Si è da poco conclusa la TransOmania, 285 km in tappa unica nel deserto dell'Oman (sviluppatasi dal 28 gennaio al 2 febbraio 2014).
L'Italiana Luisa Balsamo si è aggiudicata la vittoria in campo femminile, giungendo al traguardo finale in 75h29'13 e nelle primissime posizioni in classifica assoluta.
Quello qui di seguito è il suo racconto della gara (vedi anche l'articolo pubblicato su questo Magazine: TransOmania 2014. L'Italiana Luisa Balsamo vince con ampio margine la gara femminile sulla distanza di 285 km in tappa unica. Primo uomo lo svedese Johan Steene).
Grazie, Luisa, per le emozioni che hai regalato a noi Italiani e a tutti gli appassionati di ultradistanze nel mondo!
(Luisa Balsamo) Per chi pensa che una gara di 300 km sia priva di suspence, noiosa, insignificante, lenta sino allo sfinimento si sbaglia!
La buona notizia è che il mio “reportàge”non sarà lungo 300 km né durerà tantomeno 74 ore!
Cercherò di essere più concisa possibile senza tralasciare quello che a mio avviso resterà indelebile dentro di me.
L’unica cosa che mi è sempre stata chiara, sin dal primo minuto, è stato il fatto che la mia preparazione avrebbe dovuto essere un enorme, accompagnata da un immenso training autogeno e che, se avessi voluto perdere qualcosa prima della gara, avrei preferito perdere la condizione fisica e non la concentrazione mentale.
Detto ciò con un pizzico di incoscienza e di sana follia, mi sono imbarcata in qualcosa probabilmente molto più grande di me e la sfida è stata proprio: Luisa vs Sua Maestà l’Infinito e Oltre.
Il deserto chiama, Luisa corre …
Tra le tantissime frasi ricevute inaspettatamente da tutti voi che coloro che mi hanno letto [il riferimento è ai commenti inseriti in calce agli aggiornamenti di status pubblicati su FB nella bacheca di Luisa - ndr], mi permetto di trascrivere quella di Ottavio proprio perché riproduce fedelmente il significato di quello che faccio e del perché mi piace farlo. Scrive Ottavio: "Una volta, non molto tempo fa, scrissi ad un amico: '...sono felicissimo per te, Marco, ora anche l'Oman è tuo!' ...e lui, grande e limpida anima raminga delle terre arse dal sole mi rispose: ' ...ti ringrazio tanto ...ma sono io ad essere suo ...e lo sarò per sempre!' Ora,Luisa, che hai compiuto la tua ennesima grandissima prova ...in uno di quei luoghi che t'hanno rapito il cuore ...anche tu potrai dire :' ...ora, anche la mia anima... appartiene al deserto dell'Oman'".
Wahiba Sands, mi hai veramente preso l’anima sin dal primo minuto anche quando affrontavo la prima parte di gara partiti dalla White Beach diretti verso le cime sino al Wadi Bani Khalid salendo su per le aspre montagne sotto un meraviglioso cielo stellato. E’ stato lì , la prima notte , che la mia magia ha avuto inizio. L’immagine della luna calante, luminosissima e rossa con accanto una spettacolare Venere che risplendeva in maniera esagerata mi ha fatto perdere la testa al punto che per un attimo ho pensato che il mio compagno di viaggio, Gianfranco, potesse pensare che fossi un po’ matta! Gli avrò ripetuto quanto mi piaceva quella stella forse un centinaio di volte ! Non mi capiterà mai più di vedere una stella in questa maniera così nitida e chiara e soprattutto come se fosse in 3D. Da quel momento ho pensato che dopo aver visto questo la gara sarebbe stata più facile da superare.
E ancora non avevo le allucinazioni...
Di lì a poco avremmo dovuto superare il test del labirinto, consistente in un percorso assurdo che - come dice la parola stessa - era quasi impossibile da interpretare.
In quel tratto di strada ci siamo ritrovati in cinque e, a turno, ci siamo aiutati per trovare la via d’uscita che ci avrebbe portati alle meravigliose piscine naturali Wadi Bani Khalid.
Ed è lì che si è materializzata la figura del cinese Chris che ritroverete più avanti …
A questo punto siamo agli 80 km e ne mancano solamente 200!
Cominciano i Canyon, aridi, caldi, interminabili e anche un po’ noiosi e che mi porteranno al traguardo dei 145km affrontando la seconda notte insieme a Gianfranco e Roberto (il sardo). La notte del tormento, dell’avvilimento e del nervosismo.
Tra il CP6 e il CP7 sono passate 9 interminabili ore, nelle quali avremmo dovuto fare 21km ed invece ne abbiamo fatti 42 … Lì ho seriamente pensato di aver perso tutto e la tensione era alle stelle . Avevano cambiato percorso e i segnali GPS non erano più validi e in poche parole c’erano vecchiee nuove balise per cui se non si prestava la massima attenzione l’errore era a portata di mano . In più anche le indicazioni dei ragazzi dell’organizzazione erano confuse. Un attimo di distrazione e la strada è andata persa.
