esaminare l'ieri, alla ricerca di un ricordo dimenticato, di una sensazione positiva, o nella rievocazione - in ordine sparso - delle entusiasmanti (e formative) esperienze di corsa, oppure il domani avveniristico ed improbabile di un S.G. (il "nostro" amico Sigi) proiettato in un futuro lontano in cui le malattie degenerative legate alle mutazioni cellulari causate dal bombardamento di radiazioni spaziali possono essere curate e perfino guarite (o, non ultimo caso, addirittura, regredire spontaneamente).
Ed è bello che la sua storia polifonica si chiuda con la rievocazione di un momento della malattia (all'incirca un anno dopo la prima diagnosi) in cui la ripresa sembra essere possibile e in cui Simone tenta qualche leggera corsetta, all'insegna del desiderio di sperimentare i nuovi limiti del proprio corpo, trovando dunque un nuovo equilibrio.
E in questa chiusura i tre Simone del racconto si completano e si integrano e la storia finisce, perchè in una maniera indelebile il messaggio è stato trasmesso al lettore e non c'è quindi bisogno di dire altro.
Per motivi di interesse professionale ho letto molti libri sul "morire", sia saggi di studiosi che si sono occupati dell'argomento, sia resoconti autobiografici.
E devo riconoscere che ciò che Simone ci ha lasciato ha, nell'ambito della letteratura esistente,un valore inestimabile sia come testimonianza sia come lezione di vita.
Un'ultima notazione personale: non ho mai incontrato di persona Simone Grassi e mi dispiace.
Con lui, al tempo dell'uscita del libro in formato e-book, abbbiamo avuto soltanto un breve scambio epistolare.
E, alla luce di ciò che ho letto, mi rammarico intensamente di non averlo mai incontrato di persona e di non avere avuto occasione di frequentarlo.
(Dalla prefazione di Stefano Montanari)."Il libro è di una serenità che, se non fosse vizio capitale, definirei invidiabile. Sono due romanzi intrecciati, diversi tra loro ma tra loro indissolubili come gemelli siamesi, anche se i due, fuori di ogni possibilità, vivono su pianeti diversi. Questo è un libro in qualche modo terribile, in qualche modo divertente, in qualche modo appiccicoso: ti resta dentro e non ce la fai ad eliminarlo dalla tua vita. E, allora, un consiglio: chi non vuole sapere che cos'è una maratona corsa contro un avversario che bara e che vuole nientemeno che la tua vita, chi vuole continuare a credere che quelle cose capitano solo agli altri, non lo legga".
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