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27 aprile 2015 1 27 /04 /aprile /2015 21:27
(Capo Running 2014 - La partenza)

(Capo Running 2014 - La partenza)

Il 26 aprile 2015, si è svolta a Capo d'Orlando (Messina), la 2^ edizione della Capo Running, sulla distanza di 10 km, valevole come prova del Grand Prix Siciliano di Corse su strade.

Seconda Capo Running, 10 km di Capo d'Orlando (Messina), valevole come prova del Grand Prix Corse su strada FIDAL Sicilia 2015.
Faccio i miei più forti e veri complimenti e congratulazioni a Cinzia Sonsogno e a tutta la sua squadra per la superlativa (e non esagero con questo aggettivo) organizzazione perfetta in ogni dettaglio! Tra l'altro anche un gran pacco gara ricco e un ristoro alimentare post gara eccezionale e buonissimo degno di una maratona che dieci km!
Percorso super-piatto e veloce, ideale per una gara super tirata! Acqua nei banchetti ben distribuita e volontari efficienti e diligenti! Bravissimi tutti davvero.
Io ho chiuso in 40'12".
Ero arrivato per tentare di starci in 39', stamattina, pensavo di poter fare tale crono, perché nascondere i miei reali intenti?
Invece non ce l'ho fatta neppure a starci entro i 40' netti, ma mi va benissimo così. Sto ricominciando da poco ad allenarmi con criterio e anzi aver tenuto i 4'00" al km costante per tutta la gara è un buon segnale per me.
Già dopo i primi passi avevo avvertito e capito che non potevo sperare di far un ritmo più veloce dei 4'00" così mi sono attestato su questo.
Anzi, ce pure mancato pochissimo a che mi fermassi poco dopo la partenza: tra il secondo e terzo km i miei occhi hanno iniziato a bruciarmi terribilmente e ci son stati momenti in cui ho avuto la vista quasi del tutto appannata, tanto che mi ero preoccupato e lo avevo gridato ai podisti che correvano accanto a me, dicendo loro che non ci vedevo più!
Da vero scemo nel prepararmi in macchina mi ero spalmato la crema di protezione solare sulle spalle e sul volto, anche sulla fronte. Dopo i primi
chilometri col sudore mi si è sciolta colando dentro i miei occhi con un effetto da vero carbone ardente! Ragazzi è stato terribile, poi per fortuna da li a poco il bruciore è iniziato a scemare fino a cessare!
Finita la gara io e Mario Piraino abbiamo pure fatto potenziamento in salita percorrendo a piedi i ben 363 gradini che ci hanno portato a godere della
bellissima vista su Capo d'Orlando dall'alto e a visitare l'antico monastero.

Gerlando Lo Cicero (Profilo Facebook)

(Sicilia Running) Sono Natale Grosso (Indomita Torregrotta) e Tatiana Betta (Podistica Messina) i vincitori della seconda edizione della Capo Running andata in scena il 26 aprile 2015 a Capo d’Orlando. La manifestazione, organizzata dalla Podistica Capo d’Orlando, è stata valida come 4° prova del GP regionale e ha assegnato le maglie di campione regionale e i titoli a squadre dei 10 km su strada.

Grosso e la Betta (al maschile e al femminile) hanno dominato la gara, imponendo ritmi forsennati sin dalle prime battute. Il portacolori dell’Indomita, ha chiuso con il tempo di 33’05.

Nella classifica maschile, Giovanni Cavallo della Podistica Messina in 33’38, terzo il sempre-verde Giovanni Soffietto (Universitas Palermo) con il tempo di 34’01.

Quando c’è Tatiana Betta in gara, non ce n’è per nessuno e così la catanese in forza alla società del presidente Giacobbo, ha vinto senza problemi e si è tolta lo sfizio di arrivare al 42° posto assoluto: uno “smacco” per tantissimi colleghi maschi. Per lei un crono di 37’04. Al secondo posto bella gara tra Katia Scionti dello Stile Libero Messina (39’31) e Patrizia Strazzeri dell’Atletica Fortitudo Catania (39’33) con la prima ad avere ragione sul filo dei secondi.

La gara di Capo d’Orlando ha assegnato anche i titoli regionali individuali e a squadre. Tra le società femminili a primeggiare è stata l’Atletica Sicilia, al maschile vittoria per l’Universitas Palermo.

609 gli atleti che hanno tagliato il traguardo della Capo Running. Ottima l’organizzazione da parte della Podistica Capo d’Orlando “capitanata” da Cinzia Sonzogno.

Dal pacco gara ai premi di categoria (prodotti alimentari) al ristoro finale tutto è stato gradito ed ha risposto ai canoni di come deve essere e di cosa deve offrire una manifestazione a carattere regionale. Valletto d’eccezione sul palco Max Buccafusca (campione regionale sulla maratona in carica), accompagnato dalla gradevole presenza di Miss Kia.

Ottimi (e il caldo ha dato inevitabile risalto), i due ristori di acqua lungo l’anello di 5 chilometri (due i giri effettuati dai podisti). La bellezza del luogo, il “sapore” di un’estate prossima, la cordialità dei padroni di casa ha poi fatto il resto, firmando una tra le più belle manifestazioni alle quali abbiamo fin qui presenziato.

Prossimo appuntamento con il GP regionale domenica 3 maggio a Terrasini, quando andrà in scena la maratonina Città di Terrasini evento che quest’anno tocca le 15 edizioni.

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27 aprile 2015 1 27 /04 /aprile /2015 17:00
(foto di Maurizio Crispi) Elena Cifali, domenica 26 aprile 2015 ha preso parte alla 16^ edizione della Siracusa City Marathon. Ed è stata la sua trentesima maratona "in carriera". Anche se la "ciambella" (complice una giornata piuttosto calda e soleggiata) non è venuta del tutto bene (per lei, un crono piuttosto fuori standard rispetto al suo PB), Elena Cfali è rimasta comunque soddisfatta e contenta. L'importante è finire, come sempre, mettersi alla prova, condividere un'esperienza con amici e compagni di corsa e poi volgere lo sguardo ad una nuova gara, ad una nuova meta, ad un nuovo obiettivo.

(foto di Maurizio Crispi) Elena Cifali, domenica 26 aprile 2015 ha preso parte alla 16^ edizione della Siracusa City Marathon. Ed è stata la sua trentesima maratona "in carriera". Anche se la "ciambella" (complice una giornata piuttosto calda e soleggiata) non è venuta del tutto bene (per lei, un crono piuttosto fuori standard rispetto al suo PB), Elena Cfali è rimasta comunque soddisfatta e contenta. L'importante è finire, come sempre, mettersi alla prova, condividere un'esperienza con amici e compagni di corsa e poi volgere lo sguardo ad una nuova gara, ad una nuova meta, ad un nuovo obiettivo.

(Elena Cifali) Vi prego, qualcuno vuol spiegare al mio vicino di casa, che ascolta musica ad altissimo volume, che sono stanca? Che ho bisogno di dormire?

Magari potrebbe raccontargli che oggi ho corso la mia trentesima maratona. A Siracusa, sotto un cielo infuocato da un sole impietoso.

42.195 metri di fuoco!

Io non sono abituata alla calura, in montagna fa ancora fresco e la mattina presto – durante gli allenamenti - la temperatura si aggira intorno agli 8°-10°.

Così in questa maratona ho sofferto.

Soffro sin da subito, mentre grossi goccioloni mi finiscono dentro gli occhi facendomeli bruciare. Soffrono i miei piedi che si riscaldano.

Però, questa sofferenza è la benvenuta, mi serve, mi tempra e mi ricorda che per ottenere grandi successi bisogna prima sudarseli con gli allenamenti, con le gare, con la complicità degli amici, studiandosi e cercando sempre di modificare, correggere, limare le imperfezioni.

Sono mesi duri questi, mesi in cui la mente e il corpo si concentrano sulla preparazione della 100 km del Passatore.

E così, domenica dopo domenica infilo scarpe, la magliettina, i calzoncini, attacco il pettorale e via, si sfreccia tra le strade di tutta la Sicilia cercando di portare a casa il maggior risultato, il massimo comune divisore.

Non è semplice, no, non lo è davvero!

Ma è una mia scelta, un mio piacere, una mia soddisfazione.

Dunque corro, sfinendomi, sfiancandomi, cercando dentro di me quella forza che a volte dimentico di avere.

Il resto della settimana resta di proprietà della famiglia, della casa, del lavoro, dei miei animali, dei miei altri hobby.

La lettura, la scrittura, le pubbliche relazioni, il CEPES. Insomma, oltre la corsa esiste molto più e guai se non fosse così.

Ma torniamo alla gara di oggi.

Torniamo a Siracusa col suo teatro greco, con il suo fiume Ciane, con la sua riserva naturale. Torniamo agli amici Eleonora e Guglielmo, Salvo e Davide che con come hanno condiviso queste ore di fatica e la gioia dell’arrivo.

