Pochi giorni fa siamo stati sorpresi dalla notizia diffusa dai principali notiziari in televisione dell'impresa dell'austriaco Felix Baumgartner che - non nuovo ad imprese di questo genere - si è lanciato in caduta libera da quasi 40.000 metri di altezza sino alla superficie della Terra,superando la velocità del suono prima di essere frenato dall'attrito dell'atmosfera terrestre.
Quanto alla distanza è come se avesse corso quasi una maratona , in alcuni tratti alla velocità del suono, tanto per quantificare.
Una grande impresa che è stata resa possibile soltanto dal fondamentale contributo della NASA e dall'utilizzo di speciali materiali tecnologici che, nell'occasione, sono stati testati.
Basti pensare alla necessità di resistere prima al freddo siderale che vige al limitare degli strati più esterni dell'atmosfera e dopo al calore micidiale derivante dall'attrito dell'atmosfera terrestre.
L'impresa è andata a buon fine, soddisfacendo gli sponsor che avevano puntato sulla sua riuscita (tra i quali la Red Bull), e, per quanto viziata dall'intervento della tecnologia, rappresenta un nuovo record da Guinness dei primati che dimostra quanto l'uomo possa essere spinto ad andare oltre il limite, mettendosi alla prova, anche se l'esito è incerto, nel caso di imprese mai provate prima.
(Fonte: lastampa.it - Articolo di Maurizio Molinari) ) L’atleta austriaco Felix Baumgartner ha toccato Mach 1,24 Si è lanciato da 39 mila metri ed è atterrato senza un graffio
In ginocchio e con le braccia alzate in segno di vittoria, il temerario atleta austriaco Felix Baumgartner ha firmato nel deserto del New Mexico il salto più alto mai compiuto da un essere umano: 39 mila metri percorsi. Un record a cui, secondo i suoi tecnici, si somma quello di essere diventato il primo ad aver infranto la velocità del suono, arrivando a toccare Mach 1,24, 700 miglia orarie, ovvero più di quanto possono i motori di un jet commerciale.
Decollando da Roswell con un enorme pallone all’elio, lo spericolato austriaco ha avuto bisogno di due ore e 21 minuti per raggiungere l’altezza desiderata, viaggiando dentro una capsula argentata dalla quale si è poi gettato nel vuoto, percorrendo l’ultima parte della discesa grazie ad un paracadute. Durante il periodo in cui è rimasto nella capsula, sostenuta da un pallone alto l’equivalente di un palazzo di 55 piani, Baumgartner è stato in costante contatto audio con Joe Kittinger, l’84enne ex colonnello dell’Us Air Force che nel 1960 aveva stabilito il precedente record di salto, gettandosi da 31300 metri.
Kittinger si trovava a Roswell, nella sala di controllo che la missione «Red Bull Stratos» - dal nome dello sponsor - ha creato con 300 persone e 70 ingegneri, scienziati e dottori per seguire il tentativo con un metodo che ricalca quello della Nasa. Proprio durante il colloquio con Kittinger, l’austriaco ha ammesso che qualcosa non andava nel casco a causa di problemi nell’alimentatore di calore. Difficoltà che hanno portato per un breve periodo all’oscuramento delle visiera del casco ma poi, a lancio avvenuto, non hanno comportato ulteriori complicazioni.
«Non avrei saputo fare di meglio», ha commentato Kittinger a lancio nel vuoto avvenuto. Il dialogo con Kittinger ha consentito allo spericolato austriaco anche di superare quello che era il suo maggior problema perché soffre di claustrofobia. Il pallone con una superficie di oltre 16 ettari è stato realizzato con plastico extrasottile e ha consentito di salire oltre la «Dead Zone» di 1200 metri.
Indosso l’austriaco aveva una tuta pressurizzata per consentirgli di sopravvivere ad una condizione di quasi totale vuoto assai simile a quella dello spazio esterno all’atmosfera. «Abbiamo sperimentato una nuova tuta spaziale e nuove condizioni di permanenza a estreme condizioni in situazione di perdita di pressione», ha spiegato al New York Times Jonathan Clark, direttore medico di «Red Bull Stratos» nonché ex responsabile della salute degli astronauti delle missioni Shuttle della Nasa.
L’annuncio di aver infranto la barriera del suono è arrivato dai portavoce della missione in ragione del fatto che percorrere 39 mila metri in 4 minuti e 22 significa aver raggiunto le 700 miglia orarie, ovvero 10 in più rispetto alla tradizionale barriera del suono ma la conferma definitiva arriverà solo dall’esame da parte della Federazione aeronautica internazionale (Fai) dei dati raccolti dal computer che Baumgartner aveva con sé.
L’austriaco, 43 anni di età, è un veterano di imprese estreme che lo hanno visto gettarsi da alcuni degli edifici più alti del mondo o planare sulla Manica servendosi solo di ali di carbonio ma il record di Roswell è qualcosa di diverso perché, come lui stesso ha dichiarato, «va oltre il primato in quanto è destinato a migliorare le garanzie di sicurezza per gli astronauti e di oggi e per i turisti spaziali di domani». Aver dimostrato che è possibile gettarsi con il paracadute da grandi altezze «significa porre le basi per procedure di espulsione dalle navette spaziali che al momento non esistono», ha detto.
Frutto di una preparazione durata oltre sette anni, il lancio avrebbe dovuto avvenire lunedì scorso ma è stato rinviato, finendo per coincidere ieri con il 65° anniversario del volo del primo aereo supersonico, pilotato dall’americano Chuck Yaeger nel 1947.
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