Ilaria Marchesi, in parte di origini siciliane, ma da sempre cittadina di Crevalcore, ha corso il 6 gennaio scoroso la Maratona di Crevalcore, alla sua 2^ edizione.
Questa sua corsa è stato un tributo intenso alla sua città duramente provata dal sisma del 2012, ma anche un tuffo in un fiume di memorie, di amarcord e di antiche nostalgie.
Il suo racconto, vivo e vibrante, ci porta a fare un tuffo emozionante in tutto questo.
(Ilaria Marchesi). Vedo in lontananza i fossati che inevitabilmente, mi portano indietro nel tempo.
Annuso il profumo della terra e il profumo di Papà, vedo il sudore della terra e il sudore di Papà, ascolto il silenzio della terra e il silenzio di Papà.
Papà e i suoi motori!
Era estate e per lui non c’era caldo, il lambrusco rinfrescava.
Era inverno e per lui non c’era freddo, il lambrusco riscaldava.
Vaioli, Papà, amici da sempre…
Li vedo insieme a guardare la campagna mentre scattano quella fotografia che ora è davanti a me. Indelebile è il ricordo e indelebili sono i colori.
Corro, corro!
Canto, canto!
Quando sono felice corro e canto:
“Sono stata anch'io bambina
di mio padre innamorata
per lui sbaglio sempre e sono
la sua figlia sgangherata
ho provato a conquistarlo
e non ci sono mai riuscita
e lottato per cambiarlo
ci vorrebbe un'altra vita…”
Sono al 32°km della maratona di Crevalcore, c’è il ristoro a casa di Vaioli.
L’emozione m’invade, scappo via correndo prima che le lacrime appannino il ricordo, passo davanti alla casa come una saetta mentre le “sdore” col “burazzo” legato in grembo si guardano attonite tra di loro non capendo cosa o chi sia passato, forse è stata soltanto una loro impressione, forse è stata una farfallina davanti ai loro occhi, meglio non dire niente, preoccupandosi soprattutto di non essere prese per “vecie”.
Invece sono io!
Sono quella bambina che scorrazzava e cantava su e giù per i fossati rubando le pere dagli alberi su cui c’era scritto “Non toccare, frutta avvelenata”.
Questa è la mia maratona di Crevalcore, non importa il tempo che ho impiegato per fare 42,195 km, non importa la classifica o la fatica ma ciò che è stato importante per me il 6 gennaio 2013 è stato ritornare bambina in quei campi.
Aprire il cassetto dei ricordi e trovare dentro una fotografia sbiadita di Vaioli e Papà, quel mio Papà forte, coraggioso, indomito e un lavoratore instancabile, mi ha reso felice. Felice perché, bella è la vita!
Grazie Andrea, grazie Monica che avete colorato una fotografia dimenticata nel cassetto.