Mi abbandono a me stesa, lo sguardo concentrato al suolo in quel movimento irregolare che i piedi disegnano sull’asfalto. Ai bordi delle campagne vedo contadini prima intenti nella raccolta dei frutti e poi sdraiati a godere della frescura ai piedi dei profumati limoni. Ammetto di invidiarli un po’!

Io e i miei compagni ci facciamo coraggio a vicenda: bisognerà pur arrivare prima o poi.

Ci sono volte in cui le parole non sono sufficienti a spiegare le sensazioni e le emozioni che si provano nella condivisione di eventi come le gare.

Nell’animo umano albergano troppi sentimenti e credo che alcuni non abbiano neppure un nome, tanto sono profondi e inesplorabili.

Sono felice, nonostante un crono non troppo allegro, di avere partecipato e condiviso con loro una fetta della mia vita.

Adesso guardo avanti, sempre dritto, oltre il limite dei 42,195 km che da sempre è stato solo l’inizio e mai l’arrivo.

Grazie Siracusa, grazie per avermi fatto festeggiare la mia trentesima maratona di questi ultimi 3 anni.

Siracusa City Marathon 2015 (16^ ed.). La trentesima volta di SuperElena

(SiciliaRunning) Domenica 26 aprile 2015, la Siracusa City Marathon ha visto la partecipazione di centinaia di atleti che, chilometro dopo chilometro, hanno corso la distanza interessata sullo sfondo del territorio aretuseo tra la Fonte Aretusa, il Carcere Borbonico, Porta Marina, Piazza Archimede, il Tempio d’Apollo, il Ponte Umbertino, il Teatro Greco, la Fonte Ciane ed alcune aree con aranceti. Partenza da P.zza Duomo ed arrivo al Pantheon.

La Maratona, giunta alla 16^ edizione, ha registrato la partecipazione di 92 atleti, 81 uomini e 11 donne. Vito Massimo Catania (SM35 – Atl. Amatori Regalbuto) con un tempo di 2h39’47”, seguito da Francesco Cesare (SM – ASD Fiamma Rossa – T. 2h59’31”) e David Galea (SM40 – ACSI – T. 3h03’16) sono i primi tre uomini a tagliare il traguardo della distanza “regina”.

Le prime tre donne sono state Giuseppina Chiolo (SF – Atl. Mazzarino – T. 03h03’58) seguita dalla giapponese Mika Iwaguchi (SF40 – Pol. Fiamma S. Gregorio – T. 3h32’14”) e dalla tedesca Sonja Heinrich (SF- ACSI – T. 04h01’03).

Alla 21^ edizione della mezza maratona hanno partecipato 309 atleti, 259 uomini e 50 donne. I più veloci, tra gli uomini sono stati Luca Stagno (SM – EtnAtletica S. Pietro Clarenza – T. 01h18’25”)Giuseppe Lo Iacono (SM – Valle dei Templi AG – T. 01h21’03”) e Dario Ricciardetto (SM50 – ASD Archimede – T. 01h22’20”); tra le donne podio per Elisabetta Guzzardi (SF40 – Archimede SR – T.01h36’10”) seguita dalla canadese Danielle Poulos (SF35 – GS Bancari Romani) e dalla britannica Maria Calleia (SF40 – ACSI – T.01h42’46”).

La 10 km (10^ edizione) ha visto protagonisti 223 atleti, 173 uomini e 50 donne. Podio per Alessandro Vizzini (SM – Atl. Sant’Anastasia – T. 32’48”), Giuseppe Corallo (SM – Atl. Tommaso Assitrani – T. 35’01”) e Luigi Spinali (SM – Atl. Sant’Anastasia – T. 35’05”) e per Catia Zimmitti (SF45 – Amatori SR – T. 41’39”), Giuseppina Sanna (SF40 – Amico Corridore – T. 45’12”) e Roberta Avallone (SF – Atl. Sant’Anastasia – 45’50”).

I protagonisti della 10 km in marcia sono stati in totale 14: 8 uomini e 6 donne. L’ASD Ortigia Marcia conquista i tre posti del podio maschile e femminile con Giovanni Stella (SM50 – T. 52’19”),Antonino Scala (SM65 – 55’36”) e Luciano Campo (SM55 – 59’09”) e con Adriana Manzella (SF55 – T. 01h04’34”), Adriana Napolitano (SF50 – 01h08’29”) e Elina Perricone (SF65 – 01h10’19”).

Spazio anche per gli atleti in handbike dell’ASD Vento in Faccia che, in quest’occasione, hanno potuto scegliere tra percorrere la distanza della mezza maratona (21,097 km) o raggiungere i 35 km.
Mentre il giovanissimo Samuel Marchese ha concluso la mezzamaratona in T. 53’20”, Salvatore Campanella (T. 01h06’57”) e Luigi Palì (T.01h54’13”) hanno optato per la distanza più lunga.

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20 aprile 2015 1 20 /04 /aprile /2015 08:32

(Vincenzo Ferro)Tra sabato 11 e domenica 12 aprile 2015 ho partecipato ai Campionati Mondiali ed Europe di 24ore a Torino. Gli altri siciliani presenti alla partenza erano Michele D'Errico, Inge Poidomani e Alberto Bertuccio. Ognuno aveva preparato la gara in modo diverso e voleva portare a casa un risultato importante visto anche il carattere internazionale dell'evento. Personalmente si trattava di consolidare un risultato acquisito nella prima gara analoga portata a termine alla fine dell'anno 2014 presso Putignano ma sicuramente l'obiettivo era senz'altro quello di andare oltre i 151km e mezzo li conseguiti. Arrivato nel primo pomeriggio di venerdì ho avuto la possibilità e la fortuna di assistere alla presentazione ufficiale delle squadre partecipanti presso lo Stadio Nebiolo all'interno del Parco Ruffini, un bellissimo polmone verde dentro una città apparsa poco caotica e con un sistema viario ampio e poco congestionato dovuto anche alla completa chiusura di negozi e alimentari che invece dalle nostre parti “vive” esageratamente nelle ore del week-end.

Al ritiro pettorale si respirava già un’aria insolita dovuta alla presenza di numerosissimi stranieri venuti anche d’oltreoceano.. addirittura è stato difficile trovare altri italiani!!!

Algeria, Australia, Austria….. incominciavano a sfilare le rappresentative con tutti gli atleti felici e sorridenti ed infine, a chiudere lo show, l’Italia capitanata da Nerino Paoletti grandissimo atleta che ho avuto la fortuna di conoscere in varie ultramaratone così come la fortissima e umilissima Luisa Zecchino. Dopo i saluti di rito del Comitato Organizzatore ci siamo ritrovati tutti in piedi per il saluto alla nostra Bandiera e vi confesso che un brivido di commozione ha attraversato tutto il mio corpo quando insieme ai presenti ho intonato l’Inno di Mameli.

La mattina seguente arriviamo insieme a Michele al Parco e ci ritroviamo con Inge. Bisognava prepararsi alla gara soprattutto dal punto di vista logistico! Nonostante non mi reputi un veterano della strada (due anni e mezzo di gare e solamente 20 tra ultramaratone e maratone al mio attivo fino a quel momento) ho acquisito una certa esperienza nella gestione di questa tipologia di gara avendo partecipato a diverse 6Ore, una 50km, due volte il Passatore, due Ultratrail, una 12 Ore, una 24Ore e soprattutto una sfida in trekking in autosufficienza di 78km da Capo d’Orlando a Randazzo in Linearetta insieme alla mia “sorella” runner SuperElena Cifali.