Ore 8:00 CP7 bevo un caffè, saluto Gianfranco che si ferma per riposare e mi tuffo finalmente nel Wahiba Sands. Adesso ci siamo , ecco la mia attesissima partedi gara preferita , quella che mi farà vivere intense emozioni e mi rapirà l’anima . “Ultimi” 130km di pura sabbia , tanta da fartela sognare per giorni .Bianca , gialla, rossastra e persino marrone , sempre e solo sabbia. Comincia il mio lungo cammino verso il traguardo nel quale mi accompagneranno orme di serpenti, topolini, scarabei, cammelli e tanto altro difficile da descrivere o. forse. pericoloso da descrivere!
Il sole è molto caldo, si parla di più di 40 gradi , oserei dire cocente . Spero di far trascorrere il tempo il più velocemente possibile sino al tramonto così da poter tirare un sospiro di sollievo. Passerò la notte da sola cercando di interpretare le mie sensazioni nel migliore dei modi . Sino a questo punto ero riuscita a sconfiggere tutti i momenti di sonnolenza e anche se dentro di me ero convinta che ne avrei potuto fare a meno decido di fermarmi al CP9 per farmi medicare alcune vesciche ai piedi e dormire un’ora. Così faccio: 20,30– 21,30. Sveglia , zaino in spalle e si riparte!
Da qui in poi lo spettacolo delle allucinazioni. Forse non dovrei raccontarlo , potreste spaventarvi , ma vi assicuro che per me sono state vitali! Mi hanno tenuto compagnia e mi hanno divertito durante tutto il percorso sino a quando il sole non ha nuovamente fatto capolino tra le dune del deserto.
Disegni meravigliosi, compatti, ben delineati, nitidi e perfetti ! Visi, animali ,uomini , donne , antichi egizi, extraterrestri, cani, gatti e serpenti. Il tutto con una precisione impressionante! Ma non ho finito. Sculture di sabbia in movimento. Cumuli di sabbia che prendevano vita e che si trasformavano in qualsiasi cosa ! Adesso lo so, penserete che sono pazza! No, affatto! Ci siamo confrontati tutti e tutti quanti abbiamo avuto le stesse identiche visioni. Dimenticavo! Il gioco dei cespugli! Quante figure! Persino macchine posteggiate!
Bene, dopo ciò torniamo alla gara, si , perché nel frattempo la mia corsa non si fermava, proseguiva inesorabilmente sino al CP10 al di là il quale mi aspettava lo spettacolo più strano al quale ho assistito da quando partecipo a queste gare: il deserto e la nebbia. Un connubio incredibilmente affascinante e allo stesso tempo surreale. Il colore della sabbia giallo ocra sbiadito da quello della nebbia che la rendeva come una foto sbiadita ma terribilmente bella.
CP11: nel frattempo la mia situazione ancora non mi era ben chiara. Dopo il CP7 ero convinta di essere rimasta molto indietro rispetto alle mie avversarie e per una sorte di gesto scaramantico non avevo mai chiesto a nessun CP in che posizione mi trovassi sino a quando al CP9 mi sono ritrovata l’atleta francese Dufour a darmi il cambio in tenda per riposare. Lì, per la verità, ero convinta di essere inseguita dalla canadese (seconda al Grand to Grand) e dalla francese vincitrice della 333 e della Libyan Challange.
Arrivata al CP11 mi ritrovo il cinese Chris che mi chiede di arrivare insieme, in maniera sportiva e convinta che potesse esser possibile accetto con piacere, ma il mio piacere sarà una tortura perché lui in realtà non stava bene e pensava di poter essere aiutato da me, cosa che per lo più è andata così ….
Il calvario è durato sino al CP12 quando, mentre sorseggiavo un tè, sono stata richiamata dai ragazzi del CP che mi hanno gridato di alzarmi subito e correre più veloce del vento (possibilmente a luci spente – tipo macchina …).
La mia gara è stata lì.
Parto a razzo e comincio a correre a perdifiato (come il libro).
La sabbia arrivava sino alle caviglie e, mentre correvo, mi chiedevo dove stessi trovando tutte quelle energie e tutta quella forza che mi stava permettendo di correre dopo 260 km in quella maniera. Siamo a 282 km, mancano 3km, il GPS va in tilt, le balise non si trovano, non vedo luci e riferimenti. Sconforto totale. Decido di lanciare la richiesta di aiuto ma non raccolgo nessuna risposta. Finalmente vedo una luce che lampeggia . Rispondo con la mia frontale. I fari di una macchina che si avvicinano , scende Ivan (sei un tesoro)!
Mai visione fu più bella! Con lui al fianco arriviamo al traguardo collocato a Imlil Beach.
Sono stanca, felice, confusa e piena di sensazioni che ancora oggi mi pervadono ma che dovrò tenere a bada perché purtroppo sono sprofondata nella routine quotidiana.
Ho corso per tutti voi, per me e per i miei figli ma, soprattutto, per darmi tante risposte che ho trovato lungo il cammino.
scrivi un commento …