Una endurance da 24 Ore si progetta e si programma non solo con l’allenamento ma soprattutto dalla logistica. E vi posso assicurare che avere la fortuna di essere seguiti in gara, nei cambi e nei ristori è sicuramente e senza ombra di dubbio un grande vantaggio. Detto questo io, come del resto anche i miei amici siciliani di gran lunga più esperienti dello scrivente, ho dovuto arrangiarmi da solo!! Poiché abbiamo la “fortuna” di partire sempre da molto lontano non puoi portarti dietro tante cose specialmente quando devi prendere l’aereo. Pertanto bisogna scegliere bene cosa mettere in borsa per gestire al meglio diverse situazioni che possono venirsi a creare durante la competizione. I team delle nazionali partecipanti al Campionato del Mondo ed Europeo sono stati collocati con i loro gazebi all’interno dello stadio lungo il rettilineo opposto al gonfiabile con la postazione di rilevazione cronometrica. Agli accompagnatori dei partecipanti alla gara Open, invece è stato concessa la sistemazione lungo il rettilineo all’esterno dello stadio che coincideva con l’area di Partenza della manifestazione. In tanti hanno incominciato a sistemare i propri gazebi e noi appena arrivati abbiamo segnato e delimitato con un bastone sul fondo sterrato la nostra area di neutralizzazione. Dopodichè siamo riusciti a procurare dei tavoli e delle sedie, mentre la carissima ultraranner Marinella Satta metteva a disposizione delle brandine da campeggio con coperte. Ognuno ha preparato con cura il proprio spazio non tralasciando nulla al caso; tra poco meno di un’ora avrebbe avuto inizio l’avventura e per le lunghissime 24 ore seguenti quello spazio sarebbe stato il nostro punto base. Come da previsioni meteo l’aria era primaverile ma ci sarebbe stato molto caldo nelle ore centrali (si è arrivati a 26°C) mentre la notte era previsto un repentino abbassamento delle temperature (minima registrata 8°C nelle ore notturne). I giudici di gara ci avevano informati che anche la gara Open sarebbe stata assoggettata alle regole del Campionato Mondiale pertanto solo maglie delle rispettive società e niente sponsor!! Pertanto ho scelto (!) di partire con la mia unica canotta della Atletica Sicilia e pantaloncini corti; sul tavolo nelle mie sacche avevo preparato: 2 maglie a manica corta, 1 maglia termica manica lunga, guanti, gilet, manicotti, calze, pantaloncini corti, pantaloni aderenti lunghi, 2 bandane, giacca k-way e crema. Considerata la caratteristica di endurance della gara durante gli allenamenti di preparazione ho evitato di fare uso di ogni tipo di integratore, barrette, gel o quant’altro e pertanto non avevo previsto alcun supporto alimentare ad eccezione di una bottiglietta da ½ litro di acqua naturale che è servita durante le soste notturne. Infatti in una 24Ore l’organizzazione deve essere molto attenta e non può e non deve fare mancare nulla agli atleti in gara… all’unico posto ristoro ufficiale ubicato sul rettilineo subito dopo la stazione di cronometraggio si poteva trovare di tutto già dai primi chilometri: acqua, coca cola, the freddo, sali minerali, biscotti, torta, crostate, marmellata, burro, formaggi, prosciutto, miele, pane, arance, mele, frutta secca e dopo le prime ore di gara the caldo, caffè, patate bollite, pasta e riso. Nonostante questo dovete immaginare che anche all’interno dei gazebi o delle tende dei supporter dei runner della gara Open si cucinava sul posto e vi assicuro che intorno alle 14:00 il profumo che avrebbe avvolto l’intero circuito era davvero invitante!!!

Prima della partenza insieme a Inge abbiamo fatto un giro del circuito lungo esattamente 2,00 km; dal rettilineo del nostro punto base si entrava all’interno dello stadio con una curva a dx oltre 90° e una discesa molto ripida di circa 40m, conclusa con una cunetta insidiosa, ci portava in pista. All’uscita ritrovavamo il tratto precedente in salita e con un’altra curva a dx 90° ritrovavamo un rettilineo di circa 200m. altra curva a dx 90° e davanti a noi un lungo rettilineo alberato di circa 400m. Nuova curva a dx meno 90° e nuovo rettilineo di 300m. In quel punto curva a sx 90° e tratto in leggera pendenza positiva con finale curva a gomito 180° dove era presente un altro punto di controllo chip. Stesso tratto in leggera pendenza negativa e nuova curva a dx 90° con curva a sx che ci riportava al rettilineo d’inizio. Ci eravamo incrociati con Alberto che aveva fatto la stessa cosa. Lo start è avvenuto alle 10:00 del sabato; 100 metri separavano la linea di partenza dei nazionali partecipante ai Mondiali dagli Open. Durante le prime ore di gara il ritmo è stato abbastanza tranquillo ed in linea con gli allenamenti. Dopo meno di quattro ore avevo percorso 20 giri e avevo meritato il primo piatto di pasta. Alle sei ore di gara completo il 28 giro insieme Michele; Alberto ci precede di due giri mentre Inge si trova 2 giri dietro. A mio parere due indicatori importanti per controllare e fare delle prime previsioni sul risultato finale raggiungibile sono il passaggio alle 12 ore ed il raggiungimento dei 100km! Quest’ultimo lo considero più di un traguardo intermedio… è una vera conquista e mi riporta alla mitica gara del Passatore che però non può essere messa sulla stessa bilancia. Precedentemente dopo 12ore avevo percorso 85km mentre avevo raggiunto i 100km in 14:20. Ebbene fino a quel momento le gambe giravano a meraviglia, nessun fastidio niente fiatone, alimentazione sotto controllo. Ad ogni giro non mancava qualcuno che mi incitava ed anche io ricambiavo alle atlete e atleti stranieri ma soprattutto con i nostri Nazionali. Tra i volti noti non potrei fare a meno di parlare di Ivan Cudin! Del suo valore meramente sportivo neanche mi soffermo tante le sue vittorie e record; avevo letto che era una persona semplice e umile e lo ha dimostrato anche in gara sempre sorridente e pronto a ricambiare tutti gli incitamenti. Addirittura è sembrato ai miei occhi ancora più “umano” quando per problemi al ginocchio ha dovuto fermarsi e poi ha completato la gara camminando. Già! Per ottenere un grande risultato non bisogna fermarsi, se non per pochissimo tempo, ma non tutti riescono a mantenere il ritmo fino alla fine. A tal proposito, consapevole delle mie possibilità, avevo programmato di effettuare una unica sosta lunga per riposare subito dopo il raggiungimento dei 100km. Alle prime 12 ore di gara avevo percorso ben 94km ed il traguardo dei 100km è arrivato dopo 13:06; dunque ricco rifornimento con the caldo cioccolato e riso in bianco e guadagno una sosta di 2h. Quando rientro in gara sono le 2:00 della Domenica, l’aria è abbastanza fredda e umida ed un fastidioso venticello impatta su di noi lungo il tunnel in discesa d’ingresso allo stadio. In quel momento sono al 54giro, Michele sta completando il 61°, Inge il 56° mentre Alberto sembra volare e si accinge a completare il 66° giro. Riposato ed effettuato il cambio completo con pantaloni lunghi, maglia + gilet, manicotti, guanti e bandana, ritrovo la freschezza della mattinata; non sento alcun fastidio per la temperatura (in tanti correvano o per lo più camminavano coperti in malo modo con addosso coperte termiche o piumini) penso agli allenamenti di qualche giorno prima fatti ai Monti Rossi con le stesse condizioni meteo, Tre, quattro cinque giri, 10km in meno di un’ora, recupero posizioni il mio ritmo è addirittura più veloce dei migliori nazionali… però al 60° giro avverto all’improvviso un fastidioso dolore al ginocchi dx; in tanti avevano già avvertito quel dolore come Michele… come il campione Cudin!! Allo stesso momento cala il buio su tutto l’impianto sportivo e le luci spot illuminano a presepe lo stadio e gli stand sembrano vere e proprie bancarelle alimentari. Senza il tabellone illuminato che rappresenta il punto di riferimento entro nello sconforto e perdo il senso della distanza,,,, fare un giro nelle condizioni di quel momento diventava sempre più difficile. Altri due giri e controvoglia ma necessariamente dovevo guadagnare nuovamente la brandina. Resto fermo per un ora abbondante al riparo nel pistino indoor sotto la tribuna. Al risveglio scorgo dei soccorritori della croce rossa che armeggiando flebo, massaggiano e curano un runner disteso su una brandina qualche fila davanti a me. Rientro in gara alla 20°ora, l’illuminazione era stata ripristinata ma sono ancora al 64° giro; contemporaneamente la gara dei miei amici non aveva visto sosta , Michele anche se dolorante aveva concluso il suo 67°giro, Inge col suo passo leggero ma costante aveva superato i 65 giri mentre Alberto continuava a macinare kilometri giungendo ai 77 giri. Una delle caratteristiche affascinanti di una gara di 24Ore, ma nello stesso momento logoranti dal punto di vista mentale, è il fatto che ti ritrovi sempre con le stesse persone che girano insieme a te, chi più lento chi più veloce,.. ma il bello è che tutti iniziano e finiscono allo stesso tempo e , si può dire, nello stesso posto! Quando si è costretti a camminare ci si guarda intorno e si scoprono personaggi e interpreti della gara ognuno a suo modo; il padre con la figlia, le signore avanti con l’età ma con la freschezza mentale di una ragazzina, un cinese che aveva tutte e due le braccia ingessate!! i norvegesi solo in canotta anche durante la notte, la cinese che vomitava sempre nello stessa grata, ed in particolare i tifosi che incitavano ad ogni giro per tutto il tempo tra i più casinisti i francesi, tedeschi e inglesi, anche i cinesi non erano da meno ma con garbo e quell’eleganza semplice che li contraddistingue. Gli stand dei nazionali sembravano tanti supermercati per la quantità e la varietà di roba presente in tanti contenitori colorati e che i coach fornivano ad ogni giro ai propri atleti, proprio di tutto e di più!! Le prime luci del mattino rincuoravano tutti e annunciavano a breve la fine delle fatiche. Mancano due ore e sono ancora a 142km per un momento avverto la paura di non riuscire a portare a casa il risultato sperato, eppure mancano solamente altri 10km… certo normalmente senza pretese basterebbero meno di 55min ma dopo 22ore ogni giro sembra non terminare mai. Incomincio a riprendere ad alternare corsa e camminata e nonostante il dolore che nel frattempo si era fatto più insistente mi ritrovo a meno di un’ora dalla fine al 150°km. Era fatta!! Le fasi finali di una 24ore sono una sorta di passarella per tutti gli atleti; oramai sono le 9:00 del mattino e il pubblico è di nuovo tanto e tutti sorridono, applaudono, incitano coscienti che quando la sera precedente erano ritornati a casa ed erano andate nel proprio letto, i runner invece erano rimasti li a continuare a correre per tutta la notte, e per questo ai loro occhi noi apparivamo come Eroi. Si devo proprio ammettere che l’ultima ora è la più bella e ti da una carica tale da fare passare in secondo piano tutta la fatica. Risultato finale 156,2 km nuovo PB; bravissimi anche i miei amici siciliani, Michele ha effettuato circa 150km, Inge oltre 152 ed uno strepitoso Alberto alla prima esperienza ben oltre 191km

Un ringraziamento è d’obbligo verso chi ha preso, a pochi giorni dall’evento, le redini della manifestazione sobbarcandosi di un impegno immenso ma portato a termine direi in modo molto soddisfacente, visto soprattutto che c’è stato anche il rischio di annullamento che avrebbe rappresentato un’altra magra figura dell’Italia nei confronti di tutto il Mondo e per smentire le lamentele di qualcuno ho ricevuto proprio in questi giorni una mail che avvusava dell’invio di una medaglia ricordo a giusto riconoscimento dell’impegno messo da ognuno di noi. Ma vorrei concludere ringraziando Salvatore Calandriello, un caro amico runner che ho conosciuto l’anno scorso e che rappresenta un esempio di grande forza di volontà e di coraggio. Infatti Salvo una vita da maratoneta, è rimasto fermo sulla sedia a rotelle per parecchi anni a seguito di una malattia. I dottori gli avevano diagnosticato la impossibilità di ritornare a camminare. Ma la sua forza interiore e la sua grande fede hanno fatto sì che non solo ha ripreso a camminare ma è ritornato alle corse, e proprio questo Mondiale ha coinciso con il suo 5° anniversario della rinascita. La sua tenacia, la voglia ed il desiderio di partecipare alle ultra rappresentano la passione e la necessità fisiologica di ogni essere umano: sentirsi libero. Per questo motivo correre senza alcuna velleità ma solo per “essere” devono fare tanto riflettere e comprendere esistono tante situazioni difficili e noi siamo immensamente fortunati a poter fare tutto questo! Grazie Salvo

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20 aprile 2015 1 20 /04 /aprile /2015 08:32
24 ore di Torino 2015. il siciliano Vincenzo Ferro&friends alla gara open, abbinata al Mondiale 24 ore
24 ore di Torino 2015. il siciliano Vincenzo Ferro&friends alla gara open, abbinata al Mondiale 24 ore
24 ore di Torino 2015. il siciliano Vincenzo Ferro&friends alla gara open, abbinata al Mondiale 24 ore
24 ore di Torino 2015. il siciliano Vincenzo Ferro&friends alla gara open, abbinata al Mondiale 24 ore

Alla 24 ore di Torino 2015, svoltasi all'interno del Parco Ruffini tra l'11 e il 12 aprile scorsi, erano presenti anche quattro siciliani (3 uomini e una donna).

Specificatamente sono stati, il messinese Alberto Bertuccio (SM45, ASD Fidipide Messina) che, già finisher nel 2013 dell'impegnativa Nove Colli Running (primo siciliano in assoluto a sperimentare questa maxi-ultramaratona italiana, considerata tra le più impegnative al mondo) che, dopo aver ripetuto il percorso 91 volte ha conquistato la 14^ posizione assoluta e la medaglia d’argento nella sua categoria, salendo sul podio.

Dietro di lui, con 78 giri, in 5^ posizione di categoria, al 40° posto assoluto, s'è piazzato Vincenzo Ferro (SM45, ASD Atletica Sicilia).
La categoria SM60 ha visto in 48^ posizione assoluta e 4° di categoria Michele D’Arrigo (ASD Marsala DOC) che ha completato 74 giri in 24 ore.
La valorosa Inge Hack (SF60, ASD Modipa Athletic Club), unica donna a rappresentare la Sicilia, ha chiuso dopo 24 ore in 42^ posizione assoluta, conquistando la 2^ posizione di categoria con 76 giri compiuti.

Di seguito, il racconto di Vincenzo Ferro, particolarmente pregevole perchè è di atmosfera, coinvolgente tale da portare il lettore sul campo di gara e dargli un'idea dello svolgimento del Campionato del Mondo, di cui i partecipanti alla gara open, metre gareggiavano erano anche spettatori e testimoni.

Ma prima mi si consenta di dire che sicuramente un tributo come quello di Vincenzo Ferro induce a riflettere sul silenzio da parte degli organizzatori, nel divuvulgare degli articoli sul loro evento e - quel che è più grave - da parte della IUTA, che è l'Associazione Italiana che si occupa dello sviluppo e dell'organizzazione delle ultramaratone italiane e che ha mancato di divulgare un proprio commento ufficiale di bilancio dell'andamento della delegazione italiana, con un'analisi del risultato deludente conseguito.

Per esempio, solo dalle parole di Vincenzo Ferro, si viene a sapere che Ivan Cudin, si è infortunato al ginocchio e che, nonostante ciò, non potendo più correre efficacemente ha continuato a camminare nel circuito - coraggiosamewnte - sino alla fine della gara.

L'unico ad aver spezzato il silenzio negligente della IUTA, nell'aftermath del Mondiale 24 ore, è stato Vito Intini, con un piccolo - e mi si consenta di dire, dolente - editoriale pubblicato proprio sul sito della IUTA, in cui in qualche modo riflette sulle ragioni del vuoto di parole successivo al Mondiale.

Ma il silenzio, il vuoto di parole - soprattutto, se ostentati ed insistenti - non sono una buona cosa, perchè danno adito ad illazioni e a pensieri negativi, e rivelano da parte di coloro che proprio per la loro funzione istituzionale sono tenuti ad analizzare gli eventi che promuovono e che seguono per propria mission, una scarsa capacità di metabolizzazione.

Non si può soltanto affrontare con toni retorici e magniloquenti la vittoria e il buon piazzamente, quando arrivano, e tacere invece sulla sconfitta o, comunque, sulle prestazioni non buone: questo divario sa tanto del tentativo di occultare i cocci di un vaso rotto sotto il tappeto di casa, perchè nessuno si accorga del danno che è stato fatto.

Ed invece tutti gli appassionati di ultramaratona, sono assetati di notizie ufficiali e sono desiderosi di poter leggere un resoconto ufficale sull'andamento della prestazione della delegazione italiana che sia proveniente da una fonte qualificata ed ufficiale. 

Chiusa la parentesi, leggiamo adesso il resoconto di Vincenzo Ferro.

 

(Vincenzo Ferro)Tra sabato 11 e domenica 12 aprile 2015 ho partecipato ai Campionati Mondiali ed Europei di 24 ore su strada a Torino, in particolare alla gara "open", aperta agli atleti non in rappresentanza nazionale. Gli altri siciliani presenti alla partenza erano Michele D'Errico, Inge Hack Poidomani e Alberto Bertuccio.

Ognuno aveva preparato la gara in modo diverso e voleva portare a casa un risultato importante visto anche il carattere internazionale dell'evento.

Personalmente, si trattava di consolidare un risultato acquisito nella prima gara analoga portata a termine alla fine dell'anno 2014 a Putignano (Puglia), ma sicuramente il mio obiettivo era quello di andare oltre i 151 km e mezzo lì realizzati.

Arrivato nel primo pomeriggio di venerdì ho avuto la possibilità e la fortuna di assistere alla presentazione ufficiale delle squadre partecipanti presso lo Stadio Nebiolo all'interno del Parco Ruffini, un bellissimo polmone verde dentro una città apparsa poco caotica e con un sistema viario ampio e poco congestionato dovuto anche alla completa chiusura di negozi e alimentari che invece dalle nostre parti “vive” esageratamente nelle ore del week-end.

Al ritiro dei pettorali si respirava già un’aria insolita dovuta alla presenza di numerosissimi stranieri venuti anche d’oltreoceano: tanto numerosi che risultava difficile incontrare altri italiani!

Algeria, Australia, Austria... Incominciavano a sfilare le rappresentative con tutti gli atleti felici e sorridenti ed infine, a chiudere lo show, la squadra italiana capitanata da Nerino Paoletti grandissimo atleta che ho avuto la fortuna di conoscere in varie ultramaratone, così come la fortissima e umilissima Luisa Zecchino.

Dopo i saluti di rito del Comitato Organizzatore ci siamo ritrovati tutti in piedi per il saluto alla nostra Bandiera e vi confesso che un brivido di commozione ha attraversato tutto il mio corpo quando insieme ai presenti ho intonato l’Inno di Mameli.

La mattina seguente arriviamo insieme a Michele al Parco e ci ritroviamo con Inge. Bisognava prepararsi alla gara soprattutto dal punto di vista logistico! Nonostante non mi reputi un veterano della strada (due anni e mezzo di gare e solamente 20 tra ultramaratone e maratone al mio attivo fino a quel momento) ho acquisito una certa esperienza nella gestione di questa tipologia di gara avendo partecipato a diverse 6 ore, ad una 50 km, a due edizioni della 100 km del Passatore, a due Ultratrail, ad una 12 ore, ad una 24 ore e, soprattutto, ad una sfida in trekking in autosufficienza di 78 km da Capo d’Orlando a Randazzo in Linearetta insieme alla mia “sorella” ultrarunner SuperElena Cifali.

Un'endurance da 24 Ore si progetta e si programma non solo con l’allenamento, ma soprattutto dalla logistica. E vi posso assicurare che avere la fortuna di essere seguiti in gara, nei cambi e nei ristori è sicuramente e senza ombra di dubbio un grande vantaggio. Detto questo io, come del resto anche i miei amici siciliani di gran lunga con più esperienza dello scrivente, ho dovuto arrangiarmi da solo!!

Poiché abbiamo la “fortuna” di partire sempre da molto lontano non puoi portarti dietro tante cose specialmente quando devi prendere l’aereo. Pertanto bisogna scegliere bene cosa mettere in borsa per gestire al meglio diverse situazioni che possono venirsi a creare durante la competizione.

I team delle nazionali partecipanti al Campionato del Mondo ed Europeo sono stati collocati con i loro gazebi all’interno dello stadio lungo il rettilineo opposto al gonfiabile con la postazione di rilevazione cronometrica. Agli accompagnatori dei partecipanti alla gara Open, invece è stato concessa la sistemazione lungo il rettilineo all’esterno dello stadio che coincideva con l’area di Partenza della manifestazione. In tanti hanno incominciato a sistemare i propri gazebi e noi appena arrivati abbiamo segnato e delimitato con un bastone sul fondo sterrato la nostra area di neutralizzazione. Dopodiche siamo riusciti a procuraric dei tavoli e delle sedie, mentre la carissima ultraranner Marinella Satta metteva a nostra disposizione delle brandine da campeggio con coperte.

Ognuno ha preparato con cura il proprio spazio non tralasciando nulla al caso; dopo poco meno di un’ora avrebbe avuto inizio l’avventura e per le lunghissime 24 ore seguenti quello spazio sarebbe stato il nostro punto-base. Come da previsioni meteo l’aria era primaverile, ma ci sarebbe stato molto caldo nelle ore centrali (si è arrivati a 26°C), mentre la notte era previsto un repentino abbassamento delle temperature (minima registrata 8°C nelle ore notturne).

I giudici di gara ci avevano informati che anche la gara Open sarebbe stata assoggettata alle regole del Campionato Mondiale, pertanto solo maglie delle rispettive società e niente sponsor!

Pertanto ho scelto (!) di partire con la mia unica canotta della Atletica Sicilia e pantaloncini corti; sul tavolo nelle mie sacche avevo preparato: 2 maglie a manica corta, 1 maglia termica manica lunga, guanti, gilet, manicotti, calze, pantaloncini corti, pantaloni aderenti lunghi, 2 bandane, giacca k-way e crema.

Considerata la caratteristica di endurance della gara durante gli allenamenti di preparazione ho evitato di fare uso di ogni tipo di integratore, barrette, gel o quant’altro e pertanto non avevo previsto alcun supporto alimentare ad eccezione di una bottiglietta da ½ litro di acqua naturale che è servita durante le soste notturne. Infatti in una 24 ore l’organizzazione deve essere molto attenta e non può e non deve fare mancare nulla agli atleti in gara…

Infatti, in corrispondenza dell’unico posto ristoro ufficiale ubicato sul rettilineo subito dopo la stazione di cronometraggio si poteva trovare di tutto già dai primi chilometri: acqua, coca cola, the freddo, sali minerali, biscotti, torta, crostate, marmellata, burro, formaggi, prosciutto, miele, pane, arance, mele, frutta secca e dopo le prime ore di gara the caldo, caffè, patate bollite, pasta e riso.

Nonostante questo dovete immaginare che anche all’interno dei gazebi o delle tende dei supporter dei runner della gara Open si cucinava sul posto e vi assicuro che intorno alle 14:00 il profumo che avrebbe avvolto l’intero circuito era davvero invitante!

Prima della partenza insieme a Inge abbiamo fatto un giro del circuito lungo esattamente 2,00 km; dal rettilineo del nostro punto base si entrava all’interno dello stadio con una curva a dx oltre 90° e una discesa molto ripida di circa 40 m, conclusa con una cunetta insidiosa, ci portava in pista. All’uscita ritrovavamo il tratto precedente in salita e con un’altra curva a dx 90° ritrovavamo un rettilineo di circa 200 m. altra curva a dx 90° e davanti a noi un lungo rettilineo alberato di circa 400 m. Nuova curva a dx meno 90° e nuovo rettilineo di 300m. In quel punto curva a sx 90° e tratto in leggera pendenza positiva con finale curva a gomito 180° dove era presente un altro punto di controllo chip. Stesso tratto in leggera pendenza negativa e nuova curva a dx 90° con curva a sx che ci riportava al rettilineo d’inizio.

Ci eravamo incrociati con Alberto che aveva fatto la stessa cosa.

Lo start è avvenuto alle 10:00 del sabato; 100 metri separavano la linea di partenza dei nazionali partecipante ai Mondiali dagli Open.

Durante le prime ore di gara il ritmo è stato abbastanza tranquillo ed in linea con gli allenamenti. Dopo meno di quattro ore avevo percorso 20 giri e avevo meritato il primo piatto di pasta.

Alle sei ore di gara ho completato il 28° giro insieme a Michele; Alberto ci precedeva di due giri mentre Inge si trova 2 giri dietro.

A mio parere due indicatori importanti per controllare e fare delle prime previsioni sul risultato finale raggiungibile sono il passaggio alle 12 ore ed il raggiungimento dei 100 km!

Quest’ultimo lo considero più di un traguardo intermedio… è una vera conquista e mi riporta alla mitica gara del Passatore che però non può essere messa sulla stessa bilancia. Precedentemente, dopo 12 ore avevo percorso 85 km, mentre avevo raggiunto i 100km in 14:20.

Ebbene fino a quel momento le gambe giravano a meraviglia, nessun fastidio niente fiatone, alimentazione sotto controllo.

Ad ogni giro non mancava qualcuno che mi incitava ed anche io ricambiavo all'indirizzo delle atlete e degli atleti stranieri, ma soprattutto con i nostri Nazionali.

Tra i volti noti non posso fare a meno di parlare di Ivan Cudin! Del suo valore meramente sportivo neanche mi soffermo tante le sue vittorie e record; avevo letto che era una persona semplice e umile e lo ha dimostrato anche in gara sempre sorridente e pronto a ricambiare tutti gli incitamenti. Addirittura è sembrato ai miei occhi ancora più “umano” quando per problemi al ginocchio ha dovuto fermarsi e poi ha completato la gara camminando.

Già! Per ottenere un grande risultato non bisogna fermarsi, se non per pochissimo tempo, ma non tutti riescono a mantenere il ritmo fino alla fine.

A tal proposito, consapevole delle mie possibilità, avevo programmato di effettuare una unica sosta lunga per riposare subito dopo il raggiungimento dei 100 km. Alle prime 12 ore di gara avevo percorso ben 94 km ed il traguardo dei 100 km è arrivato dopo 13:06; dunque, mi sono meritato un ricco rifornimento con the caldo cioccolato e riso in bianco e una sosta di 2h.

Quando sono rientrato in gara erano le 2:00 della Domenica, l’aria era abbastanza fredda e umida ed un fastidioso venticello impattava su di noi lungo il tunnel in discesa d’ingresso allo stadio. In quel momento ero al 54 giro, Michele stava completando il suo 61°, Inge il 56° mentre Alberto sembrava volare e si accingeva a completare il 66° giro. Riposato ed effettuato il cambio completo con pantaloni lunghi, maglia+gilet, manicotti, guanti e bandana, ritrovo la freschezza della mattinata; non sentendo alcun fastidio per la temperatura (in tanti correvano o per lo più camminavano coperti in malo modo con addosso coperte termiche o piumini), mi sono ritrovato a pensare agli allenamenti di qualche giorno prima fatti ai Monti Rossi con le stesse condizioni meteo, Tre, quattro cinque giri, 10 km in meno di un’ora, recupero posizioni, e il mio ritmo è addirittura più veloce dei migliori nazionali…

Però, al 60° giro, avverto all’improvviso un fastidioso dolore al ginocchio dx; in tanti avevano già avvertito quel dolore come Michele… come il campione Cudin!! Allo stesso momento cala il buio su tutto l’impianto sportivo e le luci spot illuminano a presepe lo stadio e gli stand sembrano vere e proprie bancarelle alimentari.

Senza il tabellone illuminato che rappresenta il punto di riferimento entro nello sconforto e perdo il senso della distanza... 

Fare un giro nelle condizioni di quel momento diventava sempre più difficile.

Altri due giri e controvoglia ma necessariamente sentivo che dovevo guadagnare nuovamente la brandina.

Sono rimasto fermo per un ora abbondante al riparo nel pistino indoor sotto la tribuna.
Al risveglio, ho scorto dei soccorritori della croce rossa che armeggiando flebo, massaggiano e curano un runner disteso su una brandina qualche fila davanti a me.

Sono rientrato in gara alla 20^ ora, quando l’illuminazione era stata ripristinata: ma ero fermo al 64° giro; contemporaneamente la gara dei miei amici non aveva visto sosta, Michele - anche se dolorante - aveva concluso il suo 67°giro; Inge col suo passo leggero ma costante aveva superato i 65 giri, mentre Alberto continuava a macinare chilometri giungendo ai 77 giri.

Una delle caratteristiche affascinanti di una gara di 24 ore, ma nello stesso momento logoranti dal punto di vista mentale, è il fatto che ti ritrovi sempre con le stesse persone che girano insieme a te, chi più lento chi più veloce,.. ma il bello è che tutti iniziano e finiscono allo stesso tempo e , si può dire, nello stesso posto!

Quando si è costretti a camminare ci si guarda intorno e si scoprono personaggi e interpreti della gara ognuno a suo modo; il padre con la figlia, le signore avanti con l’età ma con la freschezza mentale di una ragazzina, un cinese che aveva tutte e due le braccia ingessate!! i norvegesi solo in canotta anche durante la notte, la Giapponese che vomitava sempre nello stessa grata, ed in particolare i tifosi che incitavano ad ogni giro per tutto il tempo tra i più casinisti i Francesi, i Tedeschi e gli Inglesi, anche i Giapponesi non erano da meno ma con garbo e quell’eleganza semplice che li contraddistingue.

Gli stand delle Delegazioni nazionali sembravano tanti supermercati per la quantità e la varietà di roba presente in tanti contenitori colorati e che i coach fornivano ad ogni giro ai propri atleti, proprio di tutto e di più! 

Le prime luci del mattino rincuoravano tutti e annunciavano a breve la fine delle fatiche. Mancano due ore al termine ed io sono ancora a 142 km: per un momento avverto la paura di non riuscire a portare a casa il risultato sperato, eppure mancano solamente altri 10 km… Certo, normalmente, senza pretese basterebbero meno di 55 minuti per coprire questa distanza, ma dopo 22 ore ogni giro sembra non terminare mai. 

Incomincio a riprendere ad alternare corsa e camminata e nonostante il dolore che nel frattempo si era fatto più insistente mi ritrovo a meno di un’ora dalla fine al 150°km.

Era fatta!! Le fasi finali di una 24 ore sono una sorta di passarella per tutti gli atleti; oramai sono le 9:00 del mattino e il pubblico è di nuovo tanto e tutti sorridono, applaudono, incitano coscienti che quando la sera precedente erano ritornati a casa ed erano andati a rintanarsi nel proprio letto, i runner invece erano rimasti li a continuare a correre per tutta la notte, e per questo ai loro occhi noi apparivamo come Eroi. Si devo proprio ammettere che l’ultima ora è la più bella e ti da una carica tale da fare passare in secondo piano tutta la fatica accumulata.

Per me il risultato finale é stato di 156,2 km nuovo PB; bravissimi anche i miei amici siciliani, Michele ha effettuato circa 150 km, Inge oltre 152 ed uno strepitoso Alberto alla prima esperienza ben oltre 191 km

Un ringraziamento è d’obbligo verso chi ha preso, a pochi giorni dall’evento, le redini della manifestazione, sobbarcandosi ad un impegno immenso, ma riuscendo a portare a termine - direi in modo molto soddisfacente, -visto soprattutto che c’è stato anche il rischio di annullamento che avrebbe rappresentato un’altra magra figura dell’Italia nei confronti di tutto il Mondo e per smentire le lamentele di qualcuno ho ricevuto proprio in questi giorni una mail che avvisava dell’invio di una medaglia-ricordo per tutti i partecipanti alla gara Open, a giusto riconoscimento dell’impegno messo da ognuno di noi.

Ma vorrei concludere ringraziando Salvatore Calandriello, un caro amico runner che ho conosciuto l’anno scorso e che rappresenta un esempio di grande forza di volontà e di coraggio. Infatti Salvo una vita da maratoneta, è rimasto fermo sulla sedia a rotelle per parecchi anni a seguito di una malattia.

I dottori gli avevano diagnosticato la impossibilità di ritornare a camminare. Ma la sua forza interiore e la sua grande fede hanno fatto sì che non solo ha ripreso a camminare ma è ritornato alle corse, e proprio questo Mondiale ha coinciso con il suo 5° anniversario della rinascita. La sua tenacia, la voglia ed il desiderio di partecipare alle ultra rappresentano la passione e la necessità fisiologica di ogni essere umano: sentirsi libero. Per questo motivo correre senza alcuna velleità ma solo per “essere” devono fare tanto riflettere e comprendere esistono tante situazioni difficili e noi siamo immensamente fortunati a poter fare tutto questo! Grazie, Salvo!

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16 aprile 2015 4 16 /04 /aprile /2015 20:47
Supermaratona dell'Etna da 0 a 3000 2015. Supermaratona dell'Etna, stiamo arrivando e siam pronti alla sfida! (Elena Cifali).
Supermaratona dell'Etna da 0 a 3000 2015. Supermaratona dell'Etna, stiamo arrivando e siam pronti alla sfida! (Elena Cifali).

Procede il conto alla rovescia per la Supermaratona dell'Etna da 0 a 3000 2015, in programma il prossimo 13 giugno.

E sono molti tra i runner siciliani che si stanno preparando alla sfida.

Troppo forte è l'emozione quando, seduta in auto, vedi un uomo che ti viene incontro correndo. Qualche metro più giù, ne vedi un altro e poi riconosci quella donna minuta, tutta forza e determinazione.
Lei e il suo coraggio di mettersi in gioco, sempre!
Lei e il suo coraggio di preparare la Sfida!
Ancora qualche centinaio di metri e vedi altri due uomini.
In tutti riconosci i volti amici, i volti della domenica mattina in gara, tra sudore e sbuffi.
E ti vien voglia di lasciare la tua automobile e seguirli di corsa, ognuno col suo passo, ognuno col suo motore ...
Lo sai perfettamente perché sono lì, su quella strada in salita che porta alla bocca del vulcano.
Sai perfettamente cosa provano e cosa vogliono così fortemente, perché sono le stesse cose che vuoi anche tu!
Supermaratona dell'Etna noi stiamo arrivando!

Elena Cifali (profilo facebook)

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5 aprile 2015 7 05 /04 /aprile /2015 05:46

Il sabato di Pasqua di Elena Cifali, nostra collaboratrice...

Sabato di Pasqua
Anche per oggi ho dato.
15 km circa di salita e altrettanti in discesa.
La preparazione per la Supermaratona dell'Etna da 0 a 3000 è entrata nel vivo.
Ancora ho tanto da fare, tanti lavori da mettere in pratica, tanti chilometri da mettere sulle gambe.
Questi ultimi anni passano scanditi da allenamenti e da gare, usate per preparare altre gare.
Essere liberi significa prendersi ciò che si vuole dalla vita senza risparmiarsi mai.
La giornata è iniziata all'alba su e giù per le strade della mia amata Montagna.
E questa montagna, questo vulcano mi restituisce sempre ciò che gli dono.
Amore per amore!
Un grazie particolare va agli amici che con dedizione hanno condiviso l'allenamento in salita con me. Un grandissimo Pasquale Iannuzzi, una strepitosa Tatiana Motta, e un determinato Rosario Verona.
Un ringraziamento speciale va a Nino Guardo che mi ha accompagnata anche durante la discesa fino a casa.
Adesso mi godo il divano, la mia gatta sulle gambe e un buon libro tra le mani.
La Pasqua, quando arriva, arriva.
Resuscitiamo ogni giorno nell'amore per le persone che abbiamo accanto e per le passioni che arricchiscono la nostra vita.
Buona Pasqua a tutti!

Elena Cifali, aka SuperElena (profilo facebook)

Sabato di Pasqua di corsa e auguri a tutti (Elena Cifali)
Sabato di Pasqua di corsa e auguri a tutti (Elena Cifali)
Sabato di Pasqua di corsa e auguri a tutti (Elena Cifali)
Sabato di Pasqua di corsa e auguri a tutti (Elena Cifali)
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30 marzo 2015 1 30 /03 /marzo /2015 07:33
(Nelle foto: Salvatore Ragonese)
(Nelle foto: Salvatore Ragonese)

(Nelle foto: Salvatore Ragonese)

(Elena Cifali) Salvatore Ragonese, ha 18 anni (classe 1996) e frequenta l'ultimo anno del liceo scientifico.
Da tre anni pratica trail running, una magnifica disciplina che gli permette di unire l'attività fisica alla sua passione più grande: la montagna. Il tutto in compagnia di amici della società Etna Trail ASD di cui fa parte, anche se molto spesso la sua natura solitaria prende il sopravvento.

Alcuni giorni fa il giovanissimo Salvatore mi ha scritto un messaggio carico di entusiasmo ed aspettative per la volontà di voler compiere una personalissima impresa che lo vedrà, il giorno 2 maggio 2015, correre sull’Etna cercando di compiere in un'unica sessione ascensione e discesa a piedi sul vulcano attivo più alto d’Europa, con partenza e arrivo a Linguaglossa.
Ho sempre sostenuto che l’Etna sia una palestra di altissimo livello che nutre la fantasia e l’attività di runner che giorno per giorno si cimentano sui suoi fianchi, paragonandolo ad un immenso spazio su cui navigare senza remi o volare senza ali.

Ecco cosa mi scrive questo giovanissimo atleta:

Da un pò di tempo mi passa per la testa l'idea di voler andare oltre il semplice allenamento quotidiano o la gara della domenica. Così ho deciso di tentare di stabilire un nuovo record, mai provato prima, di ascesa e discesa sul vulcano attivo più alto d'Europa, l'Etna. Il percorso, con partenza dal centro del paese di Linguaglossa, si snoderà solamente lungo antichi sentieri e strade forestali, che mi porteranno fin sulla cima del cratere sommitale di Nord-est (3340 s.l.m). Da lì, inizierà una lunga discesa verso valle al punto di partenza, per un totale di circa 45 km e 2800 metri di dislivello positivo. Il tutto, ovviamente, nel minor tempo possibile (spero intorno alle 6 ore)”.

L’unica domanda che potevo fare a questo intrepido ragazzo é stata: "Perché lo vuoi fare"?

“Ho deciso di intraprendere quest'impresa principalmente perché credo che sia giusto rendere onore a una montagna, l'Etna, che è il nostro punto di riferimento quotidiano, facendoci distinguere dal resto del mondo. - così mi ha risposto Salvatore - Abitare sulle sue pendici è un privilegio, e ciò ha sempre risvegliato la mia coscienza. Fin da piccolo ho imparato a rispettare la Montagna e a convivere con essa giorno per giorno. Credo che non ci sia nulla di più essenziale e forte di un uomo con un paio di scarpette ai piedi, solo un puntino rispetto all'immensità della Natura che tenta di attraversare con la sola forza di volontà. Più che una sfida contro l'Etna, la mia sarà una sfida contro me stesso, sostenuto dall'energia positiva che solo l'Etna emana. Inoltre, sarà per me anche un modo per rendere grazie ad una persona speciale, una persona senza la quale il mio amore per la montagna non sarebbe mai nato: mio nonno Salvatore Ragonese soprannominato 'il camoscio dell'Etna'".

Ci sono dei momenti in cui ognuno di noi si abbandona alla fantasia, magari durante quello spazio temporale che si interpone tra veglia e sonno, momenti in cui si è capaci di progettare imprese che mai avremmo immaginato prima, senza che l’ombra dell’incertezza si ponga tra noi e la luce della vittoria.

Si potrebbe pensare che per alcuni trailer l’Etna sia un’ossessione, a me piace pensare che sia una delle ragioni che rendono la vita "eruttiva". Un’eruzione, un carico di energia, di fiducia, di determinazione accompagneranno Salvatore lungo questi chilometri su e giù per la montagna. E’ bellissimo scoprire che ci sono giovanissimi che, seppure ancora impegnati con la scuola, trovano il tempo, la voglia e la passione per correre, dedicandosi a forme di sport pulito ed onesto.

Salvatore sarà sostenuto da alcuni compagni di squadra e l’impresa sarà testimoniata dall’amico Giuseppe Di Stefano che si occuperà delle riprese fotografiche e video.

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29 marzo 2015 7 29 /03 /marzo /2015 21:37
L'arrivo di Elena Cifali e Francesco Cagnes alla Maratonina di Riposto (CT)

L'arrivo di Elena Cifali e Francesco Cagnes alla Maratonina di Riposto (CT)

Il 29 marzo 2015 è andata in scena la Mezza Maratona "Blu Jonio"di Riposto (Catania), valevole come terza prova del GP siciliano di Mezza Maratona 2015 (alla sua 14^ edizione), organizzata dalla ASD Podistica Jonia Giarre, con il patrocinio dei Comuni di Riposto, Mascali e Fiumefreddo di Sicilia nei cui tre territori si snoda il percorso di gara, e infine con la collaborazione della FIDAL Sicilia e del GGG “V. Pistritto”.
Ecco di seguito un contributo di Elena Cifali che era presente all'appello..

Noi due siamo delle cape toste, Francesco Cagnes ed io di gare insieme ne abbiamo fatte davvero tante. Gare trail, gare corte, mezzemaratone e maratone.
Ormai so, con la quasi assoluta certezza, che se corro di fianco a lui a poche decine di metri dal traguardo ci afferriamo la mano e viaaaa, mi trascina urlando e facendomi ridere di cuore.
La corsa, mia compagna di vita, mi ha regalato infiniti amici nel corso di questi quattro anni e sicuramente Ciccio è uno dei più affezionati.
Quella di stamattina è stata una Mezza tra le più amate nel panorama siciliano, grazie al suo percorso in linea e totalmente pianeggiante, offre a molti runner la possibilità di sfidare il proprio miglior tempo, strappando un personal best alle proprie gambe.
Questa amatissima Maratonina di Riposto, alla quale sono legata affettivamente per svariati motivi, mi offre sempre la possibilità di condividere la gara con gli amici più cari.
19 km corsi insieme a mio nipote Stelvio Albiani che però ha mollato la mia presa a causa di un brutto mal di schiena. Ciccio lo vedevo quasi sempre vicino a me. Prima avanti io, poi lui e poi io. 21 km insieme in un elastico che ci trascinava a vicenda.
Gli ultimi chilometri sono sempre i più emozionanti, quelli in cui metto in atto il "mio giochino mentale mangia-atleti".
Il traguardo, grazie al giochino arriva più in fretta e lungo gli ultimi metri mi regalo il piacere di incitare Stefania che corre davanti a me!
La corsa, questa amata sconosciuta riempi le mie gambe di fatica, il mio viso di sudore, la mia testa di sogni e il mio cuore di amici.
Grazie a tutti voi scopro ad ogni occasione che il mondo non è solo tragedie e brutalità.
Il mondo, quello che corre, è amore lungo chilometri!
Alla prossima!

Elena Cifali (profilo facebook)

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29 marzo 2015 7 29 /03 /marzo /2015 08:18
Palermo, città di pianura?
Palermo, città di pianura?
Palermo, città di pianura?
Palermo, città di pianura?
Palermo, città di pianura?

Palermo, città di pianura?

Palermo è una città di pianura? Questa è la domanda che un amico runner di Pistoia ha posto al nostro amico Gerlando Lo Cicero, preoccupato di doversi imbattere nell'affrontare l'esperienza della Maratona di Palermo in sfibranti salite.
E' curioso che questa domanda sia posta da un runner di Pistoia che è città circondata dai monti e dove ogni anno si celebra un'impegnativa Ultra in salita sulla distanza di 50 km che porta i runner dai circa 70 metri di livello sul mare di Pistoia sino al Passo dell'Abetone appena superati i 1400 metri di dislivello
.

Palermo è, come Pistoia, città circondata dalle montagne e costruita su di un territorio pianeggiante che, tuttavia, non è privo di continui saliscendi e falsopiani.

Per i ciclisti in alcuni passaggi può risultare lievemente impegnativa, soprattutto se si vive ai piedi dei primi contrafforti delle montagne e, al ritorno dal lavoro, bisogna affrontare lunghissimi falsopiani in salita, come è - ad esempio - Corso Calatafimi che da Porta Nuova sale verso Monreale
.

E per i runner non mancano percorsi di allenamento che sono ottime palestre di corsa in salita.
Ma ecco ciò che scrive Gerlando Lo Cicero

Un amico pistoiese mi chiede se il nuovo percorso della maratona di Palermo di quest'anno sarà pianeggiante o no!
Nel rispondergli, son finito col raccontargli la storia del nome della Conca d'oro di Palermo!
Poi dicono che una maratona è solo sport! No, no! È anche storia di un territorio!
"Luigi, Palermo si estende su una piana, la famosa Conca d'oro! Così chiamata perché per secoli fu il tesoro economico di tutta Palermo e immediati paesi limitrofi, il nome deriva dal vastissimo territorio tutto coltivato ad agrumi (mandarini e limoni e qualche arancio) che fu un fondamentale motore di sviluppo della città, la cui economia allora era basata sull'agricoltura: "conca" perché le montagne che chiudono a nord-ovest e sud-ovest la città (Monte cuccio, Pizzo Moarda, Monte Grifone e Pizzo Cavallo) danno alla pianura la forma di una conca; "d'oro", perché gli estesi agrumeti davano tanto denaro con la loro coltivazione e vendita dei frutti e il sole che li baciava faceva prendere il colore perfetto ai frutti, tanto da farli sembrare piccoli gioielli.
Ma tutto è finito ormai da una trentina di anni a questa parte. La scellerata gestione del governo in materia di agricoltura al Sud ha costretto via via i proprietari dei terreni ad abbandonare le coltivazioni di agrumi trasformando quella che era la Conca dOro in un immenso desolato terreno abbandonato alle sterpaglie! Non conveniva piu economicamente coltivare e vendere mandarini: i palermitani lo capirono e con molta sofferenza decisero di non star più dietro ai propri agrumeti: le spese di un anno di coltivazione non venivano più ammortizzate con la raccolta e vendita sui mercati dei succosi frutti e addirittura neppure si rientrava più dalle spese!
Io stesso ho fatto tagliare 13 anni fa il mio terreno che per decine e decine di anni mio nonno coltivava, campandoci la sua famiglia, poi passato in eredità a mio padre che continuò a coltivarlo con amore, pur non essendo il suo mestiere quello dell'agricoltura.
Morto mio padre nel 1994, quel terreno lo coltivai io, finché ho potuto. Ma appena ho visto che realmente non ci prendevo più neppure le spese di un anno di lavoro (concimi, acqua irrigua il cui costo ad ora era salito alle stelle negli ultimi anni - e considera che nel mio terreno occorrevano 4 ore e mezza di acqua per ogni irrigazione e i mandarini in estate vogliamo acqua ogni 15-20 giorni e a Palermo per il caldo la stagione delle irrigazioni dura oltre 5 mesi -, il costo dei contadini per la potatura annuale visto che io tutto sapevo fare da me stesso eccetto il potare gli alberi). Così un bel giorno decisi di abbandonare anche io la coltivazione ma preferii far tagliare ed estirpare dalle radici tutti gli alberi invece di vederli morire anno dopo anno lentamente, in agonia (ai mandarini se non dai acqua in estate in breve tempo muoiono da sé, e sono anche alberi assai soggetti a malattie, per cui se non li segui con attenzione si ammalano e giungono alla morte).
Ora quel mio terreno è dato in affitto a un contadino che ci coltiva ortaggi! E tantissimi terreni a Palermo hanno fatto la stessa fine del mio!
Da agrumeti quali erano adesso sono o abbandonati del tutto oppure qualcuno trasformato in coltivazione di ortaggi e verdure, ed altri sono stati invasida colate di cemento che hanno dato vita ad orribili condomini torreggianti.
Dunque Palermo è in pianura su quella che fu la Conca d'Oro.
Ma, in realtà, non è del tutto pianeggiante! La città ha sempre dei falsopiani. Ma non sono così terribili.
Il percorso di Roma per esempio è molto piu nervoso quanto a falsopiani.
Insomma, vieni a correre la Maratona di Palermo!
Se verrai, ti racconterò altre storie!

Gerlando Lo Cicero

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24 marzo 2015 2 24 /03 /marzo /2015 20:17
(Foto di Arturo Barbieri - Podisti.Net)

(Foto di Arturo Barbieri - Podisti.Net)

Ilaria Fossati, amatissima ultramaratoneta, di grande grinta e coraggio, che ha più volte indossato la maglia azzurra, lo scorso febbraio 2015 ha subito un intervento chirurgico che è andato bene.

Ilaria ha recuperato con velocità senza lasciarsi abbattere, affrontando la malattia e tutti i fantasmi ad essa correlati con la stessa determinazione con cui ha affrontato le sue ultramaratone.

il 22 marzo 2015, (a distanza di poco più di un mese dall'intervento chirurgico), è rientrata nel mondo amatissimo per lei delle ultra, con la sua partecipazione, in occasione della Cento Chilometri di Seregno - Trofeo Italsilva".
Ed è stato giusto che fosse così, visto che per lei l'avventura delle Ultra è cominciata proprio a Seregno: dunque, anche una partecipazione fortemente simbolica e il segnale dell'avvento della Primavera, dopo l'Inverno della malattia.

Brava, Ilaria! E' così che si fa!

Poche parole, a fatica
A (sole) 4 settimane dall'intervento, il rientro alle gare, alla vita di sempre, ma che ho visto così diversa... rientrare in occasione della 100 km di Seregno era fortemente simbolico.
Qui è iniziato tutto, e dovevo esserci.
Per me, per Noemy, per tutti quelli che mi sono stati vicini...
Per tutti quelli che erano meravigliati che fossi lì.
La mia gara del cuore...
Per la prima volta ho corso a Seregno senza pressioni, senza l'ansia del risultato, godendomi ogni dannato passo dei miei primi 60 km.
Perché niente è scontato.
Vedevo tutti superarmi e sfrecciarmi davanti e non me ne fregava nulla: sono ancora qui nel mio mondo, tra le persone a cui voglio bene...
Siete tutti snocciolati lungo il percorso, ma con me.
E l'ho sentito dagli abbracci in partenza...
Nessuna fatica, nessuna crisi, nessuna esitazione: le gambe ricordano, il cuore ci mette il resto.
Grazie a Maximiliano e Luciano che mi hanno scortato.
L'affetto era tangibile, tanto che era primavera anche lungo la terribile SS36, la pioggerella e la sensazione di umido.
La primavera era dentro di me.
Il senso di gratitudine mi ha sopraffatto, tutti mi avete riconosciuto e salutato e sostenuto.
Grazie a voi, ai Runners Desio, ad Ilaria che mi ha regalato la sua medaglia, ad Arturo che ha mollato la macchina fotografica per abbracciarmi.
A Marco che - "mettetevelointesta" - la sua bandana è ormai uno status symbol...
Grazie a Dio (con molta semplicità...) per avermi regalato un altro traguardo da onorare, con grandissima commozione.
E non sono io che ho le lacrime in tasca, sono i fotografi che mi beccano sempre nei momenti migliori!

Ilaria Fossati (profilo facebook)

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Presentazione

  • : Ultramaratone, maratone e dintorni
  • : Una pagina web per parlare di podismo agonistico - di lunga durata e non - ma anche di pratica dello sport sostenibile e non competitivo
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  • Ultramaratone, maratone e dintorni
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.
  • Mi chiamo Maurizio Crispi. Sono un runner con oltre 200 tra maratone e ultra: ancora praticante per leisure, non gareggio più. Da giornalista pubblicista, oltre ad alimentare questa pagina collaboro anche con altre testate non solo sportive.



Etnatrail 2013 - si svolgerà il 4 agosto 2013


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Il perchè di questo titolo

DSC04695.jpegPerchè ho dato alla mia pagina questo titolo?

Volevo mettere assieme deio temi diversi eppure affini: prioritariamente le ultramaratone (l'interesse per le quali porta con sè ad un interesse altrettanto grande per imprese di endurance di altro tipo, riguardanti per esempio il nuoto o le camminate prolungate), in secondo luogo le maratone.

Ma poi ho pensato che non si poteva prescindere dal dare altri riferimenti come il podismo su altre distanze, il trail e l'ultratrail, ma anche a tutto ciò che fa da "alone" allo sport agonistico e che lo sostanzia: cioè, ho sentito l'esigenza di dare spazio a tutto ciò che fa parte di un approccio soft alle pratiche sportive di lunga durata, facendoci rientrare anche il camminare lento e la pratica della bici sostenibile. Secondo me, non c'è possibilità di uno sport agonistico che esprima grandi campioni, se non c'è a fare da contorno una pratica delle sue diverse forme diffusa e sostenibile. 

Nei "dintorni" della mia testata c'è dunque un po' di tutto questo: insomma, tutto il resto.

Archivi

Come nasce questa pagina?

DSC04709.jpeg_R.jpegL'idea motrice di questo nuovo web site è scaturita da una pagina Facebook che ho creato, con titolo simile ("Ultramaratone, maratone e dintorni"), avviata dall'ottobre 2010, con il proposito di dare spazio e visibilità  ad una serie di materiali sul podismo agonistico e non, ma anche su altri sport, che mi pervenivano dalle fonti più disparate e nello stesso tempo per avere un "contenitore" per i numerosi servizi fotografici che mi capitava di realizzare.

La pagina ha avuto un notevole successo, essendo di accesso libero per tutti: dalla data di creazione ad oggi, sono stati più di 64.000 i contatti e le visite.

L'unico limite di quella pagina era nel fatto che i suoi contenuti non vengono indicizzati su Google e in altri motori di ricerca e che, di conseguenza, non risultava agevole la ricerca degli articoli sinora pubblicati (circa 340 alla data - metà aprile 2011 circa - in cui ho dato vita a Ultrasport Maratone e dintorni).

Ho tuttavia lasciato attiva la pagina FB come contenitore dei link degli articoli pubblicati su questa pagina web e come luogo in cui continuerò ad aprire le gallerie fotografiche relative agli eventi sportivi - non solo podistici - che mi trovo a seguire.

L'idea, in ogni caso, è quella di dare massimo spazio e visibilità non solo ad eventi di sport agonistico ma anche a quelli di sport "sostenibile" e non competitivo...

Il mio curriculum: sport e non solo

 

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Statistiche generali del magazine dalla sua creazione, aggiornate al 14.04.2014

Data di creazione 12/04/2011
Pagine viste : 607 982 (totale)
Visitatori unici 380 449
Giornata record 14/04/2014 (3 098 Pagine viste)
Mese record 09/2011 (32 745 Pagine viste)
Precedente giornata record 22/04/2012 con 2847 pagine viste
Record visitatori unici in un giorno 14/04/2014 (2695 vis. unici)
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